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Cronaca

Jesi Emergenze sociali, ecco il servizio di Pronto intervento provinciale

Coordinato da Asp 9 e Caritas diocesana, offre assistenza immediata ai casi di criticità abitativa, economica e sociale, coinvolge 5 Ambiti territoriali e 4 Caritas, per estensione non ha eguali sul territorio nazionale

Jesi – Una risposta immediata ai casi di emergenza abitativa, economica e sociale, offre in tempo reale ad adulti e famiglie un servizio di assistenza nel caso si presenti una situazione di criticità, è disponibile h24 per 365 giorni l’anno.

E’ il Pronto soccorso sociale provinciale, nato quasi un anno fa e testato in questi mesi, grazie alla collaborazione di Asp Ambito 9 e Caritas Jesi che costituiscono rispettivamente il coordinamento territoriale e la centrale operativa del servizio, presentato presso Villa Borgognoni dai fautori del progetto.

«Si tratta di un servizio che coinvolge 5 Ambiti territoriali – Jesi, Senigallia, Falconara Osimo e Fabriano – e le 4 Caritas diocesane della provincia di Ancona, in cui la collaborazione tra quanti chiamati a partecipare al progetto ne costituisce davvero il valore aggiunto – ha spiegato Gianfranca Schiavoni, presidente di Asp 9 -. Il pronto soccorso sociale fornisce una risposta immediata nel caso si presenti un’emergenza di carattere abitativo, economica o sociale e si integra con il Piano freddo provinciale, è operativo tutto l’anno e a qualsiasi ora, grazie anche alla collaborazione con le Forze dell’ordine».

Semplificando con casi concreti, ad esempio di una famiglia che in seguito a una calamità improvvisa non possa più rientrare in casa, o un uomo che perde il lavoro e non sa come mantenersi o mantenere i figli, il Pronto soccorso sociale interviene offrendo all’utente una soluzione abitativa provvisoria in cui sistemarsi o un sostegno economico, per poi avviare con gli Ambiti territoriali un percorso di assistenza a lungo termine che permetta all’utente o alla famiglia di ritornare gradualmente alla quotidianità.

«Il servizio funziona attraverso la chiamata di un numero telefonico dedicato che per ora è riservato alle sole Forze dell’ordine e ai centri di accoglienza Caritas, che chiamano per segnalare i casi di emergenza – ha spiegato il direttore di Asp 9, Franco Pesaresi -. Dalla chiamata si attiva il percorso di aiuto se il caso rientra nella casistica degli interventi trattati altrimenti viene indirizzato ai servizi competenti».

«Al momento non ci occupiamo infatti né dei casi di violenza sulle donne né dei casi che riguardano minori, perché vengono gestiti da canali dedicati. Anche se l’obiettivo futuro è quello di ampliare il numero di soggetti che possono contattare il numero di emergenza e di estendere anche all’ambito minorile questo servizio».

La chiamata di emergenza viene gestita dall‘Asp nell’orario di servizio diurno, da Caritas nell’orario notturno, nei giorni festivi e in tutte le occasioni in cui gli uffici Asp sono chiusi.

«Si tratta di un servizio che non ha eguali per estensione in Italia – agisce appunto su territorio provinciale – e funge quindi da apripista e da modello per future esperienze in altre città. Questo è stato un anno di sperimentazione che ci ha dimostrato che il servizio funziona bene», ha sottolineato Marco D’Aurizio, direttore di Caritas Jesi, presentando la coordinatrice del progetto Maria Laura Berti, sempre di Caritas Jesi, che ha fornito alcuni dati sulle richieste pervenute finora, presenti anche Maria Pina Masella di Asp 9, Simone Breccia e don Giancarlo Giuliani, direttori di Caritas Ancona e Caritas Senigallia .

«Sono 32 le chiamate raccolte dal numero di emergenza, quest’anno, di cui 28 di pertinenza del servizio, 3 che sono state indirizzate ad altri servizi e una a cui non è seguito nessun intervento specifico, 18 i casi segnalati dalle Forze dell’ordine, 7 dagli Ambiti territoriali, 3 dalle Caritas e 3 dalle associazione e centri di accoglienza», ha raccontato Maria Laura Berti.

I servizi svolti principalmente sono relativi al trasporto sociale e all’accoglienza notturna, le chiamate sono arrivate da Jesi (17), Senigallia (11) e Falconara (4). Gli utenti che avevano bisogno di aiuto sono stati per la maggioranza donne, poi uomini senza fissa dimora e 4 famiglie.

«L’azione congiunta delle Caritas diocesane e degli Ambiti territoriali ci permette di essere presenti capillarmente sul territorio – ha spiegato Maria Laura Berti -. Per citare qualche caso concreto, da Filottrano abbiamo accompagnato al centro di accoglienza di Jesi un uomo senza fissa dimora offrendogli ospitalità notturna, l’utente è stato poi sottoposto a colloqui con i servizi sociali e preso in carico dall’Ambito territoriale, stesso iter per una donna di Jesi».

Sono 2 i centri di accoglienza: la Fondazione Caritas di Jesi e quella di Senigallia, 2 le compagnie di taxi coinvolte per il trasporto sociale, 8 gli alberghi del territorio tra Jesi, Senigallia e Ancona.

Per il primo anno il progetto è stato finanziato con fondi ministeriali ma da quest’anno saranno messe in campo le risorse dei vari Ambiti territoriali e nazionali.

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