Cronaca
Jesi Antonio Mancini: «Sono morto a 85 anni? Almeno altri dieci li ho assicurati»
L’ex componente della Banda della Magliana che vive a Jesi da oltre un ventennio racconta come ha vissuto l’errore mediatico, «qui ho iniziato una nuova vita»
4 Gennaio 2024
Jesi – Antonio, come ha preso la notizia della sua dipartita?
Una domanda forse scontata, quella rivolta ad Antonio Mancini, ma di certo è servita per rompere il ghiaccio.
«Stanotte non ho chiuso occhio – ha ammesso ieri mattina – è stato un via vai di messaggi, ai quali ho risposto da vivo e vegeto, meglio così, essere ancora vivo e smentire una fake news», ci ha risposto sorridendo.
È vivo e sta bene Antonio Mancini, l’ex componente della Banda della Magliana che risiede a Jesi da 20 anni e che per qualche ora è stato protagonista involontario di una bufala mediatica che aveva diffuso, il 2 gennaio, la notizia della sua morte.
E’ proprio lui il primo a ironizzare su questa morte anticipata, ripresa dai mass media nazionali, e anche sull’età che gli è stata attribuita, sempre dalle notizie in circolazione.
«Io ho dieci anni di meno, 75», ha tenuto a precisare.
«Ho due figlie e quattro nipoti, potete immaginare le lacrime e i pianti di ieri. Li ho tranquillizzati, “prima di piangere aspettate… domandate!”, mi ha chiamato anche una mia amica giornalista che mi ha detto: “hai fatto la prova per vedere chi ti segue al funerale?”, e la cosa mi ha fatto sorridere».
«Sto scrivendo un libro su chi è davvero deceduto – ha raccontato -, di solito sono i giornalisti che dopo la morte di un personaggio conosciuto ne raccontano la vita, io invece la sto scrivendo facendo parlare proprio i morti» ha detto, ma resta ancora riservato il contenuto di questo suo nuovo libro.
«Quando ho appreso la notizia della mia morte, mi è venuto da sorridere e ho pensato “qui sono morto anche io e nessuno me lo ha detto!”, ma per sconfiggere la paura della morte bisogna ironizzare».
Prendiamo un caffè e continuiamo a parlare di quell’errore mediatico che in poco tempo ha fatto il giro della cronaca nazionale per essere smentito subito dopo, anche il Tg1 ne ha parlato.
A passare a miglior vita, infatti, non è stato Antonio ma Luciano Mancini, anche lui componente della Banda della Magliana, scomparso nella giornata del 2 gennaio all’età di 85 anni. L’omonimia tra cognomi ha innescato il malinteso.
Antonio Mancini, protagonista della criminalità romana tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90, nato e vissuto a Roma nel quartiere San Basilio, nei primi anni ’80 diventò uno dei componenti della famigerata Banda della Magliana, organizzazione criminale con attività che andavano dai sequestri di persona al controllo del gioco d’azzardo e delle scommesse ippiche, dalle rapine al traffico di droga.
Ma nel 1994 Antonio diventò collaboratore di giustizia, interrompendo così la sua carriera criminale e decidendo di collaborare a viso aperto con gli inquirenti senza nascondersi, «quando fai una scelta di vita è inutile nascondersi», ha sottolineato.
Dopo aver pagato il suo debito con la giustizia, è arrivato il cambiamento, una scelta voluta, perché «cambiare si può, basta volerlo davvero». Così ha ricominciato la sua nuova vita proprio a Jesi, dove abita ormai da oltre 20 anni, da quando è diventato un altro uomo.
«Devo tutto a un Ispettore di Polizia, Angelo Sebastianelli, al presidente dell’Anffas, Antonio Massacci, e al Comune di Jesi, che mi hanno offerto la possibilità di reinserirmi nella società. Ho fatto tutta la mia galera, il carcere duro, poi per 10 anni ho avuto la possibilità di restituire qualcosa».
Lui, infatti, a Jesi si è reinserito nel mondo del lavoro come assistente nel trasporto dei disabili, grazie proprio all’ispettore Angelo Sebastianelli, al Comune e all’Anffas, ma sopratutto grazie alle famiglie che dopo una diffidenza iniziale lo hanno accolto.
«Mi hanno aperto le porte permettendomi di svolgere la mansione di assistente nel pulmino comunale che accompagnava i disabili, in quel pulmino ogni giorno era festa, per me loro non erano disabili, il disabile ero io, io che avevo ferite da curare», così ha descritto la sua nuova vita Antonio Mancini, il riscatto dall’uomo che era e che ha lasciato il posto all’amore per gli altri e per se stesso.
E ci saluta ironizzando: «Ieri con quella notizia mi hanno allungato la vita, sono morto a 85 anni, hanno detto i giornali, almeno altri dieci li ho assicurati».
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