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Castelplanio La mostra di gufi e civette, contemplazione e discernimento

Questa e altre esposizioni allestite in occasione della “Sagra della Crescia sul Panaro”, proposte dalla parrocchia e dal Centro di spiritualità Sul Monte

Castelplanio – “Chi non riesce più a stupirsi o a meravigliarsi è come se fosse morto”, Albert Einstein.

E’ la citazione che apriva la descrizione delle 5 mostre allestite nei giorni della Sagra della Crescia sul panaro, dall’11 al 14 luglio. La vitalità di una persona o di una comunità nasce e cresce nello stupore di incontrarsi, di salutarsi, di percorrere insieme un po’ di strada per poi fermarsi ad ammirare bellezza e bellezze.

E’ quanto successo a Castelplanio. La Parrocchia e il Centro di Spiritualità Sul Monte hanno voluto offrire ai tanti turisti della sagra, anche le mostre. La più importante era contenuta nella bella chiesa del Crocifisso, adiacente al Centro. Più di 1.200 gufi e civette sono state esposte in bei contenitori.

Le suore ci hanno tenuto a precisare che da 30 anni sono stati piccoli doni di tanti amici che in giro per il mondo hanno voluto portare questo dono. Il gufo non è il simbolo della morte e del malaugurio, ma della contemplazione. E’ il simbolo del discernimento nella notte, o della saggezza che cerca nella notte il senso delle cose, il senso dell’oltre, del divino, il volto di Dio.

Per i monaci è anche l’anima della preghiera mattutina e notturna che scandisce, insieme al lavoro, ogni giornata. La raccolta ha dato il senso della creatività, per le tante forme che l’oggetto ha assunto.

Le hanno raccolte in bei contenitori illuminati dalla luce delle candele. Non c’è stato accostamento più azzeccato che quello della dozzina di foto di paesaggi notturni offerte da 9 fotografi dell’Associazione La Notte, uno dei quali è Andrea Barchiesi, che in estate si trasferisce a Castelplanio.

Ogni foto veniva descritta nel contesto in cui è stata scattata. Illuminate ad arte, hanno portato nella mostra un tocco di meraviglia e incanto. Quando la luce è più scarsa, ma l’occhio fotografico è più attento, emergono stelle e scie luminose che incantano. In queste foto c’è tanta competenza e abilità, ma anche tanta passione.

Tanta passione nelle altre mostre che la parrocchia ha offerto per chi veniva per la sagra. Angelo Melaranci, vigile del fuoco in pensione, da sempre ha messo le mani sulla creta e ne sono usciti capolavori. In chiesa parrocchiale ha esposto quelli che hanno un riferimento religioso.

Un crocifisso, la madonna policroma, le 14 stazioni della Via Crucis, il vaso kinsugi, il calice e la coppa, e poi volti che invocano, mani che abbracciano, situazioni di sofferenza e di bisogno. Due anni fa le sue opere sono state ospitate in Prefettura nella giornata della memoria. Aveva infatti raccolto la storia del calciatore Valletti e di altri volti e corpi dei campi di sterminio nazisti.

La passione è stata ed è ancora quella di Marco Massacci, operaio, che trovandosi senza lavoro e mettendo mano al tetto di casa in campagna, volle salvare i coppi antichi. Pensava a quanti tanti anni fa nelle nostre fornaci hanno fatto questi coppi che sono ancora belli. Lui ha cominciato a scolpirli. Ne sono emersi volti, animali, imponenti nella loro bellezza. Pochi tratti, carichi di senso.


Per ultimo anche don Mariano Piccotti ha voluto esporre 24 foto a mattonelle, posizionate a terra lungo la scalinata di ingresso al castello. Sono nate dalla sua passione per fermare le cose e prima di tutto fermare lo sguardo su quanto sta a terra, magari senza senso, senza quel senso che la bellezza invece conferisce loro. Sono nate dalla passione e competenza grafica di Simone Mosca.

«“Il vero senso dell’intelligenza non è la conoscenza, ma la curiosità” diceva il nostro Eistein. Purtroppo questo grande personaggio ce lo troviamo dentro un supermercato a fare la spesa intelligente! – affermano don Mariano Piccotti e Anna Maria Vissani, responsabile del Centro di Spiritualità -. La curiosità è la motivazione di ogni processo scolastico o di studio. Forse la condizione mentale carica di parole, immagini, esperienze, ha bloccato le nostre menti e anche il nostro sguardo sulla bellezza che pure ci viene sempre incontro».

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