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Cronaca

Jesi Martiri del XX Giugno, la cerimonia al Cippo di Montecappone

La commemorazione dei 7 giovani uccisi dai nazifascisti: Armando e Luigi Angeloni, Francesco Cecchi e Alfredo Santinelli, Mario Saveri, Enzo Carboni e Calogero Grasceffo

Jesi – La sera del 20 giugno 1944, in via Roma, sette giovani vennero sequestrati dai nazifascisti insieme ad un’altra ventina di coetanei, per essere poi condotti in un casolare di Montecappone dove furono oggetto di feroci torture e sevizie, quindi fucilati.

I loro nomi sono riportati nel cippo eretto nel luogo dove caddero: Armando e Luigi Angeloni, rispettivamente di 25 e 18 anni, Francesco Cecchi e Alfredo Santinelli anch’essi di 18, Mario Saveri di 23 anni, Enzo Carboni e Calogero Grasceffo entrambi ventenni.

Nel pomeriggio di oggi si è svolta la celebrazione in memoria dei sette giovani, nell’80mo anniversario del sacrificio, organizzata dall’Amministrazione comunale e dal Comitato cittadino per la difesa delle istituzioni democratiche. A presenziare alla cerimonia, sulle note della tromba di David Uncini che ha aperto la celebrazione, il sindaco Lorenzo Fiordelmondo che ha accolto i numerosi presenti con i pensieri che quel luogo gli evocava.

«Il mio pensiero oggi va a via Roma, quel luogo non ha solo raccolto il fatto storico ma gli ha dato una caratterizzazione politica. Ha generato una classe dirigente e ha segnato l’idea dell’identità e del riscatto dalla povertà. Un avanzamento individuale e collettivo. La seconda riflessione, pensando a queste sette persone, è la nostra Costituzione, attraverso cui misuriamo la nostra libertà e la nostra responsabilità civile».

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«L’ultimo pensiero lo faccio con lo sguardo rivolto a questi campi, ricordo le spighe di grano che mi regalava mia nonna con un fiocco rosso, perché nella notte tra il 23 e il 24 giugno, la notte di San Giovanni, era di buon auspicio regalare un mazzetto di spighe, simbolo dell’impegno nel lavoro dei campi, un impegno che oggi va trasformato in pensiero politico e in azione, simbolo di un patto collettivo che ci unisce», ha detto il primo cittadino, depositando un mazzetto di spighe vicino alla corona d’alloro portata al Cippo da agenti della Polizia Locale.

Poi l’intervento di un ex sindaco, Ernesto Girolimini, che ha ripercorso i progetti che sta portando avanti con l’Anpi Jesi, tra cui un catalogo cittadino della Resistenza, quindi la lettura di quel rastrellamento dal libro di don Ezio Balestra, parroco della chiesa di Santa Maria del Piano che tenne un diario da gennaio a luglio del 1944, scrivendo tutto ciò che succedeva intorno alla parrocchia, una zona decisiva del conflitto.

L’arrivo dei tedeschi che rastrellarono quel 20 giugno, i giovani del quartiere, requisiti e picchiati, tutti vennero poi rilasciati, tranne sette, accusati di essere partigiani.

«Condannati a morte senza processo, irriconoscibili per le sevizie subite, vennero condotti nel vallone dove ci troviamo per la fucilazione. I soldati che li hanno giustiziati facevano parte del Battaglione Donini incorporati nelle formazioni tedesche delle SS».

Ernesto Girolimini ha poi ricordato le tappe della guerra e gli altri eccidi efferati che hanno coinvolto partigiani e civili di Jesi e della Vallesina. E il riferimento alle guerre che interessano oggi le varie parti del mondo e l’appello al nostro ruolo di promuovere la pace.

Nel saluto finale il Sindaco ha ricordato la mostra che per l’occasione ha realizzato il Circolo di via Roma invitando la cittadinanza a visitarla. La serata si è conclusa sulle note di Bella Ciao suonata da David Uncini e cantata da tutti i presenti.

(foto in primo piano, l’ex sindaco Ernesto Girolimini e il sindaco Lorenzo Fiordelmondo)

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