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Cronaca

Jesi Ambulanze bloccate per ore al pronto soccorso

Impossibilitate a trasferire i pazienti che avevano a bordo, un mezzo dirottato all’ospedale di Senigallia dove è rimasto di nuovo fermo

Jesi – Ancora una volta il pronto soccorso dell’ospedaleCarlo Urbani si è trasformato in un parcheggio forzato per ambulanze, con sei automezzi bloccati per ore, impossibilitati a trasferire i pazienti che avevano a bordo.

Una circostanza che sia i cittadini che gli operatori del settore vedono riproposta, non è una novità, insomma, e che mette in luce le persistenti difficoltà nella quali si trova a operare il reparto.

Nella mattinata di ieri, infatti, sei ambulanze, tra le quali tre appartenenti ai servizi di emergenza della Croce Verde di Jesi, quindi della Croce Gialla di Morro d’Alba, della Croce Verde di Cupramontana e della Croce Gialla di Agugliano sono rimaste in attesa che si liberassero le barelle, intrappolate in un pronto soccorso sovraffollato e in diffocltà oggettiva nel gestire l’afflusso dei pazienti.

La situazione si è protratta per ore: la Croce Gialla di Agugliano è stata la prima a lasciare l’ospedale intorno alle 13, mentre le tre ambulanze di Jesi sono rimaste bloccate dalle 10.30 alle 15, dalle 12 alle 16, e dalle 13 alle 17, rispettivamente.

Non solo, gli operatori di Jesi, dopo essere tornati operativi, si sono ritrovati nuovamente bloccati al pronto soccorso con nuovi pazienti, quibdi sono srati dirottati all’ospedale di Senigallia, ma anche qui bloccati nuovamente.

Gli operatori di Cupramontana, invece, sono arrivati in ospedale intorno alle 10 e sono riusciti a rientrare in sede solo alle 16.30, obbligati a chiedere un cambio turno direttamente dall’ospedale.

Questa non è una situazione isolata. Situazioni simili si sono verificati anche in passato, evidenziando sempre le stesse criticità: mancanza di barelle e un’organizzazione che sembra incapace di adattarsi alle esigenze del territorio. Il pronto soccorso, infatti, non può prendere in carico più di un certo numero di pazienti a causa della limitata disponibilità di postazioni con ossigeno, monitor e altre attrezzature essenziali.

Tuttavia, il sovraccarico non è una novità. Ciò che colpisce è l’assenza di soluzioni strutturali per affrontare un problema che si ripete con allarmante regolarità.

Questa situazione è destinata a ripetersi, lasciando i cittadini che devono ricorrere alle cure mediche, e gli stessi sanitari in servizio, del tutto impotenti. 

La domanda che tutti si pongono è: quando ci si deciderà finalmente ad affrontare il problema alla radice, con interventi concreti e non con semplici promesse di potenziamento?

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