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Cronaca

Jesi Inchiesta pubblica Edison: compatto il fronte del “no”

Edison incassa le osservazioni contrarie: «Il vostro dissenso è chiaro e deciso, risponderemo a tutte le domande» che andranno ad aggiungersi alle richieste di approfondimento già avanzate dalla Provincia

Jesi – «Un impianto che è votato alla bonifica ma a quale prezzo, sotto il profilo dell‘impatto ambientale?».

Con questa e altre domande sui rischi per la vicinanza al centro abitato, alle aziende e ai luoghi di lavoro sensibili, si è aperto ieri pomeriggio, il secondo appuntamento con l’inchiesta pubblica proposta dal Comune di Jesi alla Provincia di Ancona, relativa al progetto presentato dal Gruppo Edison Next Recology, per la realizzazione dell’impianto rifiuti in zona Zipa.

E’ sceso in campo compatto il fronte del no, oltre duecento le presenze a questo secondo step, all’Hotel Federico II, con ampia partecipazione della cittadinanza, in cui è stato dato spazio agli interventi dei cittadini – 16 in tutto – che, privatamente o per conto di gruppi e associazioni, hanno presentato pareri e osservazioni sul progetto che era stato illustrato approfonditamente da Edison nel corso del primo incontro dell’inchiesta, svoltosi venerdì scorso.


Contestata dall’intervento tecnico di Leonardo Guerro del Movimento 5 Stelle della Media e Alta Vallesina, consigliere comunale di Maiolati Spontini, l’ubicazione dell’impianto «in un’area che è stata erroneamente definita industriale ma in base ai criteri di zonizzazione del Comune di Jesi risulta invece zona di città consolidata con prevalenza di attività economiche, a soli 326 metri dalla zona culturale, che corrisponde al centro città», ha osservato.

«Rispetto a questa valutazione urbanistica viene messo tutto di nuovo in gioco», ha aggiunto, sottolineando che gli standard di sicurezza richiesti diventano più elevati. Da qui la domanda all’azienda «se, soprattutto per quanto riguarda il trattamento dell’amianto, il monitoraggio delle fibre disperse avverrà in tempo reale e in modo costante».

«C’è il rischio che anche piccole quantità di fibre o detriti non vengano del tutto rimossi e siano quindi rimessi in circolo nelle acque ripulite che vengono riutilizzate per i processi di lavaggio dei materiali fangosi, o vadano a finire addirittura nelle acque di scarico».

Dalle osservazioni sono emerse chiaramente le paure dei cittadini riguardo alle criticità dell’impianto soprattutto in relazione alla collocazione troppo vicina al centro abitato, all’impatto che avrebbe sulla salute delle persone – in particolare per la presenza di una linea dedicata al trattamento dell’amianto – all’incidenza sull’insorgere di malattie tumorali, del sistema respiratorio o di altre patologie, legate anche al rischio di contaminazioni multiple di inquinanti, nei materiali da bonificare, «tonnellate e tonnellate da stoccare proprio nelle immediate vicinanze di un’are densamente popolata», hanno messo in risalto dal fronte del no.

A non convincere sono infatti i dati relativi alle emissioni dell’impianto «che pur restando sotto i limiti di legge, presentano concentrazioni importanti per la nostra città – ha sottolineato Massimo Gianangeli del Comitato Tutela Salute Ambiente Vallesina -. Parliamo di 4,44 tonnellate di ossidi di azoto all’anno, 7,22 tonnellate di polveri, 14 di ammoniaca, 3,5 di acido cloridrico, 1.182 tonnellate di acido solforico. Insomma, avremo a che fare con tonnellate di inquinanti ogni anno».

«Nel precedente incontro la tabella dell’impatto ambientale non è stata mostrata durante la relazione di Edison, hanno semplicemente detto che il progetto non inquina e ne hanno mostrato i benefici. Ci hanno parlato solo delle emissioni dei 55 camion al giorno che transiteranno lungo la Statale, ma si tratta di quantità ridicole di emissioni rispetto a quelle generate dall’impianto».


«E’ vero che questo impianto non può essere definito una discarica, ma circoleranno comunque quantità notevoli di materiale da stoccare, proprio a due passi dagli uffici, dalle altre aziende, da una mensa e dalle case. Ha una capacità di stoccaggio di 7.000 tonnellate».

E riguardo alle emissioni in atmosfera ha attaccato, Massimo Gianangeli, in quanto «per la simulazione delle ricadute sul territorio sono stati scelti quali ricettori sensibili punti della città tra cui l’ospedale “Carlo Urbani“, l’istituto scolastico Federico II, le aree della riserva naturale Ripa Bianca, un’area ai confini con il Comune di Monsano, ma nessuno di questi ricettori rientra nella sfera dei 400 metri di distanza dall’impianto. E’ chiaro che più ci sia avvicina al sito più aumentano le emissioni e quindi le misurazioni delle ricadute».

«Avete dipinto un impianto che sembra mettere i fiori ai cannoni ma siete la stessa azienda che ha cause in corso in tutta Italia», ha incalzato Milva Magnani, coordinatrice cittadina di Fratelli d’Italia.

Forti i toni accusatori rivolti al Gruppo Edison ma anche alla Provincia di Ancona colpevole, secondo Milva Magnani, di una «errata valutazione urbanistica dell’area in cui dovrebbe sorgere l’impianto, catalogandola come zona industriale, quindi di categoria D. «Abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti al foglio 38 mappale 149, il sito dell’impianto: la classificazione dichiarata dal Comune di Jesi corrisponde alla zona omogenea B».

«Il procedimento in corso sta andando avanti basandosi su di una zona industriale D che non esiste, dimostrando una incompatibilità con l’assetto urbano esistente, con i parametri di distanza minima dagli edifici sensibili – quali mensa e asilo – che non sono assolutamente sufficienti».

Tema centrale dei vari interventi, sempre la tutela della salute dei cittadini, ribadita da Maria Luisa Quaglieri, consigliera di Jesiamo, ma presente anche come direttrice dello Iom Jesi – Vallesina, che ha ricordato di essere accanto alle persone che ogni giorno combattono per la vita, proprio a causa di malattie tumorali che questo impianto potrebbe provocare se per qualsiasi ragione ci fossero perdite di amianto.

Oltre alla collocazione, la dimensione dell’impianto, come ribadito anche dal consigliere Francesco Rossetti di Per Jesi, tra le altre associazioni e gruppi intervenuti anche Jesi in Comune e il Wwf Marche, per Giancarlo Catani, Patto x Jesi, «che garanzie può dare Edison se dell’area in questione è soltanto affittuaria?».

A conclusione delle osservazioni della cittadinanza, il dirigente della Provincia, Sergio Bugatti, ha spiegato che gli interventi raccolti in questi due giorni di inchiesta pubblica si aggiungeranno agli approfondimenti istruttori già avanzati alla ditta dalla Provincia e da tutti gli enti preposti alla sicurezza della città, il Gruppo Edison sarà chiamato a dare risposte e produrre l’adeguata documentazione a riguardo.

Poi la chiosa dei vertici di Edison presenti a conclusione della serata.

«Abbiamo ascoltato il vostro no chiaro e deciso e ne prendiamo atto, se siamo sembrati arroganti in alcuni passaggi dell’illustrazione del progetto, non era nostra intenzione esserlo – ha spiegato l‘ad Roberto Ronca -, siamo un gruppo consolidato che ha ormai un’esperienza di 140 anni e di fronte alle accuse non ci tiriamo indietro ma siamo qua a rispondere alle vostre obiezioni. Le normative sull’ambiente sono materia abbastanza recente, il nostro Gruppo le rispetta e se questo impianto fosse davvero insalubre secondo le norme ambientali, allora non lo faremo. Nei prossimi giorni risponderemo a tutte le domande che avete posto stasera».

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