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Jesi La Resistenza, un movimento di vita reale

In occasione della Festa della Liberazione la commemorazione degli uomini del nostro territorio che hanno sacrificato la vita per combattere il fascismo e difendere la libertà

di Filippo Bartolucci

Jesi, 24 aprile 2023 – Qual è lo scenario sul quale occorre collocare la Lotta di Liberazione? Penso che la risposta a questo interrogativo venga fornita dal periodico antifascistaLa Riscossa”, fondato dai fabrianesi Oreste Bonomelli (socialista) e Engles Profili (comunista): “La vittoria della democrazia sociale”.

Risiede qui il contenuto della Resistenza: in questi mesi si gettano le basi per una nuova storia dei Partiti e, quindi, della democrazia tramite una dialettica di massa.

La nostra città, Jesi, sovversiva, come scrisse Aroldo Cascia, ha combattuto il fascismo non solo nell’ “Anno più lungo” (cioè dal 25 luglio del 1943 alla Liberazione), come scrisse Luconi, ma anche da prima.

Dopo le elezioni del 6 aprile 1924, dove a Jesi non vinse il listone fascista, iniziarono le spedizioni punitive. Il 2 maggio 1931 venne ucciso, nella sua bottega, Giulio Latini: il giorno prima festeggiò il Primo Maggio, il fondatore del PCd’I a Jesi, Goffredo Rosini, fu costretto alla fuga all’estero, l’anarchico Vittorio Civerchia fu confinato a Ventotene.

Ci furono Primo Panti e Armando Magnani, trucidati dai repubblichini di Salò l’8 e il 9 febbraio 1944, ci fu Ivo Pasquinelli, che venne fucilato nel campo di concentramento di Sforzacosta e che disse ai fascisti di essere “un partigiano combattente il fascismo”, era di Jesi Eraclio Cappannini, fucilato il 5 maggio 1944 ad Arcevia. È stato insignito della medaglia d’argento al valor militare e la sua lettera è stata inserita nelle “Lettere dei condannati a morte della Resistenza”,ci furono i sette trucidati di Montecappone, il 20 giugno 1944: Luigi e Armando Angeloni, Francesco Cecchi, Alfredo Santinelli, Mario Saveri, Vincenzo Carbone e Calogero Graceffo.

Il monumento che ricorda l’eccidio di Montecappone

Ci fu Libero Leonardi, fucilato il 14 luglio 1944 dopo essere stato torturato e seviziato. Venne insignito della medaglia d’oro al valor militare.

Era di Jesi anche Cesare Anconetani, morto a soli 18 anni nella Liberazione di Alfonsine di Romagna. Nella nostra città, inoltre, ci fu, a partire dalla classe operaia, una mobilitazione che iniziò per rivendicazioni economiche e sindacali e si espanse verso una opposizione politica al fascismo. È il caso dellosciopero compattissimo di cui parla Oscar Capecci, operaio della Sima di Jesi, quando si riferisce a una lotta, nata per rivendicare il diritto a un lavoro più giusto e sfociata nella battaglia politica, visto che il capo officina era Ivo Marini, un fascista locale.

Questo ha rappresentato la Resistenza: un movimento di vita reale. Il nemico di allora è ancora presente, sia nelle forme nostalgiche, sia in quelle nuove, nascoste dietro il crescente fastidio per la democrazia rappresentativa e le sue ramificazioni, vale a dire Partiti, Sindacati e Associazioni.

Proprio per questo la Resistenza vive, ancora oggi, nelle lotte e nell’impegno di chi crede in un mondo più giusto. Un mondo che assicuri diritti sociali e civili, un mondo che si impegni per la cooperazione internazionale tra i popoli, un mondo che garantisca una vera democrazia progressiva.

Ora e sempre Resistenza.

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