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Cronaca

Jesi Autismo e mondo del lavoro, nuove opportunità con “Working School” – Video

Il progetto realizzato in collaborazione da Asp Ambito 9 e Coos Marche propone una scuola-laboratorio in cui i giovani affetti da disturbo dello spettro autistico possano sperimentare le competenze lavorative per poi proporsi alle aziende

Jesi – Una concreta opportunità di confrontarsi con il mondo del lavoro ed entrare a farne parte con una base di competenze già consolidate, è l’ambizioso obiettivo di Working School, il progetto dedicato ai ragazzi affetti da disturbi dello spettro autistico, di età compresa tra i 14 e i 20 anni, presentato ieri, presso la sede dell’Istituto Santo Stefano, in Viale Don Minzoni.

«Il progetto sperimentale partito pochi mesi fa – il primo giugno – ha ottenuto finanziamenti regionali nell’ambito del programma provinciale “In&Aut” di cui l’Asp Ambito 9 è capofila – ha spiegato il direttore di Asp 9, Franco Pesaresi – . Ammontano a 800mila euro i fondi stanziati dal Ministero della disabilità per la Regione Marche, 134mila euro sono quelli destinati al nostro territorio».

«La prospettiva di trovare una collocazione lavorativa non è niente di nuovo, ma la novità è che stavolta ci proviamo davvero grazie all’impegno di tanti soggetti diversi che si sono messi in rete per realizzare in modo concreto le attività e grazie anche al contributo delle aziende del territorio».

L’obiettivo finale della Working School, infatti, è permettere ai ragazzi autistici una reale inclusione nel mondo del lavoro attraverso un percorso a step, che parte dalla valutazione delle competenze iniziali e prevede l’insegnamento delle abilità lavorative in un contesto protetto e controllato. Un laboratorio realizzato ad hoc con sei postazioni di lavoro, su cui i ragazzi possono ruotare per apprendere e sperimentare competenze diverse, valutando quindi, insieme agli educatori, quelle più congeniali alla loro predisposizione individuale.


Il progetto prevede poi un inserimento di prova in azienda con il supporto di un tutor, durante il quale saranno indicate dal personale le competenze da migliorare o rivedere. Quindi si fa ritorno nel laboratorio controllato per affinare la tecnica, fino ad arrivare all’inserimento definitivo con un tirocinio in azienda.

«L’idea di dedicarci a questo progetto è venuta dalla constatazione che su 400 persone con autismo che seguiamo in Asp Ambito 9, sono 88 quelli in età scolare, che frequentano cioé la scuola superiore e alla fine degli studi dovranno confrontarsi con l’inserimento nel mondo del lavoro – ha spiegato Nora Bianchi, responsabile della U.o.c. Disabilità -. Quindi ci siamo chiesti: Che possiamo fare per loro quando usciranno dalla scuola? Così abbiamo cominciato a bussare alle aziende del territorio, alle quali abbiamo domandato la disponibilità a collaborare al progetto, cercando di capire quali sono i segmenti della filiera produttiva scoperti, quelli nei quali c’è richiesta di lavoratori».

Il progetto vede la collaborazione di Asp e Coos Marche, che ha messo a disposizione il personale educativo, la figura dell’analista del comportamento, un neuropsichiatra infantile, un senior tutor e ovviamente prevede l’adesione delle aziende del territorio, per ora sono due: la Paradisi e la Esi Floor, che hanno dimostrato una particolare sensibilità e attenzione nei confronti del sociale.

«Nel laboratorio realizzato per il progetto ci sono sei postazioni in cui vengono simulate le varie attività lavorative, il giardinaggio, il supermercato, il ristorante, il settore metalmeccanico, la sistemazione dei cartoni, i vestiti», ha spiegato Vincenzo Mirenda di Kos Group.

«I ragazzi si stanno sperimentando nell’apprendimento delle diverse mansioni che possono praticare a rotazione. Stanno sperimentando la loro abilità e scoprono in cosa sono bravi. Poi facciamo una lista delle cose che sanno fare meglio».

«Un progetto sociale sanitario che colma il vuoto di un servizio sul territorio e realizza le competenze dei professionisti che fanno della riabilitazione il recupero di un ruolo sociale attivo – ha affermato Antonio Bertone, direttore dei Centri ambulatoriali territoriali, aggiungendo che -, realizziamo un percorso facilmente riproducibile in altre realtà e con altri partner. Oggi c’è la disponibilità sociale e culturale per scardinare la vecchia credenza che assumere una persona con disabilità è fonte di problemi. Questo progetto restituisce all’azienda una persona produttiva a tutti gli effetti».

Molto positiva anche la testimonianza della mamma di uno dei sei ragazzi che sono stati inseriti nel progetto e che ha parlato di «un ambiente accogliente e ben organizzato, che dà concretezza al futuro lavorativo dei ragazzi e che le famiglie sperano possano diventare un percorso duraturo».

L’unico aspetto debole del progetto è attualmente quello economico, ha confermato la presidente di Asp 9, Gianfranca Schiavoni.

«Il finanziamento regionale termina a fine dicembre di quest’anno e la grande sfida è di rinnovarlo per il 2025, ma non solo, di farlo di ventare un progetto di riferimento che abbia una vita duratura nel territorio, questo sarà possibile solo se riusciremo a coinvolgere anche altre aziende nel progetto».





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