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Jesi Clan Jesi 2, murale dedicato al tema delle “dipendenze”

La realizzazione resa possibile grazie a un patto di collaborazione con il Comune che prevede la riqualificazione di muri cittadini degradati o abbandonati, fondamentale per la realizzazione l’artista Michele Droghini, in arte geosart.it

Jesi – Il Gruppo scout Jesi 2 della parrocchia di San Francesco d’Assisi situata che da circa 60 anni è attivo attraverso la sua proposta educativa sul territorio, ha dato l’opportunità al Clan (una comunità che comprende i ragazzi dai 16 ai 21 anni) di realizzare un murale, nella zona di via Aldo Moro, in conclusione di un percorso svolto durante l’anno, il cui scopo riguarda la sensibilizzazione alle dipendenze, attraverso l’informazione e il rendere consapevoli i ragazzi in merito a questo tema.

La realizzazione del murale è stata resa possibile grazie a un patto di collaborazione con il Comune di Jesi che prevede la riqualificazione di muri cittadini degradati o abbandonati.

In particolare, da parte del Gruppo scout Jesi 2 un ringraziamento alla cura e alla disponibilità del consigliere comunale Giacomo Mosca che ha seguito il progetto fin dal principio. Fondamentale per la realizzazione del murale è stato l’artista Michele Droghini, in arte geosart.it, che ha ascoltato le idee tramutandole in arte.

La produzione di questo progetto nasce, per prima cosa, da un confronto con i ragazzi.

«Noi, il Clan, abbiamo scelto di affrontare e confrontarci in merito al tema delle dipendenze, in quanto sentivamo l’esigenza di informarci maggiormente su una tematica da noi poco conosciuta e ostica. Abbiamo iniziato con il raccogliere informazioni attraverso testimonianze, video e siti web. La nostra ricerca è partita dalle comuni tossicodipendenze e si è estesa a tutte quelle dipendenze da non sostanze, molto spesso trascurate dalla società».

Come il Clan ha cambiato il modo di vedere le dipendenze?

«Siamo partiti all’inizio della nostra esperienza con molti dubbi e curiosità sul tema, di cui non conoscevamo molto, e sentivamo l’esigenza di venire maggiormente a contatto con questa realtà. Nel nostro cammino abbiamo compreso che questi argomenti, che ci sembravano molto distanti, sono in realtà molto vicini a noi, più di quanto pensassimo. Il nostro percorso non si è limitato a una scoperta generale dell’argomento, ma siamo entrati in contatto con figure professionali che lavorano sul campo. Da queste testimonianze abbiamo compreso quanto sia difficile il lavoro di un operatore e quanta sensibilità sia richiesta per rapportarsi con gli utenti».

Ecco due frasi che due operatrici hanno utilizzato per descrivere il loro lavoro.

«Per aiutarli cerchiamo di costruirgli delle stampelle, un vocabolario che ti faccia decifrare la vita».

«La parte più bella del mio lavoro è quando vedo un ragazzo che è grato del posto in cui sta. Non lo noti da un semplice colloquio, ma quando condividono con te un pezzo della loro vita o quando ti abbracciano, questa è una bella condivisione».

«Alla fine del percorso, siamo stati ospitati dalla comunità “Associazione Insieme Onlus”, situata a Potenza, alla quale abbiamo offerto il nostro servizio agendo attivamente e relazionandoci con gli utenti. Grazie alla precedente informazione sul tema siamo riusciti a vivere l’esperienza a pieno, senza pregiudizi e con un’idea chiara su come rapportarci con i ragazzi della comunità».

«L’esperienza finale è stata di certo quella più significativa per il nostro percorso, nella quale siamo riusciti anche ad applicare tutte le informazioni che avevamo precedentemente acquisito. Alla fine, gli utenti non sono che semplici persone che hanno bisogno di ascolto, di aiuto e che condividono le nostre stesse fragilità. Ognuno di loro ha un passato da raccontare difficile e complicato ma nonostante questo hanno deciso di aprirsi con noi in maniera spontanea e sincera».

«Il murale rappresenta la possibilità di avere sempre un’alternativa alla droga, alla dipendenza, grazie alla frase c’è sempre un’alternativa posizionata al centro del disegno. Nel murale sono rappresentate due mani: la mano grigia raffigura la dipendenza attraverso le pillole, mentre la mano rosa rappresenta l’alternativa (la rinascita, la libertà, la scelta, la consapevolezza, la responsabilità) ad essa, raffigurata attraverso le farfalle».

«L’impegno collettivo del gruppo scout Jesi 2 e in particolare del Clan che ha realizzato il murale – afferma Giacomo Mosca -, è un bellissimo esempio di come tante idee, forze ed energie, possano essere impiegate, dopo un percorso di studio e approfondimento, per la realizzazione di un risultato tangibile e permanente, come il fantastico murale da loro realizzato, non per loro stessi, ma lasciandolo a tutta la collettività. Collaborare con loro, in qualità di consigliere comunale, è stato fantastico. Oltre a una conoscenza pregressa vista la vicinanza di età, ho avuto il piacere di entrare in contatto con tanti altri giovani della città, non facendo altro che dare seguito al compito che a mio parere ha il consigliere comunale: fare da tramite tra la cittadinanza e l’Amministrazione comunale».

«Questo è un altro tassello di un percorso di riqualificazione di spazi e luoghi abbandonati o degradati della città, come tanti altri muri che sono ora rinati con opere artistiche, ma che assume un valore ancora maggiore perché ideato, progettato e realizzato da tanti giovani e con un lavoro di squadra. Un grazie anche all’artista Michele Droghini per la realizzazione pratica di questa opera d’arte».

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