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Cronaca

Jesi Casa delle donne: assistenza e prevenzione

Intervista a Lucia Paolinelli, volontaria dello sportello antiviolenza, dal 2007 vi si sono rivolte in 500, nel 2022 in 52, sostegno psicologico e legale, ospitalità, tra i servizi offerti

di Cristina Amici Degli Elci

Jesi, 6 gennaio 2023 – Lo sportello antiviolenza della Casa delle donne, attivo in città dal 2007, è un luogo di donne per le donne.

All’interno prestano servizio volontario varie figure professionali, come psicologhe, avvocate, insegnanti, educatrici, con l’obiettivo di accogliere e prestare assistenza alle donne che subiscono violenza di genere, tra cui la violenza psicologica, economica, fisica, sessuale e lo stalking.

Circa 500 i casi seguiti dallo sportello in questi anni, per il 60% si tratta di donne italiane, per il 40% straniere. Al centro delle attività c’è anche l’opera di sensibilizzazione e formazione per prevenire i comportamenti violenti e diffondere un cambiamento culturale contro i comportamenti sessisti.

Da poco si è conclusa l’attività di sensibilizzazione negli Istituti scolastici superiori cittadini. Facciamo il punto con Lucia Paolinelli, avvocata, volontaria alla Casa delle donne.

Casa delle donne

Da quanto tempo esiste la Casa delle donne e quante ne avete aiutate finora?

«La Casa delle Donne è lo sportello antiviolenza di Jesi, attivo dal 2007. Nel 2022 sono state 52 le donne che si sono rivolte a noi. Dall’inizio dell’attività, circa 500».

In cosa consiste il vostro intervento?

«Lo sportello antiviolenza è un luogo di donne per le donne, in cui coloro che subiscono una qualsiasi forma di violenza di genere vengono accolte. Per “violenza di genere”, si intende il fenomeno sociale strutturale della violenza del genere maschile su quello femminile, che si manifesta in differenti forme, tra cui la violenza psicologica, economica, fisica, sessuale, stalking»

«L’ accoglienza delle donne vittime di violenza di genere consiste nell’offerta gratuita di servizi: l’ascolto, telefonico e di persona, la presa in carico del caso, ovvero la predisposizione di un percorso personalizzato di uscita dalla violenza, che prevede il supporto psicologico, legale, il raggiungimento dell’autonomia (lavorativa, abitativa) e, se necessaria, l’ospitalità nelle cosiddette case rifugio. Sono garantite privacy e anonimato».

Cos’è cambiato con l’entrata in vigore del Codice Rosso?

«Il Codice Rosso, nome con cui è nota la legge del 19 luglio 2019 nr. 69, prevede l’introduzione di una corsia veloce e preferenziale per le denunce e le indagini riguardanti casi di violenza contro donne o minori, ed è destinata ai casi più gravi di violenza, ad esempio i maltrattamenti in famiglia. La sua corretta applicazione, che nasce dalla sinergia dei vari Centri e Sportelli antiviolenza, con le forze dell’ordine e i servizi sociali e sanitari del territorio, garantisce una tutela tempestiva ed efficace, fornendo alla donna il grado di protezione di cui ha bisogno».

«Sul territorio di Jesi e delle città limitrofe stiamo sperimentando un’ottima collaborazione, che ci lascia ben sperare sul fatto che alla violenza di genere si stia dando la dovuta attenzione».

Com’è composto il vostro team?

«Il team di Casa delle Donne è composto di operatrici volontarie, formate sulla violenza di genere. Le volontarie hanno professionalità diverse, tra di esse ci sono psicologhe, avvocate, insegnanti, educatrici. Tutte le operatrici devono saper accogliere la donna con competenza, empatia, atteggiamento non giudicante e, sin dal primo colloquio, devono saper capire se la donna è a rischio vita». 

«La successiva fase della presa in carico prevede che ciascuna operatrice lavori nel suo campo. Casa delle Donne fa parte dell’associazione Casa delle Culture, presieduta attualmente da Paola Moreschi, recentemente eletta».

Quali sono i numeri utili da contattare? 

«Il nostro Sportello è attivo dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 18, al seguente numero telefonico: 366 481 83 66. In caso di emergenza la donna non deve esitare a chiamare la linea di aiuto sulla violenza, multilingue, gratuita sia da rete fissa che mobile e attiva 24 ore su 24 in tutta Italia: 1522, oppure i Carabinieri 112, la Polizia 113, l’Emergenza sanitaria 118».

Info point Casa delle donne all’ospedale “Carlo Urbani”

Avete seguito anche minori? 

«Siamo in grado di dare assistenza alla donna madre di figli minori, in particolare in caso di violenza cosiddetta assistita: ovvero la violenza maschile agita sulla donna/madre in presenza dei minori, i quali per ciò stesso diventano vittime, purtroppo frequente. I casi di violenza di genere che colpiscono donne minorenni sono particolarmente delicati e ci impongono un’azione concertata con i soggetti istituzionalmente preposti alla tutela dei minori».

Quante sono le donne italiane vittime di violenza e quante quelle straniere? 

«Le donne che assistiamo sono prevalentemente italiane. Potrei dire che il 60% circa delle nostre utenti sono italiane, il restante 40% straniere. Le italiane probabilmente riescono più agevolmente a conoscerci e raggiungerci. Per facilitare le donne straniere mettiamo a disposizione gratuitamente un servizio di mediazione culturale e linguistica, che negli anni si è rivelato molto utile ed efficace».

Come è articolata la vostra attività?

«I principali filoni della nostra attività sono due. Oltre all’accoglienza delle donne, e al loro accompagnamento lungo percorsi di fuoriuscita dalla violenza, svolgiamo un’intensa opera di promozione, sensibilizzazione, formazione, volta al contrasto e al superamento della violenza di genere. Per noi fondamentale è la visione della violenza come prodotto della società patriarcale, costruita sui rapporti di potere storici degli uomini sulle donne, sugli atteggiamenti sessisti che impediscono l’avanzamento della parità di genere». 

«La violenza di genere non è un fenomeno ineluttabile, e si può superare promuovendo con forza un cambiamento culturale, che i/le giovani sono pronti/e ad accettare. A tal proposito, vogliamo segnalare che siamo reduci da un progetto di formazione, dal titolo “Rispettiamoci”, promosso dall’Asp Ambito 9, in collaborazione con la Casa delle donne e con le Consulte delle nuove generazioni e delle pari opportunità del Comune di Jesi. “Rispettiamoci” ci ha permesso di parlare delle origini della violenza di genere in ben 32 classi seconde, di tutti gli istituti superiori di Jesi. Abbiamo raggiunto circa 700 studentesse e studenti».

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