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Cronaca

Jesi Impianto rifiuti alla Zipa, sarà il Consiglio comunale a dire l’ultima parola

Ieri pomeriggio l’atteso incontro della Commissione consiliare durante la quale è stato presentato il progetto che continua a suscitare dubbi e perplessità

Jesi – Ieri pomeriggio l’atteso incontro della Commissione consiliare convocata per presentare il progetto dell’Impianto di recupero e trattamento di rifiuti pericolosi e non, presentato da Edison alla Provincia di Ancona e che, nel caso fosse realizzato, utilizzerebbe un sito produttivo dismesso di 2 ettari e mezzo, compreso tra via Achille Grandi e via dell’Industria, con ingresso da via Grandi, in piena zona industriale Zipa.

A moderare il dibattito il presidente di Commissione, Francesco ColtortiJesi in Comune – che ha sottolineato la necessità di aprire una commissione di confronto per fare chiarezza sulla situazione e confrontarsi sulle tematiche che riguardano il progetto, «dispiace vedere che circolano sui canali social voci non corrispondenti alla realtà e che si parli anche di una commissione per pochi intimi, il pubblico presente stasera testimonia la volontà di portare avanti un ragionamento condiviso» ha detto, assicurando anche che «in programma c’è l’organizzazione di un Consiglio comunale aperto».

Tra il pubblico anche il presidente di Confindustria Ancona, Pierluigi Bocchini, che in queste settimane ha speso parole forti sui mezzi di comunicazione, contro l’arrivo dell’impianto.

Poi la parola all’ingegner Simone Messersì dell’Area urbanistica, edilizia, ambiente e sviluppo economico del Comune di Jesi, che ha fatto chiarezza sull’iter amministrativo del progetto e sui vari aspetti riguardanti l’ubicazione e l’organizzazione dell’impianto.

A livello amministrativo questa è la fase preliminare del procedimento che consiste nella richiesta di autorizzazione inviata da Edison alla Provincia – l’istanza di autorizzazione – con l’invio della documentazione necessaria e la deposizione del progetto a cui faranno seguito una fase valutativa da parte dei vari enti coinvolti come Ast, Arpam, Viva Servizi, Vigili del Fuoco e di una tappa autorizzativa che spetterà al Comune di Jesi, attraverso la votazione del Consiglio comunale.

Il lavoro dell’impianto, finalizzato alla raccolta delle acque industriali e dei terreni inquinati, consisterà nel separare la componente da recuperare e riciclare da quella inquinante che sarà stoccata e inviata ad altri impianti dedicati allo smaltimento.

Due saranno i trattamenti effettuati, un processo di lavaggio, volto a ripulire gli inerti, che facilita la separazione tra i materiali di scarto e quelli che possono essere riutilizzati e un trattamento chimico-fisico che servirà per alcuni tipi di rifiuti, finalizzato anch’esso a ottenere la separazione tra ciò che va smaltito e ciò che si può recuperare.

L’impianto accoglierebbe le acque industriali – inquinate da metalli pesanti, o derivanti da lavaggi di piazzali e strade, da trattamenti di spurgo e bonifica – e la terra e la sabbia inquinate derivante da scavi edili, o demolizioni, da operazione di bonifica o recupero, che possono contenere anche tracce di amianto.

Nel caso delle acque, quelle separate grazie al trattamento verranno riutilizzate in parte nello stabilimento stesso, mentre per la terra e la sabbia riciclate, saranno utilizzate per realizzare il calcestruzzo delle opere di costruzione edilizia, stradale, ferroviaria.

Quanto alla sistemazione della struttura, oltre al capannone già esistente nell’area dismessa che sarebbe recuperato, utilizzandolo per le fasi di trattamento, sono previsti anche altri edifici da realizzare per il deposito rifiuti, una zona aperta per lo stoccaggio degli inerti di scarto da inviare ad altri impianti di smaltimento e una struttura a parte, dedicata al trattamento dell’amianto.

L’impianto smaltirà 1.000 tonnellate di rifiuti al giorno, 45 sono i mezzi pesanti che vi circoleranno, 22 quelli leggeri.

Un trasporto su gomma che si andrà a sommare all’aumento del transito dei mezzi industriali, già previsto per l’arrivo di Amazon. Non poche sono state le criticità sollevate tra le fila dell’opposizione, tra cui anche il tema della viabilità e del notevole aumento del traffico (Giancarlo Catani di Patto x Jesi) – oltre ai timori legati al trattamento di rifiuti pericolosi (Tommaso Cioncolini di Jesiamo) e alla fatidica domanda del perché il Comune dovrebbe accollarsi l’onere di ospitare un insediamento industriale insalubre, questa è la categoria di pertinenza, proprio nel cuore della Zipa, vicino ad altre attività industriali che già contribuiscono a creare inquinamento (Chiara Cercaci di Fratelli d’Italia).

Proprio alla Zipa, ha spiegato l’ing. Messersì, «c’è un inquinamento di falda diffuso, si tratterà di capire se un impianto del genere possa aggravare ulteriormente la situazione».

«Oggi siamo in una fase assolutamente preliminare in cui il Comune non ha preso nessuna posizione e non ha autorizzato nulla. Solo nella fase di valutazione potremo andare in profondità nell’analisi degli aspetti tecnici e gli enti di riferimento saranno chiamati a esprimere un giudizio riguardo all’impatto urbanistico, ambientale e acustico», ha sottolineato il sindaco Lorenzo Fiordelmondo.

«Oggi siamo qua non per decidere se fare l’impianto o meno, ma se opporci a priori oppure fare una scelta dopo un approfondimento tecnico del progetto e la valutazione di tutti gli aspetti. Trattandosi di un impianto che ripulisce le terre, dobbiamo chiederci se vogliamo assumerci l’onere e l’ambizione di governare un processo di transizione ecologica, rigenerando la terra in cui viviamo».

Numerose le obiezioni di Jesiamo, Per Jesi e Patto per Jesi nell’evidenziare che la convocazione della Commissione arriva solo un anno dopo l’avvio delle procedure e che il Comune era a conoscenza della questione già dal maggio 2023.

«Da un accesso agli atti si evince che in uno scambio di mail il Comune abbia chiesto, come primo chiarimento, se avessero valutato collocazioni alternative dell’impianto, a testimonianza del carico di preoccupazione dell’Amministrazione stessa di fronte all’ipotesi di collocarlo alla Zipa», ha rilevato Tommaso Cioncolini.

«È giusto tirare fuori i dubbi perché li abbiamo tutti, li abbiamo anche noi, non crediate diversamente – ha risposto l’assessore all’ambiente Alessandro Tesei -. È giusto parlarne e chiarirsi, come ha detto il consigliere Grassetti siamo tutti della stessa squadra e al di là del colore politico dovremo valutare i vantaggi e gli svantaggi di un possibile impianto a Jesi».

«Tra gli aspetti positivi posso dire che in questo impianto recupereranno i terreni donando nuova salubrità agli stessi, è la terra si cui viviamo e toglieranno i materiali inquinanti dalle cave favorendo l’ecosistema».

Da Matteo Sorana di Per Jesi, l’attenzione è andata anche sulla riscossione di eventuali oneri dall’operazione e da Antonio Grassetti la domanda circa i vantaggi che un impianto come questo possa comportare per la città. Tra i riferimenti alle storie che insegnano, anche il collegamento con il Biodigestore mai approvato.

L’ingegner Messersì ha risposto che per ora ci sono sul piatto solo gli oneri di urbanizzazione ma non possono essere quantificati prima della fase di valutazione del progetto.

Quello che sopra ogni cosa continua a non convincere è soprattutto il reparto destinato alla lavorazione dell’amianto e che, in base a quanto riferito dall’ingegnere, è dotato di sistemi di aspirazione e decompressione che hanno l’obiettivo di abbattere il rischio di dispersione delle particelle.

«Ma chi ci garantisce l’efficacia dell’impianto e che effettivamente non vada in dispersione? Che effetto avrà questo inquinamento sulla qualità della vita dei cittadini che abitano in quella zona e anche rispetto all’interazione con le altre aziende della Zipa?», hanno replicato Chiara Cercaci e Francesco Rossetti, Fratelli d’Italia e Per Jesi.

Maggiore chiarezza sul funzionamento tecnico del reparto dedicato all’amianto, sulla tipologia di rifiuti e sulla loro provenienza è stata richiesta anche da Agnese Santarelli di Jesi in Comune. Alcune delle domande più tecniche, ha sottolineato l’ing. Messersì, andranno chiarire direttamente con i professionisti di Ast, Arpam, Viva Servizi e della stessa Edison.

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