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Jesi Storia di colori e libertà: Puccetto attraverso l’obiettivo di Loredana Moretti

Il Jackson Pollock del Salento raccontato in un elegante libro fotografico: arte, sofferenza e pensiero nella vita di Rocco Antonio D’Aversa

Jesi – Grazie al Circolo Cittadino e al suo presidente Paolo Crognaletti abbiamo potuto conoscere l’opera dell’artista casellante Rocco Antonio D’Aversa, in arte Puccetto, attraverso un magnifico libro fotografico e non solo. Non sapevo esistesse. Lo chiamavano il Jackson Pollock del Salento.

In realtà era un pittore, un poeta e scrittore autodidatta, all’oscuro delle potenzialità del proprio talento. Per lui l’arte rispondeva alla necessità di curare ferite che il passato, che lo tormentava come un tarlo, gli aveva fatto subire.

Jesi ha potuto conoscerlo attraverso l’elegantissimo libro fotografico “Una storia di colori e libertà” (Sferaedizioni), realizzato da Loredana Moretti, barese, fotografa da oltre trent’anni, un diploma di pianoforte, architetto d’interni e counselor professionista. 

«Il mio libro è una dedica semplice e diretta all’amicizia che mi ha legato per oltre vent’anni a Puccetto. Anni di bene e di rispetto innanzitutto, che hanno dato vita a questo progetto fotografico desiderato, pensato e voluto insieme».

Chi era Puccetto? Nel periodo giovanile ha viaggiato in Italia e in Europa, ha subìto anche l’internamento in manicomio, incontrando non poche difficoltà e «sperimentando situazioni di vita molto dolorose che lo segneranno per sempre, ma il suo coraggio e la sua determinazione lo hanno portato a trasformare e sfogare le proprie sofferenze attraverso l’arte», come afferma Denis Curti nel testo critico di presentazione.  

Il volume fotografico è articolato in varie sezioni, ognuna delle quali rappresenta segmenti di vita dell’artista attraverso le sue creazioni. Loredana Moretti lo ha seguito per anni, frequentando il casello ferroviario in cui Puccetto viveva, con una meticolosità e un puntiglio non comuni, con l’intento di realizzare centinaia di scatti di opere che, all’inizio, erano composte da stracci – così le definiva, in realtà erano sacchi di iuta – su cui gettava smalti per passare poi attraverso la pittura vera e propria, la scrittura e altre espressioni artistiche e materiche, verso una forma di espressione maggiormente identificabile.

Lui, che si era sempre definito “un imbrattatore di pezze”, non amava i confini, a stento trattenuti dalle sue tele che non erano incorniciate né fissate originariamente su supporti.

Loredana Moretti ha presentato, attraverso le foto che emergono dalle pagine e una video intervista preziosissima, realizzata nel casello, la potenza del pensiero – mai vagante bensì racchiuso in quegli occhi mobili e curiosi che rivedono, attraverso la mente – la sua vita, come in un film.

E ha inserito nel volume uno scatto prezioso. Non tutti sanno che decine di tele sono esposte in prestigiose gallerie nazionali e, soprattutto, che molte sue opere sono state acquistate dall’attrice Helen Mirren, che ha un tenuta nel Salento, di cui è innamorata, e da numerosi attori, registi e collezionisti.

Nel libro ha inserito molto opportunamente anche una foto dell’attrice col marito Taylor Hackford e un loro personale ricordo di Puccetto.  Le foto di Loredana rappresentano il mondo del nostro artista, quasi una biografia vissuta insieme, se volete una sorta di conversazione visiva con la quotidianità e l’umanità di Puccetto, nel suo casello 34 delle Ferrovie del Sud Est, mentre i treni sfrecciavano al loro fianco, e gli interni, con le suppellettili, i graffi, le sedie, hanno svelato una vita nascosta per tanto tempo.

Il loro dialogo, chiuso fra le pagine del volume, ci regala una straordinaria fotografa, dotata di una sensibilità e di livelli percettivi fuori del comune.       

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