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JESI “Antigone sfida la legge”: Lectio Magistralis del prof Animali al Galilei
24 Novembre 2020
Nell’aula virtuale dell’Istituto, per la sezione Frammenti del Novecento, l’intervento del docente di Diritto ed Economia
JESI, 24 novembre 2020 – Dalle ribelli di ieri a quelle di oggi. Dalla mitologia greca fino ai tempi nostri il tutto rivisto in chiave giuridica.
Se n’è parlato lo scorso mercoledì pomeriggio nell’aula virtuale d’Istituto per la sezione Frammenti del Novecento, nella lectio magistralis del professore di Diritto ed Economia del Liceo delle Scienze Umane dell’Iis Galilei (foto in primo piano), Samuele Animali, giurista ed ex presidente di Antigone Marche.
All’iniziativa va il plauso del Dirigente dell’Iis Galilei, Luigi Frati che di recente ha visto assegnare nella classifica di Eduscopio la prima posizione nelle Marche per il terzo anno consecutivo alle Biotecnologie e che punta a far diventare anche il giovane Liceo delle Scienze Umane un‘eccellenza del panorama locale.
Chi non ricorda lo sguardo fiero di Carola Rackete la capitana tedesca che portò in salvo un barcone pieno di migranti per stato di necessità, non rispettando le leggi. Al di là delle posizioni, Carola incarna oggi l’Antigone di ieri, quella della tragedia di Sofocle, lo spirito ribelle.
Quello di una donna, un essere umano nella sua fragilità e nella sua volontà di riscatto morale che sfida la legge.
«Antigone è il debole che si ribella al forte, la donna che si ribella all’uomo, il giovane che si ribella all’anziano».
Così ha descritto Antigone il professor Samuele Animali descrivendola quasi come una vittoria dell’individuo sulla società.
Le ragioni di Antigone
«Le ragioni di Antigone sono tante – ha sottolineato Animali – e partono dalla ribellione contro la negazione di inalienabili diritti umani».
La figura di Antigone dei miti greci inaugura la stagione della ribellione, una disobbedienza che potrebbe essere considerata però virtù morale. Un excursus che passa anche attraverso la filosofa Hannah Arendt sull’obbligo morale, quello di desistere agli ordini ingiusti. Una legge, quella morale, che diventa superiore alle leggi dell’uomo. E poi il cambiamento interiore descritto da Gandhi per toccare infine altri grandi protagonisti: Tolstoj, Martin Luther King, Don Milani.
Le ragioni di Creonte
Anche Creonte ha le sue ragioni che impediscono di fatto la sepoltura di Polinice, fratello di Antigone, ma mentre il re si preoccupa di punire un traditore con la legge della città, Antigone si preoccupa della famiglia e di tutto ciò che implica l’Oikos, la casa.
Creonte si appella alla legge suprema che non può essere violata, mentre per Antigone l’importante è ciò che ha di più caro.
«L’ordine e la sicurezza si mantengono rispondendo alle leggi – ha aggiunto il professore di Diritto ed Economia -. Creonte ad esempio risponde alla patria, mentre Antigone alla famiglia seguendo la legge morale. I morti contano, ma non tutti i morti sono uguali» ha evidenziato Animali accennando anche al caso Cucchi, caso dove emerge la brutalità dello Stato che dovrebbe dare l’esempio.
Nelle contraddizioni di Antigone c’è la differenza tra Polis greca, fatta di appartenenza e dello ius sanguini, e la civitas romana, basata sull’inclusività della Civitas che va al di là dell’appartenenza sociale, del colore della pelle e dove si ha la conciliazione con la diversità.
Infine, un dilemma che tocca anche i nostri giorni: come stabilire se le leggi siano giuste o ingiuste? Il professore Animali non traccia una posizione, ma è fermo nel dire che «se si rinnegano le leggi si mette in discussione la civitas – ma soprattutto che – non si può negare la necessità della legge».
Difatti la giustizia, che ognuno di noi cerca, per Animali deve stare dentro un preciso limite, quello della legge. A chi dar ragione, dunque, ad Antigone o a Creonte?
«Forse – ha concluso Animali appellandosi soprattutto al buon senso – hanno ragione entrambi: “di fatto il diritto si evolve con la comunità. Il diritto è sopra alla politica”. E dunque la legge che “deve essere protetta perché rappresenta un fine, ma cum grano salis».
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