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Ruzzola Marco Piersanti, il campione che gareggia sempre con il sorriso

Fresco del titolo italiano individuale nella Categoria A, 32enne, di Apiro ma residente a Rosora: «A 8 anni giocavo e imparavo»

RosoraMarco Piersanti, è un giocatore di ruzzola a cui piace stare in alto e che sicuramente non soffre di vertigini. Nasce ad Apiro 32  anni fa, ma adesso risiede nel cuore della produzione del vino Verdicchio dei Castelli di Jesi, a Rosora.

Passato, quindi, senza problemi dalla riva destra a quella sinistra del fiume Esino. Gioca e vince assai presto, un titolo sia individuale che a squadre (con Apiro), in altra associazione, poi in F.i.g.e s.t. col Serralta porta a casa il titolo nella ruzzola nel 2017.

Atleta poliedrico si cimenta con successo anche col rulletto (una ruzzola dal peso minimo di 1,5 kg.) tant’è che in questa specialità vince il campionato a squadre per 3 anni consecutivi: 2018 e 2019 col Serralta, 2020 col Vallesina Quota 311. Single nella via, sfiora anche il titolo nel campionato di coppia con 2 secondi posti (con Silvano Lucchetti,  spesso fa coppia anche con il fratello Paolo).

Un ragazzo con le idee chiare che sa quel che vuole. E spesso lo ottiene. Si è appena laureato Campione d’Italia individuale nella categoria A.

Marco, innanzitutto congratulazioni per la vittoria, ma da quanti anni pratichi lo sport della ruzzola? 

«Grazie, avendo avuto mio padre giocatore, ho iniziato assai presto, a 8 anni giocavo e imparavo, soprattutto vedendo tante partite dei più grandi cercando di rubare i loro segreti».

Il tuo palmares è già assai ricco ma quali obiettivi pensi, speri, di raggiungere?

«Gioco soprattutto per divertirmi. Se poi arrivassero anche i successi, tanto meglio». 

Da quest’anno fai parte della formazione che considero la nazionale della ruzzola (la Ruzzola Vallesina Quota 311) una squadra di campioni presi dalle varie zone dell’Anconetano, come ti hanno accolto? Ti sei fatto largo a spallate per giocare?

«Mi hanno accolto benissimo. Sono tutti bravi ragazzi e si gioca un po’ tutti senza problemi».

Quando sabato scorso sei partito per Pievebovigliana sapendo che ti saresti confrontato oltre che con i tuoi compagni anche con mostri sacri (Sabatini, Massi, Passeri) con quale spirito hai affrontato la gara? 

«Per divertirmi innanzitutto, ma anche con la consapevolezza che giocando bene avrei combattuto ad armi pari con tutti e che mi sarei potuto togliere qualche soddisfazione».

Dopo aver superato le 2 eliminatorie del sabato e la semifinale della domenica mattina, in finale quando hai pensato di avere il titolo in tasca?

«Ho giocato un’ottima gara senza errori. Dal 4° tiro sono passato in testa e dopo l’8° e decisivo tiro nel quale la mia ruzzola ha percorso l’intero rettilineo in salita, ho avuto la quasi certezza di aver vinto perché mi sono molto avvantaggiato su tutti gli avversari. Ho effettuato poi il 9° tiro, mentre non vi è stato bisogno che facessi l’ultimo lancio».

Fra tiro diritto, un tiro con la mano (curva verso sinistra), tiro sul rovescio o portata in curva, cosa preferisci? Hai un punto debole?

«Amo da morire le portate tant’è che a volte me le invento dove non andrebbero effettuate. Dovrei migliorare sicuramente il rovescio».

Ora sai che ti aspetteranno tutti al varco perchè ognuno cercherà di battere il campione…

«Io affronterò le gare sempre con il sorriso  e la stessa voglia di divertirmi e di vincere».

Un ragazzo tutta ruzzola e Verdicchio?

«Non esattamente, bevo anche il Verdicchio, ma in questa fase della vita vado di più a birra».

Ma se dovessi scegliere un vino tra i tantissimi che la nostra zona esprime dove ti butteresti?

«Sul Superiore Federico II della Montecappone di Jesi».

A chi pensi di dedicare questa vittoria? 

«A tutti quelli che hanno creduto in me e che mi hanno sostenuto in questo mio percorso di crescita oltre che a una ragazza che ho conosciuto solo da poco tempo».

Giancarlo Rossi

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