Cronaca
JESI Covid-19 e ambiente, Belfiori: «Fallito il modello che sfrutta la natura»
29 Aprile 2020
Il direttore dell’Oasi di Ripa Bianca: «I primi a cambiare dobbiamo essere noi, molte malattie non sono catastrofi del tutto casuali»
JESI, 29 aprile 2020 – Reazione a catena: la distruzione degli habitat naturali, per via dell’azione umana, costringe gli animali a migrare e, soprattutto quelli selvatici, si devono adattare a climi differenti. Di conseguenza anche gli agenti patogeni si adattano ad un nuovo clima con la conseguenza di una maggiore diffusione a livello territoriale.
L’Oms da almeno un decennio denuncia come i cambiamenti climatici mettano in moto una reazione a catena che minaccia la nostra sopravvivenza.
«Facilitati dalla distruzione degli ecosistemi e dal riscaldamento globale, dall’inquinamento e dall’aumento della popolazione i nostri veri nemici hanno nuovi spazi da conquistare e nuove prospettive di sviluppo» scrive il Wwf.
Mentre l’uomo limita gli spostamenti, la natura sembra godersi un momento di riposo, come racconta David Belfiori dalla Riserva di Ripa Bianca, della quale è direttore. E proprio qui, nei giorni scorsi, sono stati avvistati sette Ibis Sacri (foto in primo piano).
Quali sono le differenze più evidenti?
«Sicuramente l’acqua del fiume è più limipida: questo non significa che sia più pulita ma che non ci sono sedimenti in sospensione. Un dato comunque rilevante, emerso anche in fiumi grandi come il Po, e legato a una minor pressione delle attività antropiche. Altro aspetto riguarda gli animali che stanno percependo un minor disturbo e quindi si avvicinano alle postazioni per gli avvistamenti che, solitamente in questo periodo, sono affollate da scuole, fotografi e visitatori nel week end. Si vedono caprioli, cinghiali e volpi che prima giravano soprattutto la sera o di notte».
L’emergenza in corso ha messo a nudo il fallimento di un modello economico basato sullo sfruttamento della natura e dell’altro.
Sei d’accordo?
«Direi che è un segnale evidente ma temo che difficilmente verrà colto».
Pensi cioè che non impareremo niente?
«Sono vent’anni che al lavoro e fuori mi batto per questo. È vero che questa emergenza tocca molte persone da vicino e si comincia a pensare a un modello di sviluppo diverso ma credo che sarà colto da pochi. Esiste un legame strettissimo tra le malattie che stanno terrorizzando il pianeta e le dimensioni epocali della perdita di natura: molte malattie come Ebola, Sars, influenza aviaria, influenza suina e il Covid-19 non sono catastrofi del tutto casuali, ma sono la conseguenza indiretta del nostro impatto sugli ecosistemi naturali. Lo sfruttamento degli ecosistemi, soprattutto la deforestazione, porta l’uomo a contatto con specie selvatiche. Questo legame è spiegato nell’ultimo report del Wwf».
La Terra siamo noi stessi: «Quello che facciamo alla Terra lo facciamo a tutti, il Covid-19 è un evento che mostra questo legame. Abbiamo bisogno di un cambiamento culturale, certo, e dobbiamo partire dalle nostre abitudini e cambiare la quotidianità: mangiare meno carne, usare la bici, consumare meno acqua. I primi a cambiare dobbiamo essere noi solo allora potremo sperare in un cambiamento a livello politico».
Eleonora Dottori
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