Attualità
FABRIANO Terrasanta, viaggio dove la fede è giovane
2 Agosto 2020
Più che un libro è un percorso spirituale quello che Leonardo Capitanelli racconta della sua esperienza nel pellegrinaggio dove hanno vissuto i primi discepoli della fede cristiana
FABRIANO, 2 agosto 2020 – “A noi esseri umani, inconsueti turisti della Terra”, con questa dedica suggestiva comincia “Sulle strade assolate”, libro di Leonardo Capitanelli, classe 1989 che attualmente vive a Senigallia. Questo suo intenso e al contempo semplice diario di viaggio nasce da un viaggio in Terrasanta. Abbiamo avuto una piacevolissima conversazione con lui.
Leonardo, come sei finito in Terrasanta e che tipo di esperienza è stata per te?
«Tutto è nato grazie ad un gruppo musicale, i The Sun. Li conoscevo da anni, già da prima della loro conversione. Quando nel 2014 proposero il viaggio in Terrasanta ero molto incuriosito. Poi non sono partito, ma vedendo tutte le testimonianze mi sono deciso per il viaggio del 2016. Non avevo mai pensato di andare in Terrasanta, non ne percepivo l’importanza. Ho voluto sperimentare in prima persona questa grande esperienza che tutti dicono essere questo pellegrinaggio. All’inizio ero preoccupato perché sono molto introverso e non conoscevo nessuno. È stato invece molto piacevole perché questo mi ha lasciato aperto al nuovo, al coinvolgimento. Si scoprono i pellegrini che viaggiano con te e si osserva il mondo in sé e il mondo attraverso gli altri. È una questione di ottica e prospettiva. È stata un’esperienza fantastica, non me l’aspettavo così, certamente non di tipo intellettualistico. A volte nel pellegrinaggio si punta molto sul lato storico delle vicende scadendo nell’intellettualismo e ascoltandosi poco. Invece in ogni tappa hanno creato il giusto ambiente per cui sono entrato in me e ho vissuto quell’esperienza che forse hanno vissuto i discepoli, certo in modo diverso. Ho compreso meglio i passi del Vangelo. Una grande ricchezza sono le persone che vivono lì, luogo e gente carica di spiritualità e contraddizioni».
Da qui poi al libro.
«Sì, perché questa esperienza mi ha fatto tornare indietro, quasi partire da capo nel mio percorso spirituale. Mi sono sorte piccole e semplici domande che hanno molto a che fare con il quotidiano del proprio credo. Il libro è venuto molto semplice e non è stato creato a posteriori, è un diario di viaggio che è uscito di getto, l’ho rielaborato poco. Volevo che una persona si catapultasse con me nel viaggio, come se lo vivesse con me. Temevo di pubblicare il libro perché è molto semplice. È importante per me che persone di un certo livello intellettuale abbiano apprezzato un’opera così piccola e semplice. È molto scorrevole, ma introspettiva e semplice. Lì ho fatto l’esperienza di un bambino che si avvicina di nuovo allo Spirito, non è un percorso che ho vissuto da adulto, è il piccolo Leonardo che parte da capo».
Ci vuole del vero coraggio per riuscire a mettersi in discussione in questo modo, da adulti.
Ho dovuto farmi forza per questo. Dentro qualcosa mi diceva di no: la vita è ricerca che forse non finisce mai. Se si chiude tutto dietro uno standard, anche buono, ma finisce la ricerca, non si toccano dei punti importanti di sé e non si cambia mai. Rimanere identico per tutta la vita non mi piace. Anche ora cerco stimoli spirituali, più silenziosi e pacati, ma non per questo meno fondamentali per la propria vita. Cambiare e migliorare sono cose fondamentali. Farsi vedere tutto d’un pezzo sembra bello, ma in realtà abbiamo tutti fragilità e questo è il lato che ci fa essere umili per ricominciare sempre da capo ed avere così anche una relazione migliore con gli altri.
Perché un libro su questo viaggio?
«Viaggio e libro non si possono scindere. Il libro ripercorre le tappe del viaggio, dalla partenza alla Galilea, al Mar Morto, Mar Rosso, deserto del Negev, Betlemme e Gerusalemme. L’idea è partita da un amico prete che mi ha incentivato a scrivere. Avevo scritto altri tre diari di viaggio e il mio amico mi suggerì di scriverne uno su quello che stavo vivendo. Fu lui a dare il titolo al libro. Mi sono fidato e ci ho provato. Non ho toccato la struttura del 2016. Chi legge il libro ripercorre sia le tappe geografiche che non quelle interiori, le mie riflessioni e ciò che mi sono portato a casa».
C’è qualche momento di particolare emozione che vuoi condividere con i lettori?
«Tra i vari momenti ne ricordo uno, in occasione della visita al Lago di Tiberiade. In quell’anno avevo riflettuto più volte sulle beatitudini e sull’episodio per me cruciale che narra dei discepoli in mezzo al lago, spaventati dalla tempesta che Gesù poi placa. In quel periodo della mia vita mi ha colpito tanto. Se hai fede in qualcosa di più grande le acque si calmano e quel giorno particolare non tirava un filo di vento. In mezzo al lago, il vescovo ha fatto la sua catechesi, era caldissimo. Le sue parole entravano in una dimensione profonda che in un certo senso mi ha trasportato in quell’esperienza dei discepoli per cui una connessione con Cristo fa sì che tutto vada bene. In quell’istante mi sono messo anche a piangere, senza farmi vedere. Tutte le tensioni sono scomparse e mi sono totalmente rilassato. Noi siamo abituati a questo clima di tempesta ed è proprio in questi casi che dobbiamo ricordare questa esperienza di tranquillità».
Parliamo delle vicende editoriali che ti hanno portato alla pubblicazione.
«Ho deciso di farlo pubblicare da una casa perché i primi li avevo pubblicati da solo sia per libertà di espressione e che di design. Per questo libro invece volevo la pubblicazione da parte di una casa editrice per avere responso e appoggio di un altro che con me scommetteva sull’opera. Ho scelto la Tau perché mi aveva colpito un libro che avevo letto e il loro stile, dalla copertina alla scelta del font. Si sono rivelati molto professionali. Inviato il manoscritto, l’hanno approvato ed è iniziata una collaborazione insieme».
Cosa aspetta per il futuro il Leonardo autore?
«Per prospettive future senz’altro le presentazioni di “Sulle strade assolate” che stiamo programmando per settembre. Riguardo altre opere ne ho già due concluse. Una su tematiche spirituali per bambini e l’altra riguarda il kung fu, l’arte marziale che pratico e parla di una realtà, la mia scuola, che sta aiutando molte persone a trovare posto nel mondo, e a fare un percorso».
Danilo Ciccolessi
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