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Fabriano

Fabriano Chiusura Giano: «Occupare fabbrica, cassa di resistenza e nazionalizzazione»

Presa di posizione decisa del Partito Comunista dei Lavoratori in merito alla vertenza Giano

Fabriano – “Noi operai siamo solo carne da macello”.

Queste le parole di un operaio con cui una nostra compagna ha avuto modo di parlare nel corso del presidio svoltosi il 7 ottobre 2024 davanti al Palazzo della Regione Marche. Questa frase è stata pronunciata, non a torto, mentre i vertici dell’azienda e il consiglio regionale si riunivano per prendere delle decisioni sul futuro di 195 lavorator*, per i quali è previsto un licenziamento nel gennaio del 2025 a causa della cessione di un ramo – quello che si occupa della produzione di carta per ufficio – delle Cartiere Miliani di Fabriano.

La decisione del Gruppo Fedrigoni ha suscitato profondo allarme in tutta la comunità, spingendo le istituzioni locali e regionali, i rappresentanti politici nazionali, le organizzazioni sindacali e i cittadini ad incontrarsi in un Consiglio Comunale aperto.

Come si è fatto giustamente notare in sede del Consiglio Comunale aperto tenutosi a Fabriano sabato 12 ottobre, la storia delle cartiere è intrecciata con quella del territorio e rappresentano un simbolo della nostra identità e della nostra storia industriale e per richiamare le parole del Sindaco (udite, udite!) “Non possiamo accettare che la produzione della carta, simbolo di Fabriano dal XIII secolo, venga messa in discussione da logiche di profitto che non tengono conto della storia e del tessuto sociale della nostra città”.

Si commenta da solo il fatto che tali parole provengono dall’assistente di Romano Prodi nel corso del suo primo Governo che ricordiamo ha fatto il record delle privatizzazioni in Europa. Ma ciò che si è omesso, è proprio quello di citare lo sciagurato processo di privatizzazione delle Cartiere Miliani (a partire dal 2002 l’azienda è infatti torna alla gestione privata, tramite la cessione del pacchetto azionario dell’azienda alla Fedrigoni Group di Verona) e che le scelte della dirigenza sono e saranno sempre mirate a massimizzare i profitti a discapito della forza lavoro. Inoltre, tutti gli interventi tenutisi durante il Consiglio sottolineavano (prodigandosi per raffreddare gli animi) la necessità di unità tra le forze politiche e sociali, ma sempre nel quadro delle compatibilità economiche, ovvero con le ricette che le stesse forze politiche hanno adottato in questi anni. Anni in cui Fabriano ha perso una parte cospicua del suo patrimonio produttivo: fabbriche chiuse o delocalizzate, ridimensionamento.

Sempre nel contesto del Consiglio Comunale, si sono ascoltate poi delle parole a dir poco grottesche: come ad esempio chi sosteneva che per risolvere la problematica dei licenziamenti andassero, citiamo testualmente, “rimescolate le carte” nel senso di tutelare i lavoratori giovani di quel ramo chiamando in causa quindi gli operai più anziani del complesso delle Cartiere, cioè quelli più vicini all’età pensionabile (sigh!).

La verità è che gli interessi del padronato sono sempre stati tutelati dai Governi, compreso quello attuale a guida post-fascista, che hanno devastato i diritti dei lavoratori, azzerato l’Art. 18 e instaurato il precariato e la flessibilità come modello di sviluppo e crescita economica e sociale. La stessa sudditanza la si vede nei sindacati, che pur di tutelare il loro ruolo nella burocrazia e di dare qualche piccola concessione agli operai, rinunciano a forme di lotta radicale, condannando quegli stessi operai di cui dovrebbero essere portavoce a una sconfitta certa, o a una misera e temporanea vittoria.

Il Partito Comunista dei Lavoratori esprime dunque la sua piena solidarietà ai lavoratori delle Cartiere Miliani e invita all’Unità tutte le forze politiche e sindacali conflittuali attorno ad una risposta di lotta su una linea di fatto alternativa, una piattaforma che rivendichi le posizioni di base del movimento operaio: occupazione della fabbrica, creazione immediata di una cassa di resistenza, e infine va rivendicata la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio dell’azienda per garantire il diritto incondizionato al lavoro.

È la proposta che il PCL ha avanzato e avanza controcorrente nelle assemblee dei lavoratori, nei sindacati, nei circuiti unitari dell’avanguardia.

Partito Comunista dei Lavoratori

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