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Ancona Festival “Federico II”, anche Jesi all’apertura – Video

Ieri pomeriggio gli interventi dei rappresentanti di cinque Regioni, quattro rettori, il sindaco della città federiciana, Lorenzo Fiordelmondo, e quello di Ancona, Daniele Silvetti, lezione spettacolo sulla musica nella corte federiciana e il programma delle iniziative

Ancona – Il Festival “Federico II – Stupor Mundi” è stato aperto ieri da una sessione pomeridiana che ha visto il susseguirsi di rettori, studiosi, politici e, infine, musicisti, tutti accomunati dalla volontà di celebrare e valorizzare la figura dell’imperatore svevo.

Tutti concordi nell’auspicare l’avvio della procedura per il riconoscimento del lascito federiciano come patrimonio immateriale dell’Unesco.

L’incontro è stato aperto e moderato da Lucia Basili, responsabile del Museo Federico II Stupoe Mundi di Jesi, e sul palco si sono alternati, in presenza e in collegamento online, quattro rettori di università, sindaci e rappresentanti di sei Regioni (Marche, Abruzzo, Basilicata, Campania, Puglia e Sicilia) per raccontare come è nato il Festival, in occasione degli 830 anni dalla nascita dello Stupor Mundi e 800 dalla fondazione della prima università statale al mondo, l’Università Federico II di Napoli, e per illustrare i progetti per valorizzare i territori attraverso la figura dell’imperatore svevo.

Il primo a parlare è stato il consigliere regionale Carlo Ciccioli, promotore della legge regionale per la valorizzazione della figura di Federico II nelle Marche, il quale ha voluto sottolineare come «Federico II nasce nelle Marche, a Jesi, ma la sua figura ci collega con il mondo. Dalla costa adriatica parte la crociata della pace di Federico II e proprio da Ancona parte San Francesco per recarsi dal sultano Malik al-Kāmil. Vogliamo ricordare quello che Federico ci ha lasciato grazie alla sua curiosità: era curioso di matematica e ha portato i numeri arabi e lo zero, si interessava di farmaceutica e di medicina, si interessava di caccia e uccelli e ha scritto di falchi».

«Fondamentale il suo apporto per la laicità della cosa pubblica che lo porta a fondare l’università statale, stabilendo un confine tra le cose di Cesare e le cose di Dio. Sono fiero di essere stato parte di questo ingranaggio che ha portato al Festival: è un seme che vogliamo piantare per creare una rete culturale che colleghi l’Italia e il Mediterraneo».

Il Consigliere regionale Carlo Ciccioli

Dopo i saluti istituzionali di Anna Maria Bertini, assessore alla Cultura del Comune di Ancona, è intervenuto Lorenzo Fiordelmondo, sindaco di Jesi, che ha voluto ricordare come «su Federico lavoriamo tutto l’anno, a partire dalla celebrazione della nascita, portando avanti la Fondazione e il Museo».

Il Sindaco ha anche ricordato che oltre all’evento di maggio (dal 9 all’11 all’hotel Federico II, con studiosi che affronteranno il tema della condivisione dei saperi tra Occidente e Oriente) si sta lavorando a ulteriori eventi perché «Federico II ha formato l’identità di Jesi e pensiamo che rappresenti il più importante brand medievale e dobbiamo valorizzarlo sotto l’aspetto della ricerca storica e quale elemento attrattivo per il territorio».

Il sindaco di Jesi Lorenzo Fiordelmondo

Al sindaco di Jesi ha fatto eco Daniele Silvetti, primo cittadino di Ancona, che ha voluto ribadire come «nessuno voglia togliere la primogenitura a Jesi, che ha dato i natali a Federico, ma che l’Amministrazione comunale di Ancona ha voluto mettersi al servizio, come capoluogo di regione, di un progetto di valorizzazione di Federico II. È nostra intenzione aiutare e sostenere questo percorso già avviato».

«Federico non lo scopriamo certamente noi, ma lo celebriamo e di questo devo ringraziare William Graziosi per essere stato ispiratore dell’iniziativa. È una grande opportunità per conoscere un protagonista assoluto della storia che diventa opportunità di crescita per Jesi, Ancona e le Marche tutte. Insieme possiamo veicolare un progetto che speriamo diventi sempre più importante».

Francesco Picarone, presidente della Commissione bilancio della Regione Campania, ha focalizzato l’attenzione sulla fondazione dell’Università di Napoli e sull’importanza del «tema della pace e dell’unione dei saperi, annunciando il parere favorevole sulla proposta di candidatura del lascito federiciano all’Unesco. Dello stesso avviso il presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi che, non potendo partecipare per motivi connessi alla imminente tornata elettorale, ha inviato una lettera con la formale manifestazione di interesse alle iniziative di valorizzazione della figura di Federico II, «del quale in Basilicata è vivo il ricordo e la memoria storica».

Ignazio Mancini, rettore dell’Università della Basilicata, ha inviato un messaggio, letto dal Francesco Panarelli, direttore del Dipartimento di Scienze umane dell’ateneo della Basilicata e presidente della Società Italiana per la Storia Medievale, nel quale si sottolinea «l’interesse per iniziative di valorizzazione di Federico II, ricordando i castelli federiciani, le Costituzioni di Melfi, esprimendo pieno appoggio alla proposta da portare all’Unesco».

Lucio D’Alessandro, rettore dell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli e Vicepresidente del Cnr, ha portato il suo saluto, ringraziando «chi ha ideato e pensato questo evento per diffondere la conoscenza di Federico II», ricordando come i temi scelti siano fondamentali «per sentire la storia passata come contemporanea. La crociata della pace di Federico II è molto moderna se vista come portatrice del concetto di cultura inclusiva. Il lascito federiciano appare sempre più uno strumento per guardare al futuro attraverso momenti di pace e cultura condivisa. È un bene culturale da valorizzare».

Il rettore dell’Università Politecnica delle Marche, Gianluca Gregori, si è complimentato per l’approccio multidisciplinare del Festival che coniuga i saperi, dalle scienze umanistiche alla scienza e alla tecnica, proponendo un’interpretazione dell’incontro delle civiltà «come integrazione dei saperi e dei popoli».

Matteo Lorito, rettore dell’Università Federico II di Napoli, che quest’anno festeggia ottocento anni di vita, si è detto «particolarmente fiero di questa collaborazione nel nome di Federico II che diventa promotore di azioni culturali che mettono insieme università, istituzioni, associazioni e territori. La storia di Federico II è la storia del Mediterraneo e il suo lascito è un patrimonio mondiale».

Dalla Sicilia sono giunti i saluti della Presidenza dell’Assemblea regionale e della professoressa Fulvia Toscano, assessore cultura di Giardini Naxos e direttore artistico di Naxoslegge, con la certezza che il Giardino di Federico II non mancherà «di celebrare un personaggio così importante per l’isola, che non si può sottrarre dal partecipare al percorso iniziato e supportare la proposta all’Unesco».

Carla Bagnulo e Savino Gallo, della Direzione regionale Musei Puglia, hanno raccontato degli interventi operati a Castel del Monte. Già monumento straordinario, è divenuto il palcoscenico naturale di una memorabile sfilata della Maison Gucci. Si tratta di «un luogo attrattivo e identitario sul quale si lavora continuamente», per renderlo più accessibile ai visitatori diversamente abili, con la realizzazione di percorsi cognitivi realizzati anche in collaborazione con il Museo Omero di Ancona.

Chiamato sul palco, William Graziosi, ideatore e direttore del Festival, ha voluto ricordare la nascita di questo progetto, direttamente collegato a quello che ha portato alla creazione del Museo Federico II di Jesi, seguendo il sogno dell’imprenditore Gennaro Pieralisi, e adesso in collaborazione con l’associazione Sulvic.

«Federico II ci porta nel mondo e noi cercheremo di portare il mondo qui nelle Marche», ha concluso Graziosi.

Il professore Fulvio Delle Donne, direttore scientifico del Festival, ha parlato della volontà di «rendere pubblico il personaggio Federico II, un patrimonio dell’umanità che supera i confini regionali e nazionali», per questo «abbiamo pensato di coinvolgere le Università, le Regioni, i più importanti istituti internazionali di ricerca storica per studiare e valorizzare la figura di un uomo che ha cambiato i parametri dell’epoca medievale vissuta fino al suo avvento».

Il professor Delle Donne ha anche parlato del perché Federico II sia considerato lo Stupor Mundi definizione che dà il titolo al Festival.

Professor Fulvio delle Donne

«A questo proposito dobbiamo partire dalla fine della sua storia terrena. Il 13 dicembre 1250 Federico II muore e Matthew Paris nella sua cronaca scrive che è morto lo stupor mundi et immutator mirabilis: tutto ciò che è nuovo crea stupore e meraviglia, ammirazione e orrore. È necessario ricordare cosa ha fatto Federico per divenire tale: nasce a Jesi, non per caso, perché le Marche non sono un luogo periferico. Porta a termine la crociata della pace, che tanto può insegnarci anche oggi».

«Crea una corte intrisa di cultura che dà vita alla prima letteratura poetica italiana e alle traduzioni di Aristotele (che cambia il modo di vedere il mondo, la morte e la vita ultraterrena). Fonda l’Università di Napoli, il primo ateneo statale della storia. È Federico II a scrivere che con lo studio si acquista la nobiltà, superiore a quella di sangue. Ha rivoluzionato tutto da vero immutator. Il suo lascito straordinario è un tesoro di memoria da custodire, perché reca in sé un patrimonio inestimabile».

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