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Cronaca

Jesi Chiesa di San Marco, raccolta fondi quasi alla metà dell’importo

Sono 63 i benefattori che finora hanno sostenuto l’iniziativa per la progettazione del restauro, raggiunti 9.845 euro, 20.000 l’obiettivo, è ancora possibile fare donazioni

Jesi – Sono una sessantina, precisamente 69, i benefattori e le benefattrici che hanno dato il proprio contributo per la progettazione del restauro della monumentale chiesa di San Marco. Il totale raccolto sino a ieri, 12 marzo, è di 9.845 euro. La raccolta fondi per la progettazione del restauro della chiesa viene costantemente aggiornata sul sito del Comune di Jesi.

Salvare uno dei beni architettonici e artistici più importanti della città è l’obiettivo della raccolta fondi organizzata dall’Amministrazione comunale, che su proposta del prof. Vittorio Massaccesi, ha lanciato un appello di collaborazione alla comunità jesina per finanziare la stesura di un progetto di restauro complessivo della chiesa.

Progetto del valore di circa 20mila euro che servirà a individuare con precisione gli interventi necessari, le tappe dei lavori – a partire dai più urgenti – e i relativi costi, per preventivare la cifra dell’investimento che richiederà l’opera e permettere al Comune di attivarsi nel reperimento dei finanziamenti.

All’interno della chiesa di san Marco, la cui costruzione risale alla seconda metà del XIII secolo, si trovano affreschi trecenteschi, superstiti del ciclo pittorico che originariamente la decorava, a cui hanno lavorato artisti importanti dell’epoca, tra i quali Giuliano da Rimini, le cui opere si ispirano alla scuola giottesca, ma i restauri più importanti si ebbero con l’intervento di Angelo Angelucci nel 1854.

Tra le opere presenti troviamo la Crocifissione, l’Annunciazione, il Crocifisso con ai lati la Vergine e San Giovannino, la traslazione della Santa Casa, la Dormitio Virginis.

Opere che attualmente sono a rischio a causa dei problemi legati all’umidità in risalita, dovuta alla presenza della “fonte di San Marco” che scorre proprio sotto la chiesa, risolti solo parzialmente e che hanno lasciato segni importanti alla struttura a cui si sono aggiunti i danneggiamenti degli archi, dovuti al terremoto.

Finora a occuparsi assiduamente della chiesa sono state le monache carmelitane che risiedono nel monastero adiacente e che comunica con San Marco grazie ad un ingresso interno.

«Da tempo le sorelle ed io ci occupiamo della cura della Chiesa – ha raccontato suor Alma – lavori di sistemazione importanti sono stati fatti dopo i danneggiamenti della guerra, a partire dal ’46 e nel corso degli anni, prima le vetrate che erano completamente danneggiate, poi la sistemazione delle luci grazie all’aiuto dei monaci carmelitani che sono ottimi elettricisti. Io sono qui da quasi 40 anni e ricordo quando abbiamo riportato alla luce il pavimento della chiesa, ho sistemato io stessa mattone per mattone la pavimentazione».

«I problemi di infiltrazione dalle fondazioni ci sono sempre stati, l’intervento affettuato nel 2000 per cercare di arginare il problema non è stato risolutivo, anzi in alcuni punti della chiesa l’umidità è aumentata, sta rovinando il pavimento ma anche le pareti e gli affreschi se continuerà a salire».

Il progetto di fattibilità tecnico economica si svilupperebbe in varie fasi. A partire dai rilievi sull’edificio e agli approfondimenti diagnostici sulla condizione strutturale, per poi procedere a una analisi delle problematiche e delle priorità da risolvere, all’elaborazione del progetto di restauro, alla stima dei costi e alla stesura di un cronoprogramma degli interventi.

L’elaborazione del progetto permetterebbe di condividere gli obiettivi con la Soprintendenza e di inserirlo nella programmazione triennale dei lavori pubblici comunali, oltre che a ricercare bandi ad hoc.

«Con l’assessora ai Lavori pubblici, Valeria Melappioni, ci siamo incontrati per parlare della situazione di San Marco – ha spiegato il prof. Vittorio Massaccesi -, intervenire adesso sarebbe importante perché non siamo ancora in emergenza e ci permetterebbe di salvare quanto ancora non è stato intaccato dalle infiltrazioni».

«L’idea del crowdfounding civico è nata dalla volontà di coinvolgere la cittadinanza nel sostegno a questa impresa. Chiedere la “partecipazione” dei cittadini, significa aiutarli a innamorarsi di quella chiesa, fare una colletta per prendere parte a un progetto, alla salvaguardia di un piccolo pezzo di storia della città e farlo proprio, moralmente e psicologicamente».

Ciascuno può dare un contributo utilizzando la modalità del bonifico, conto di tesoreria presso la Banca Intesa San Paolo Iban: IT 96 0 03069 21203 100000046003 specificando la causale “Contributo progettazione restauro chiesa San Marco”.

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