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Jesi Archeoplastica, reperti archeologici del futuro

Dall’11 luglio al 27 ottobre a Palazzo Pianetti l’esposizione che abbinerà archeologia, arte, rifiuti, per l’educazione ambientale e la tutela del patrimonio, laboratori per bambini e famiglie

Jesi – Sarà ospitata all’interno del museo archeologico e delle sale espositive Betto Tesei di Palazzo Pianetti, dall’11 luglio al 27 ottobre, la mostra Archeoplastica. Storie di scarti e di riusi di civiltà, presentata ieri mattina in Pinacoteca dai partner dell’iniziativa.

«Un’esposizione che unisce l’arte, l’archeologia e la promozione dei beni ambientali e artistici – ha spiegato l’assessore alla cultura, Luca Brecciaroli -, che si basa sulla collaborazione tra associazioni e ha una forte valenza educativa, coinvolgerà scuole e famiglie».

La mostra, infatti, si muove sul doppio binario dell’educazione al patrimonio e della sensibilizzazione alla tutela dell’ambiente, grazie a un progetto già avviato nel 2008 – quello di Archeoplastica – e che ha portato alla catalogazione dei rifiuti in plastica rilasciati dal mare, risalenti al periodo compreso tra gli anni ’60 e gli anni ’80, che vengono letti come i resti della società contemporanea, i reperti archeologici del futuro.

Il progetto è partito dalla Puglia, da un’idea di Enzo Suma, guida naturalistica e collezionista di scarti, come ama definirsi, dal primo oggetto trovato sulla spiaggia, che ha dato il via alla raccolta, creando il museo on line Archeoplastica.

«Uno spray per l’abbronzatura, risalente agli anni ’60 – ha spiegato – da lì ho cominciato a pensare che ogni oggetto derivante dallo spiaggiamento dei rifiuti, molto diffuso nelle coste adriatiche, porta con sé una storia, il riferimento a un’epoca, dettata da criteri estetici, un packaging e un design caratteristici. La raccolta di questi rifiuti ci fa capire quanto dura quel materiale e come lo usiamo male, pensiamo a tutte le confezioni in plastica monouso che vengono subito gettate dopo averle usate».

«Da qui il progetto si è diffuso in tutta Italia, oggi ci sono raccoglitori in tante città della costa e molti cittadini ci aiutano nella catalogazione, la finalità è senza dubbio quella di educazione ambientale».

Nella mostra a Palazzo Pianetti i rifiuti in plastica, i reperti archeologici del futuro, saranno abbinati a quelli del museo archeologico, in base ad affinità estetica o tenendo conto della funzione originaria degli oggetti. Nell’ esposizione saranno presenti anche alcuni pezzi prestati dal Museo Omero di Ancona, che nel 2022 ha allestito la mostra “La cultura della plastica. Arte, design e ambiente“.

«E’ stato fatto davvero un ottimo lavoro dagli uffici nel collegare l’archeologia classica all’archeologia del futuro – ha sottolineato l’assessore all’ambiente, Alessandro Tesei -, trasformando il rifiuto in opera d’arte ma anche ponendo l’attenzione sul loro abbandono nell’ambiente, sull’eccessivo consumo di plastica e sullo spreco».

«La nuova definizione del museo va proprio nella direzione dell’accessibilità e della sostenibilità – ha sottolineato Simona Cardinali, dei Musei civici di Palazzo Pianetti, che ha curato l’organizzazione dell’esposizione insieme alla Sovrintendenza – e questa mostra avrà un forte ruolo educativo di tutela dell’ambiente grazie alle attività che organizzeremo con le famiglie nel mese di agosto, poi con le scuole dopo l’avvio del prossimo anno scolastico, con la collaborazione dell’Università Politecnica delle Marche».

Il dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente sarà presente alla mostra con laboratori per coinvolgere i bambini e le famiglie attraverso giochi e attività nella conoscenza del mondo della plastica, delle sue tipologie e delle microplastiche, frammenti non visibili a occhio nudo che vanno a inquinare il mare e la terra finendo anche per essere ingeriti dai pesci e dagli animali che lo scambiano per cibo.

«Porteremo i microscopi per vedere le microplastiche e gli strumenti che utilizziamo per catalogare i tipi di plastica che vanno trattati e riciclati in modo diverso a seconda delle caratteristiche», ha spiegato Stefania Gobbi del dipartimento della Politecnica.

Tra gli altri partner del progetto lo studio di progettazione Il Vespaio di Milano, che curerà l’allestimento della mostra con sistemi di allestimento realizzati con plastica riciclata, lo studio grafico Rossi di Grana che ha realizzato la grafica della mostra, il partner tecnico Remaplast, azienda del territorio che realizza copri abiti in plastica per l’alta moda nel rispetto della sostenibilità ambientale e la Soprintendenza ai Beni culturali che ha curato l’organizzazione insieme ai Musei civici cittadini.

«Nella mostra ci saranno anche oggetti archeologici provenienti da attività di sequestro che la Soprintenza ha effettuato verso privati che li detenevano illegalmente – ha spiegato Ilaria Venanzini della Soprintendenza – . Questa mostra, infatti, oltre all’educazione ambientale promuove anche l’educazione alla legalità. La tutela del patrimonio artistico della nazione, caldeggiata dall’articolo 9 della Costituzione italiana, con la recente modifica dello stesso articolo, è stata estesa alla tutela dell’ambiente e della biodiversità. Nell’ottica del legislatore c’è l’intento di rendere il concetto di tutela sempre più globale».

(foto in primo piano: Ilaria Venanzini, Massimo Mastri, Claudia Cardinali, Luca Brecciaroli, Alessandro Tesei, Matteo Giantomassi, Stefania Gobbi, Sebastiano Ercoli)

© riproduzione riservata

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