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Cronaca

Jesi Ambulanze in coda al pronto soccorso, «manca una risposta seria»

Dopo l’ennesimo caso di blocco per il sovraffollamento, il sindaco Lorenzo Fiordelmondo: «L’emergenza ha bisogno di una reazione immediata», Pasquale Liguori, Tribunale del Malato: «Un’organizzazione tutta da rifare»

Jesi – Dopo l’ennesimo episodio di sovraffollamento al pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani”, il sindaco Lorenzo Fiordelmondo ha deciso di intervenire pubblicamente e di prendere posizione su una situazione che definisce ormai «insostenibile».

Sei ambulanze, come avevamo riportato, sono rimaste bloccate per ore in attesa che si liberassero le barelle. Il risultato è stato un vero e proprio parcheggio forzato che ha evidenziato, ancora una volta, la mancanza di risorse e l’incapacità strutturale del pronto soccorso di rispondere adeguatamente alle esigenze del territorio.

«Ho raccolto un ulteriore e consolidato disagio – ha dichiarato il Sindaco –. Il mio è un richiamo alla politica regionale affinché venga data una risposta seria, adeguata e strutturata a uno scenario che si manifesta non di rado».

Lorenzo Fiordelmondo

Il Sindaco ha sottolineato come il pronto soccorso si trovi spesso a operare senza il supporto territoriale necessario, con una carenza di risorse mediche e sanitarie che lo costringe a funzionare come un vero e proprio reparto, piuttosto che come il luogo deputato a gestire le emergenze.

«Non possiamo attendere i soli ospedali di comunità, l’emergenza ha bisogno di una reazione immediata. È evidente che occorrono maggiori risorse mediche e sanitarie, la piena disponibilità dei posti letto ospedalieri e delle Residenze assistenziali protette».

Inoltre, ribadisce la necessità di interventi tempestivi e risolutivi: «Tale situazione richiede ormai una soluzione puntuale e solerte».

Pasquale Liguori

«Una situazione che vedo ogni giorno – afferma Pasquale Liguori, coordinatore del Tribunale del Malato -,  ma mi domando se abbiamo veramente bisogno di un ospedale di comunità, costruiremo cattedrali nel deserto e non avremo nessuno da metterci dentro. Quello che da anni ritengo necessario è un ampliamento della struttura e abbiamo spazi all’esterno per potenziare il pronto soccorso, due o tre stanze in modo da dare dignità e sicurezza alle persone ricoverate, che sono costrette a restare per giorni su barelle. Al momento l’Osservazione breve intensiva (Obi) è al quarto piano dell’ospedale, è un’organizzazione tutta da rifare».

Cittadini e operatori sanitari restano quindi in attesa di segnali tangibili che possano restituire fiducia al servizio sanitario che appare sempre più in affanno.

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