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FABRIANO “Otello Circus”: uno spettacolo che sarebbe piaciuto a Fellini

Uno spettacolo per farsi travolgere dalle emozioni

Otello Circus

FABRIANO, 15 gennaio 2020 – “Otello Circus” arriva al “Gentile” di Fabriano questa sera alle ore 21 (giovedì 16 replica per le scuole alle ore 11) su iniziativa del Comune di Fabriano e dell’AMAT, con il sostegno di Fondazione Cariverona.

Uno spettacolo intenso e profondo, che “trasforma” l’Otello Giuseppe Verdi e William Shakespeare nella narrazione delle vicende di un vecchio circo con i personaggi a raccontare la loro tragedia.

In scena gli attori del Teatro la Ribalta-Kunst der Vielfalt (vincitori con Viganò del premio Ubu 2018), uomini e donne alle prese con difficoltà e fragilità quotidiane, che grazie al teatro fanno sbocciare la loro vocazione come ci è stato raccontato dal regista Antonio Viganò.

Come nasce l’esperienza del Teatro della Ribalta?

È una storia che parte nel 1995 come regista della compagnia francese Oiseau Mouche, la prima compagnia teatrale Europea costituita da uomini e donne in situazioni di disagio che hanno effettuato lunghe tournee in Italia, passando anche per la Marche, Fabriano compresa. Dopo il mio ritorno in Italia mi chiesero di mettere a frutto la mia esperienza e la situazione di Bolzano mi ha permesso di tentare la strada della creazione di una compagnia professionale simile, una strada per incontrare dei mondi.

Una scelta ben precisa quindi?

Sì, una scelta politica: dimostrare che tutti questi attori possono e sono qualcosa di diverso ed oltre la loro malattia e la loro condizione, ecco perché la scommessa della “professionalizzazione”. Portano con loro delle ombre e tutto il loro vissuto, ma sono in grado di inventarsi in modo diverso: possono sognare e cambiare il loro il quotidiano. Una compagnia, e degli attori, con un ruolo molto importante: quello di rompere i paradigmi e dimostrare che ci si può inventare anche in una maniera diversa da quella visibile agli occhi.

Come mai la scelta di portare in scena “Otello”?

È sempre stato un mio sogno nel cassetto, ma a questo dobbiamo unire anche la capacità degli attori di portare in scena una rappresentazione così complicata, senza dimenticare l’orchestra AllegroModerato,  orchestra sinfonica composta da professionisti e da persone con disagi e fragilità. Tutto questo ci ha permesso di portare in scena teatro e lirica, Verdi e Shakespeare.

Come mai la scelta di “trasformare” Otello in Clown?

Ho sempre avuto l’impressione che i protagonisti potesse essere “tradotti” in circensi. Una mia personalissima visione che anche dal punto di vista artistico ci ha dato molte soddisfazioni.

Il teatro come riscatto per chi vive situazioni di difficoltà e disagio?

Ogni volta che andiamo in scena affrontiamo una sfida: quella di far in modo che il prima possibile che le difficoltà diventino abilità sul palco e quindi comunicazione. Capacità di andare oltre sé stessi per raccontare una storia, con lo strumento narrativo rappresentato dai corpi e dalla fisicità degli attori. La comunicazione deve prendere il sopravvento, facendo dimenticare allo spettatore qual è il soggetto sociale a raccontare. L’obbiettivo è farsi travolgere dalle emozioni.

Saverio Spadavecchia

©RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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