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Cupramontana Sagra dell’Uva e Carri Allegorici: magia, passione e impegno

Senza il lavoro instancabile dei giovani cuprensi questo evento non sarebbe lo stesso, ogni pezzo di ferro, ogni decorazione, ogni dettaglio sono il tassello di un mosaico di emozioni che trasuda dall’anima di chi ci lavora

Cupramontana – Raccontare la Sagra dell’Uva ogni anno non è facile, sono ormai 87 le edizioni che si possono contare, e ogni edizione è diversa da quella precedente.

La Sagra dell’Uva non è solo una festa: è un’esperienza profonda e radicata nel cuore della comunità cuprense, un evento che dura tutto l’anno, non solo nei quattro giorni ufficiali. Quella che per molti può sembrare una semplice celebrazione, per i giovani cuprensi è un viaggio di fatica, emozioni e orgoglio, che culmina sotto il palazzo comunale nella giornata di domenica con la sfilata dei Carri, quando finalmente dopo mesi il loro lavoro passa sotto gli occhi attenti di una giuria che ne decreterà il vincitore.

Il calendario segna agosto,  il lavoro inizia, c’è da raggiungere il traguardo, e cominciano le tante serate passate nel laboratorio. I temi top secret, vietato divulgare immagini che possano fa trapelare quello scelto.

Nei loro occhi si legge la determinazione, la passione e l’impegno che riversano nella costruzione del carro. Non mancano i momenti di stanchezza, nei quali gli occhi sono gonfi di fatica, perché il lavoro dietro le quinte è arduo e senza sosta per dare vita a quelle strutture imponenti, frutto di un’unione intergenerazionale. 

Giovani e veterani lavorano insieme, condividendo idee, abilità e tradizioni. I capocarri, custodi delle tecniche e della creatività, trasmettono con pazienza e passione tutto il loro sapere ai più giovani. Ogni sera, sotto le luci di quel cantiere improvvisato, si respira un’atmosfera unica: risate, discussioni, mani sporche di colla e vernice, polistirolo che si attacca ai vestiti per invadere le case, musica, bisteccate.

Ed è proprio in queste sere che si cementano i rapporti, si costruiscono amicizie, si rafforzano legami e si crea quel senso di appartenenza che rende la Sagra dell’Uva così speciale per chi la vive dall’interno.

Ogni pezzo di ferro, ogni decorazione, ogni dettaglio del carro costituisce il tassello di un mosaico di emozioni che trasuda dall’anima di chi ci lavora. È un lavoro che richiede dedizione, ma anche creatività e collaborazione, perché senza l’aiuto reciproco e lo spirito di squadra, la magia del carro non prenderebbe vita.

Dopo un mese e mezzo di lavoro, arriva finalmente il giorno tanto atteso: la sfilata. È in questo momento che tutti gli sforzi e le fatiche vengono ripagati. Si parte la mattina da quel laboratorio e un carro avanti l’altro si arriva in piazza. Lo sforzo e il lavoro di quasi due mesi vedranno il loro momento di gloria che durerà poco più di un’ora.

I carri sfilano accompagnati dai sorrisi, dagli applausi e dall’entusiasmo del pubblico. Ma nei volti dei ragazzi c’è qualcosa di più profondo: negli occhi si legge la soddisfazione, la consapevolezza di aver creato qualcosa di unico, di aver contribuito a mantenere viva una tradizione che attraversa generazioni.

L’adrenalina è palpabile, amplificata dai colori vivaci e dalla musica che risuona nell’aria. Con la loro maestosità e fantasia, sono il simbolo della festa, ma anche della dedizione e del sacrificio di chi li ha realizzati. Per ogni giovane, la sfilata è il culmine di un percorso di crescita, una dimostrazione di quanto impegno e determinazione possano trasformarsi in qualcosa di spettacolare.

Senza l’impegno instancabile dei giovani cuprensi, la Sagra dell’Uva non sarebbe la stessa.

La loro energia, la loro passione e il loro desiderio di mantenere vive le tradizioni sono l’anima pulsante. Non è solo una questione di costruire carri allegorici, ma di dare vita a un evento che, anno dopo anno, continua a emozionare e a lasciare un segno indelebile nel cuore di chi lo vive, e non importa dove sei per studio o per lavoro, a settembre si torna a Cupramontana per condividere insieme agli amici di sempre questa magnifica esperienza.

I momenti di stanchezza vengono dimenticati non appena il carro prende forma e, alla fine, quando i fuochi d’artificio segnano la chiusura della Sagra, resta nei cuori il ricordo di un’esperienza che va oltre il semplice divertimento. È l’amore per la propria terra, per la propria storia e per una tradizione che si rinnova, grazie all’impegno instancabile delle nuove generazioni.

Dal palco verrà decretato il vincitore, e chi darà voce a tutto ciò avrà il compito di dire un semplice grazie a quei 300 giovani, stanchi ma felici, che anche quest’anno hanno regalato un’emozione unica.

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