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Cronaca

Jesi San Vincenzo de’ Paoli: bilancio annuale in crescita, volontari in calo

Il resoconto dell’associazione di laici cristiani parla di quasi 400 persone in difficoltà prese in carico, di cui molti stranieri, tanti gli ex detenuti aiutati a reinserirsi e a scontare pene alternative

Jesi – Oltre mille pacchi di generi alimentari non deperibili, per un totale di circa 12 quintali. Di questi il 90% provenienti dal Banco Alimentare e il 10% dalle raccolte effettuate tramite i carrelli solidali presso alcuni supermercati come Conad di via Rettaroli, il Sì con te di via Paladini e la raccolta solidale di sabato scorso al centro commerciale La Fornace. Solo in quest’ultima, raccolti circa 54 scatoloni per un totale di oltre tre quintali di generi alimentari e materiale scolastico.

Jesi / Famiglie in difficoltà, alla Fornace la raccolta della San Vincenzo de’ Paoli

Questo in breve il bilancio della Società di San Vincenzo de’ Paoli, organizzazione internazionale di laici cristiani che si mettono al servizio di chi si trova in difficoltà.

I dati sono stati presentati nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina presso la sede dell’associazione in Corso Matteotti, alla quale hanno preso parte il coordinatore cittadino Gabriele Cinti, quella regionale, Laura Ciccoianni, e l’assessore ai servizi sociali e vice sindaco, Samuele Animali.

A Jesi, dove opera dal lontano 1896, la San Vincenzo de’ Paoli ha due Conferenze con circa 15 volontari (pochi anni fa erano 30) che assistono 76 nuclei familiari di cui due provenienti dall’Ucraina. In tutto 290 persone, alle quali vanno aggiunti circa 100 utenti occasionali.

Il 60% sono stranieri, afflitti per lo più da problemi finanziari, locazioni troppo elevate, lavori precari, molti figli a carico da sfamare.

La quota restante è costituita da italiani, i cui problemi sono di natura differente. La fetta di loro che ha problemi di natura economica, infatti, è marginale e il problema più grave per i connazionali è la solitudine. Inoltre, altre segnalazioni delle quali l’organizzazione nata a Parigi nel 1833 si occupa, riguardano la tossicodipendenza e l’alcolismo.

Colpisce il fatto che parecchie famiglie italiane sono multiproblematiche ed alcune sono in assistenza da decenni, perchè «tirarsi fuori dal vortice dei problemi della povertà è difficilissimo dato che una volta dentro i problemi si autoalimentano».

Ma forse il compito di maggior pregio a livello sociale che la San Vincenzo svolge, ammesso che sia giusto stilare una classifica di valori, è quello nel reinserimento di ex detenuti o di chi deve scontare pene alternative.

«C’è un’idea sbagliata – ha riferito Samuele Animali – dell’esecuzione penale, concepita quasi solo come il carcere, mentre quella è solo la forma estrema, per un certo tipo di reati e non per tutto il periodo. La realtà dice, invece, che attorno a noi ci sono molte persone che scontano pene all’esterno. Se non ci fossero istituzioni private, come la San Vincenzo, sarebbe impossibile consentire loro di scontare la pena al di fuori delle case circondariali».

Il vice sindaco ha anche sottolineato come in Vallesina l’associazione di laici cristiani di Corso Matteotti operi sll’interno di una rete coordinata, della quale fanno parte le Istituzioni come la Asp ed il Comune.

«Il compito dell’Amministrazione è generare una sinergia tra questa e altre associazioni, come la Caritas e l’Orto del Sorriso, senza le quali non sarebbe possibile superare disagi materiali ed economici per il reinserimento di queste persone».

Ma i volontari sui quali la San Vincenzo de’ Paoli può contare a Jesi si sono dimezzati dal 2019 a oggi e la loro età media è di oltre 70 anni.

«Approfitto – ha detto al riguardo Gabriele Cinti – per fare un appello a chi vuole donare un po’ del proprio tempo. Il secondo corso di formazione che vorremmo organizzare riguarda proprio una delle mission della San Vincenzo: l’assistenza ai detenuti».

«Per 10 anni, presso l’ufficio del Difensore civico regionale – continua il coordinatore jesino dell’organizzazione, – mi sono occupato di detenuti e dei rapporti con le associazioni che operano in carcere. Ho compreso l’importanza della formazione di chi svolge questo compito. Un ruolo delicato di cui c’è sempre più bisogno, perchè molti di coloro i quali escono dal carcere o terminano le pene, finiscono per delinquere nuovamente. Alcuni addirittura volontariamente perchè fuori, nella società civile, sono tagliati fuori o emarginati e preferiscono tornare dentro».

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