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FABRIANO Le custodi del tempo, un museo dedicato alla civiltà contadina

 Mamma Elide, 92 anni portati in gran forma, le sorelle Loredana e Antonella, del Centro Agrituristico “La Ginestra”, hanno riaperto la struttura dove sono conservati gli oggetti della campagna fabrianese 

FABRIANO, 8 agosto 2020 –Riapre il Museo della Civiltà Contadina, in via Serraloggia 203, creato da Ignazio Marcaccini ed Elide Campanelli, titolari del Centro AgrituristicoLa Ginestra. «Dal 1982 al 2020 siamo di nuovo e ancora qui» lo slogan scelto da Antonella Marcaccini, che insieme alla sorella Loredana e la supervisione della loro mamma Elide, novantaduenne ma ancora in piena forma fisica e mentale, condurrà di nuovo a “far parlare di sé” una struttura che si estende in 46 ettari superfice includendo sette immobili. Oasi di verde che oltre alla parte museale si estende su uno spazio esterno fruibile da grandi e bambini e dove, grazie a due piccoli mini edifici, è possibile fruire di servizio ristoro.

Nel corso della serata che non ha previsto il solito taglio del nastro ma si è caratterizzata per la mostra di opere di Marco Cesandri di San Donnino-Genga, l’allestimento sedute di Effepi arredamenti di Federici Paolo di Arcevia e la degustazione della produzione Salumeria Tritelli annaffiata dai vini Casal Farneto, è stata offerta la possibilità di fare un tuffo nei luoghi originali degli anni Cinquanta-Sessanta. Emozionante e avvincente la puntuale ricostruzione della tipica cucina e salone rurale delle antiche case coloniche. Suggestiva ed avvincente la camera d’epoca, altrettanto per un vano adibito alla raccolta dei telai e quello dedicato alla bottega del calzolaio oltre ad un corridoio riservato alla raccolta di foto storiche con il grande fienile, tetto rigorosamente coperto da coppi e travetti di legno, che nella parte superiore accoglie una raccolta magnifica di carri, tra i quali alcuni risalenti all’Ottocento e nella parte sottostante introvabili calessi ed una rarissima motocarrozzetta.

Casa Museo Antonella-Elide-Loredana Marcaccini Sala espositiva telai Casa Museo Sala espositiva foto Sala espositiva Casa Museo Sala espositiva Carri-Birocci Una della sale Collezzioni
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Antonella, Elide e Loredana Marcaccini

Molto difficile descrivere a parole questo luogo: località Callarelle ricca di corsi d’acqua e percorso da sentieri attraverso i quali si raggiunge Collepaganello, a pochissimi km da Fabriano, costruito interamente su terrazzamenti che hanno consentito di renderlo fruibile grazie agli immobili distribuiti sui vari livelli, sia come maneggio (il primo nella città della carta) poi come agriturismo ed area camper e ora nuovamente in riuso come Museo della Civiltà Contadina, visitato negli anni da tutte le scuole della città della carta.

«La civiltà contadina è una civiltà senza stato e senza esercito…» scrive Carlo Levi e molto più modestamente, scrive il sottoscritto «In questo periodo, nella nostra zona ferve di nuovo l’attività volta a riscoprire e tramandare i valori che altrimenti andrebbero perduti» e il riferimento va all’iniziativa meritoria della famiglia Marcaccini che ora torna a fa conoscere il risultato delle ricerche raccolte nella casa rurale sita tra Fabriano ed Attiggio, dal capostipite Ignazio e come detto è difficilissimo  condensare in poche parole tutto quanto si riscopre (oggi più di ieri essendo cresciuti i reperti) visitando questa abitazione perfettamente ricostruita con abilità e pazienza incredibili dai nostri concittadini illustrare un quadro che il progresso ha già relegato in un passato remoto.

A dare il benvenuto dalla facciata del casolare, una ariosa scena agreste, un vero e proprio murales inneggiante alla natura agli animali e alla campagna. Da qui si entra in una grande sala dove la fa da padrone un camino di rilevanti dimensioni accessoriato di alari, attizzatoio, molle, caldaio, scaldaletto, scaldapiedi, fornello barbecue, ferro da stiro nei due tipi con brace o scaldato e l’immancabile padella bucherellata per le castagne. Segue la sala da pranzo con quadri e disegni del tempo passato balzano alla vista dalle pareti, prima di notare le lunghe mensole che contornano tutto il perimetro della stanza, cariche di otri, vasi, e brocche di ogni tipo.

Accanto ad una parete, sedie e tavolo coperto da una impareggiabile tovaglia in lino grezzo imbandita da scodelle, forchette, coltelli, bicchieri e bottiglie d’epoca. Entrando nella camera da letto l’occhio cade su un letto nero in ferro battuto e culla bianca finemente realizzata. Il comò eccezionalmente intarsiato, l’altro elemento che cattura l’attenzione con il lavabo di una estetica insuperabile. E poi vestaglie, mutandoni tipici, la macchinetta per tagliare i capelli, la valigia legata con la corda ed il grande ombrello, il vaso da notte, un vecchio fucile e tanto altro ancora i particolari, ognuno carico della sua storia.

Entrando nella sala degli attrezzi si ammirano bilance di ogni tipo, seghe di tutte le dimensioni, pialle, martelli, lime lampade delle più strane forme, falci, forconi, zappe, pale e tutte le masserizie necessarie al lavoro dei campi ma non mancano gli attrezzi per i lavori di casa tra cui un grande telaio, il trincia e pettina lana. Infine, ulteriore sorpresa ed interesse la visita allo scantinato, dove sono custodite una serie di carrozze tra cui in perfetto coupé dell’800, calessini a più posti e perfino una biga ed una mini diligenza per pony, il tutto corredato da selle, finimenti, gioghi e carri per buoi decorati in maniera unica. La visita termina tornando in cucina con la sua splendida madia o nella stanza che mi viene presentata come quella delle “Curiosità”, una gigantesca macchina fotografica, l’archivio stracolmo di carte, libri documenti, foto a testimonianza di un affascinante quanto sconosciuto periodo che la famiglia Marcaccini già nel 1983 da più di dodici anni aveva avviato dando la caccia all’oggetto tra soffitte, cantine, capannoni, fiere e antiquari. Un’ autentica bellezza della nostra città  che solo la passione, l’amore per il passato ed il rispetto delle tradizioni, le ricerca della semplicità, hanno permesso ai Marcaccini di ricostruire minuziosamente un insieme unico, dal profondo significato culturale in quanto conoscendo le nostre origini possiamo migliorare il futuro della nostra civiltà.

Daniele Gattucci

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