Cronaca
JESI Cat, sindacati in Comune: «Come chiudere il Teatro o la Pinacoteca, uno smacco»
20 Dicembre 2021
Rappresentanza della Rsu in Consiglio comunale, sostegno di tutti i gruppi politici alla causa dei lavoratori dopo l’annuncio della delocalizzazione: chiesta l’esposizione di uno striscione sul balcone del Municipio
JESI, 20 dicembre 2021 – Ospiti in Consiglio comunale, oggi pomeriggio, i delegati sindacali della Caterpillar, azienda che a fine febbraio ha annunciato la chiusura dello stabilimento in via Roncaglia.
I settanta giorni di tempo sono stati notificati via email ai lavoratori e alle lavoratrici di un’azienda che, a dire dello stesso direttore dello stabilimento, gode di buona salute ma i costi dei cilindri sono inferiori altrove, cioè in Messico e in Cina, e pertanto 189 maestranze a contratto fisso e 67 gli interinali saranno mandati a casa con conseguenze pesanti anche sull’indotto.
In Municipio è salita una delegazione della Rsu composta da Donato Acampora (Fim Cisl) di Monte San Vito e Davide Fiordelmondo (Fiom Cgil) di Chiaravalle che hanno raccontato l’ormai nota e assurda vicenda del licenziameto.
Fiordelmondo lavora alla Cat da 24 anni e da 14 è delegato sindacale.
«L’azienda ha vinto un premio Inail per la sicurezza ed è tra le prime 5 in Italia. Serve il sostegno della città: vorremmo esporre uno striscione sul balcone comunale che affaccia in Piazza della Repubblica, durante le feste. Dovevamo parlare assunzioni, i volumi erano in aumento e si profilavano 70 contratti tempo determinato. Non si può accettare questa situazione, è come se a Jesi chiudessero la Pinacoteca o il Teatro Pergolesi, sarebbe uno smacco per l’immagine della città».
Delocalizzare è la parola d’ordine: «Noi usiamo materiali di prima qualità -ha spiegato Acampora – altrove invece un acciaio pessimo: ecco perché i prezzi sono più bassi. Se è un problema di costi, una ditta seria avrebbe cercato di capire come fare. Al direttore dello stabilimento avevo chiesto spiegazioni e mi ha detto che è da un po’ che stiamo lavorando con una fabbrica terzista che potrebbe portare a un 25% in meno di produzione». Si potrebbe passare, cioè, da una produzione di 191 mila cilindri a 176 mila.
Solidarietà anche da parte della consigliera Agnese Santarelli, Jesi in Comune: «Il Governo valuti una proposta sulle delocalizzazioni che sia seria: i diritti devono essere per tutti e tutte».
«Serve compattezza, serve forza: se un certo disegno aziendale è stato preparato sarà stato fatto in un paio di anni. Chi è venuto dopo ha fatto il lavoro sporco. Spero nell’impegno del Ministero e della Regione affiché qualcosa possa essere fatto», ha aggiunto il presidente del Consiglio comunale Daniele Massaccesi.
Tutti i gruppi consiliari hanno espresso vicinanza alla causa dei lavoratori: «Un’azienda sana – ha ricordato Giancarlo Catani, Patto per Jesi – . Occorre l’impegno della politica a ogni livello».
Appoggio anche da parte del Pd con le parole del consigliere Andrea Binci: «Vicenda che ha dell’assurdo, non si può chiudere dall’oggi al domani un’azienda che sta bene».
«I tradimenti capitano – ha detto il vice sindaco Luca Butini – Nel 2014 la struttura di Jesi si era ampliata ottenendo un vantaggio con gli altri stabilimenti d’Europa: pochi mesi dopo Caterpillar divenne il partner del Comune di Jesi per l’Art bonus. Uno strappo, dunque, che lascerà una ferita».
Il prossimo 23 dicembre è in programma una manifestazione a Jesi con partenza alle 16 da Porta Valle, quindi il corteo si sposterà verso Piazza della Repubblica per gli interventi dei rappresentanti sindacali e delle istituzioni. E per finire il concerto dei Sambene in Piazza Pergolesi. Intanto domani tavolo in Regione, presente l’azienda.
Eleonora Dottori
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