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Cronaca

Fabriano Nuove nomine in Diocesi, «Siamo servi della Sua chiesa, nessuno è padrone»

Il vescovo Massara: «L’obbedienza alle norme giuridiche della Chiesa e alle direttive del Vescovo favorisce la comunione»

Fabriano – Dodici nuove nomine, dodici nuovi “ruoli” all’interno della Diocesi di Fabriano-Matelica. Il Vescovo Massare scrive ai fedeli per illustrare le novità.

Tra le nuove nomine quella che ha senza dubbio più discutere in città è stata quella di Don Umberto Rotili come parroco della chiesa di San Facondino a Sassoferrato e dall’8 novembre anche di San Pietro, sempre nella città sentinate.

Una nomina che ha stupito molti fabrianesi, con dimostrazioni di affetto nei confronti del parroco (tra poco ex) della Madonna della Misericordia di Fabriano e qualche dubbio per questo suo nuovo compito all’interno della diocesi.

Nel corso dei giorni successivi alla nomina l’intervento di Don Umberto, che ha tranquillizzato parrocchiani e non solo.

Ma il “trasferimento” di Don Umberto non è stata l’unica nomina per la città, perché Don Alberto Rossolini sarà il nuovo parroco della Misericordia con Don Francesco Olivieri come vicario.

«Le decisioni pastorali – ha scritto il Vescovo nella lettera pastorale – come trasferimenti e nomine, non sono mai facili e sono influenzate da vari fattori. Tra questi, l’età dei presbiteri, il tempo di permanenza in una determinata parrocchia, la necessità di riorganizzare il ministero presbiterale, specialmente quando si tratta di servire più parrocchie, e la progettazione di nuove metodologie pastorali. Ogni provvedimento è stato preso con riflessione e preghiera, dove ho chiesto al Signore di illuminare il mio cuore per un discernimento saggio e profetico e dopo un confronto personale con i singoli sacerdoti interessati, che hanno condiviso le scelte da me proposte».

«La nostra è composta da comunità parrocchiali diversificate – ha concluso il Vescovo Massara – tutti questi fattori hanno motivato la scelta di unire più parrocchie, che giuridicamente rimarranno tali, sotto un unico parroco e più collaboratori. È fondamentale che, quando si lascia una parrocchia, si pensi a ciò che troverà il successore, favorendo un passaggio non traumatizzante, ma fruttuoso, senza incentivare “nostalgie e pellegrinaggi”. Ricordiamo che tutti siamo servi della Sua Chiesa, nessuno è padrone. La parrocchia non è mai proprietà del parroco; il sacerdote è chiamato a servire nella carità. L’obbedienza alle norme giuridiche della Chiesa e alle direttive del Vescovo favorisce la comunione».

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