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JESI Con Michela Zaccaria da Mario Scaccia a Corrado Olmi
4 Novembre 2021
Presentazione a Teatro Villa Pamphilj del libro “Mario Scaccia” al quale seguirà la biografia dell’attore jesino
JESI, 4 novembre 2021 – Due nomi ve li faccio, amici che amate il Teatro e al quale avete dedicato il tempo, che però non finisce mai perché il Teatro avanza, si arricchisce, non si trova sul piano inclinato che è il più pericoloso e, infine, perché questo matrimonio fra il teatro moderno e il contemporaneo s’ha da fare.
Chiaramente rispettando i rispettivi parametri. Insomma, i nomi. Mario Scaccia e Michela Zaccaria. Il primo uno degli attori più importanti del Novecento, la seconda una scrittrice, dottore di ricerca in Storia dello Spettacolo, che insegna anche alla Scuola internazionale di liuteria di Cremona e che di Scaccia ha tracciato la vita.
I tipi sono quelli affascinanti della Bulzoni Editore. L’occasione? Essere stato alla presentazione, avvenuta alcuni giorni fa, al Teatro Villa Pamphilj di Roma, del libro – biografia di Michela, intitolato, appunto, “Mario Scaccia”.
A presentare il libro, ospiti tutti di Veronica Olmi, attrice e regista e figlia di Corrado (che non guasta), Pino Strabioli, il che ve la dice lunga sull’interesse che questo libro suscita sugli esperti di teatro, e non solo, come Strabioli, che rende un’intervista una chiacchierata vissuta tra amici su argomenti comuni.
Io ricordo Mario Scaccia a Jesi, particolarmente in una serata, anni Novanta, mi pare 1995, in cui recitò con la sua compagnia in “Galantuomo per transazione” di Giraud. Eravamo pochi in sala, ovviamente un nome come il suo avrebbe dovuto riempire, ma tant’è. Quando alla fine lo intervistai, mi disse che «si può recitare anche davanti a uno spettatore, il teatro è vita e merita e dà rispetto al pubblico».
«Certo, interrompe Michela Zaccaria. Scaccia ha vissuto tanto teatro ed era solito dire che se non ci fosse stato, “l’avrebbe inventato lui per sopravvivere”. Mi sono innamorata di questo grande attore, ironico, comico, drammatico, grottesco, fulminante da subito e ho dedicato la mia tesi di laurea a Scaccia, attore allora vivente, quando non c’era l’abitudine di realizzare tesi su artisti che ancora calcavano le scene dei teatri. La disponibilità di Scaccia fece il resto. Ovvio che questo libro non è la mia tesi, ho affiancato l’attore, ho realizzato regie, scritto copioni e testi teatrali, ho affrontato l’insegnamento e tradotto commedie. Insomma, a Scaccia debbo tutto il mio amore per questo mondo».
Il libro è lineare, del romanzo contiene la curiosità, in chi legge, di sapere cosa ti nasconde e cosa succederà nella pagina successiva. Perché scorrere come in frammenti di una vecchia pellicola, restaurata però, la vita di Scaccia da un teatro all’altro, da un lavoro all’altro, da una Compagnia all’altra, dal cinema alla tv, dalla radio agli audiovisivi, è sorprendentemente vivo. Non esiste un capitolo, nel quale spiccano i nomi dei grandi che lo hanno affiancato e che con lui hanno convissuto la storia del teatro, che non abbia il ritmo della narrazione leggera e allo stesso tempo completa. Dalla Compagnia dei Quattro, alle Geometrie del Comico, dagli Scritti d’autore per passare a “tutti” gli spettacoli teatrali, cinematografici, televisivi, Scaccia diventa un compagno da tenere, costantemente, sul comodino, da sfogliare a caso quando ne hai voglia perché qualcosa da imparare c’è sempre. Io l’ho messo vicino a Bryson, che racconta Shakespeare.
«l mio modo di vivere il teatro è totalizzante. Nel senso che chi legge il mio libro non trova un’operazione nostalgia ma un susseguirsi di emozioni, come emerge dai suoi scritti, dal suo essere Poeta, che ne mantengono viva la memoria»
A Roma gli aneddoti sono fioccati. Una chicca, dopo aver senza smentita dichiarato “Mario Scaccia” il libro adatto anche ai non amanti del teatro in genere, è questa: Michela Zaccaria ha lavorato, parecchie volte, a fianco di Corrado Olmi. E Corrado lo vedete nella foto sopra con Scaccia in “Magic Charleston” del 1993. Bene, la sua prossima fatica sarà realizzare la biografia di Corrado.
La parola biografia non mi piace, di solito si dà a questo termine un’accezione da cui non emerge un coinvolgimento sentimentale e affettuoso. Per fortuna che l’impostazione sarà intima, allegramente irridente e ironica, ma reale, come è successo con Scaccia.
Giovanni Filosa
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