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Cronaca

Jesi Area verde della “Leopardi” intitolata al maestro Alberto Manzi

La vita del docente che ha alfabetizzato l’Italia è stata al centro degli incontri rivolti a studenti e insegnanti nell’ambito di Jesi Educa 2024

Jesi – E’ stata approvata dalla Giunta comunale la proposta di intitolare il parco antistante la scuola secondaria di I grado Giacomo Leopardi al docente, pedagogista e scrittore Alberto Manzi (1924 – 1997).

Proprio alla figura dell’insegnante sono stati dedicati nell’arco dell’anno scolastico appena trascorso diversi appuntamenti formativi che hanno coinvolto insegnanti e alunni, nell’ambito dell’iniziativa Jesi Educa e del Patto Educativo, promossi dal Comune con la partecipazione degli Istituti scolastici della città, organizzando attività mirate per ogni ordine e grado.

Come previsto dalle Politiche per l’Istruzione e la Formazione – stabilite nelle linee guida del mandato dell’Amministrazione gli uffici comunali hanno spiegati che «la scuola sarà stimolata come uno spazio di buone pratiche concepite nell’intento di contribuire, anche grazie agli stimoli offerti dalla pratica didattica, alla formazione di cittadini autonomi e responsabili, alla creazione di ambienti stimolanti e inclusivi che contribuiscano a ridurre o eliminare ogni tipo di svantaggio».

Individuando nella Comunità educante «l’insieme degli attori territoriali che si impegnano a garantire il benessere e la crescita di ragazze e ragazzi».

Una collaborazione suggellata dal Patto territoriale.

«Il Tavolo della Comunità educante, organismo di rappresentanza del Patto territoriale – ha spiegato l’Amministrazione – nel 2024 ha concentrato l’attenzione sulla figura del maestro Alberto Manzi, noto principalmente per aver condotto la fortunata trasmissione televisiva “Non è mai troppo tardi”, messa in onda fra il 1960 e il 1968.

Il maestro da una piccola classe di bambini, all’improvviso si trovò ad avere una classe grande quanto l’Italia. Ogni sera, prima di cena, dopo una faticosa giornata di lavoro magari nei campi, uomini e donne, spesso anziani, si mettevano davanti alla televisione o davanti ai circa 2.000 punti di ascolto allestiti in tutta Italia per raggiungere anche coloro che non possedevano un televisore, per seguire quel “Corso di istruzione popolare per adulti analfabeti”, come recitava la sigla iniziale.

Le tappe dell’insegnamento

Nel 1961, infatti, l’anno dopo l’inizio della trasmissione, il censimento degli italiani registrava più dell’8% di analfabeti (6,6 % di uomini, 10% di donne). Con quella trasmissione e con quel maestro Manzi l’Italia accettò l’idea che l’alfabetizzazione e la crescita culturale erano ormai un bisogno sociale e collettivo. Il maestro Manzi, come ormai tutti lo chiamavano, cambiò la vita dei nostri bisnonni generando un vero e proprio tsunami sociale. Moltissimi anziani che seguivano le lezioni conseguirono la licenza elementare cambiando in meglio la situazione dell’analfabetismo nell’Italia di allora.

Solo nel primo anno 35.000 italiani ottennero il diploma e al termine dei cicli di trasmissione, nel 1968, era riuscito a far prendere la licenza elementare a un milione e quattrocentomila italiani: un successo straordinario che gli fece avere, nel 1965, al Congresso internazionale degli organismi radio-televisivi che si tenne a Tokio, il premio dell’Unesco come uno dei migliori programmi televisivi per la lotta contro l’analfabetismo.

Alberto Manzi, il maestro Manzi, non smise mai di fare scuola e portò avanti sempre le sue idee, spesso innovative e in controtendenza, pagandone di persona, spesso, le conseguenze.

Come quando decise di non scrivere le schede di valutazione scolastica sostituendole con un timbro che si inventò e su cui aveva scritto: Fa quel che può, quel che non può non fa.

Alberto Manzi fu non solo un maestro ma, diremmo oggi, anche un grande divulgatore.

I suoi metodi innovativi e creativi per insegnare passavano dai disegni, che con bravura sapeva realizzare su fogli bianchi con il carboncino, per arrivare alla lavagna luminosa in Tv, che utilizzò per primo, e a un robot per giochi educativi.

Innovativo quindi nella metodologia ma anche nei contenuti: agli argomenti del programma ministeriale univa attualità, cultura e curiosità fino ad arrivare alla poesia, alla filosofia e alla teologia, all’esistenza. E, come oggi i nostri smartphone sono pieni di divulgatori, formatori e influencer, nella sua aula televisiva Manzi ospitò anche celebrità come Bartali e Aldo Fabrizi, coniugando in maniera perfetta ogni tipo di argomento anche attraverso i personaggi di successo del tempo.

Seppe, in sostanza, utilizzare la televisione in maniera innovativa sfruttandone appieno le potenzialità e per molto tempo la televisione divenne quindi, almeno a quel tempo, buona maestra.


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