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Cronaca

Jesi Criticità al pronto soccorso, parla il primario Mario Caroli

Dopo le ambulanze bloccate per il sovraffollamento, «cerchiamo sempre di dare il massimo senza mettere a rischio la vita di nessuno» ma a fronte della carenza di personale accessi aumentati del 30%, servono specializzandi

Jesi – «Il problema del blocco delle ambulanze avviene periodicamente, la giornata di lunedì scorso è stata particolarmente pesante perché in concomitanza c’è stato l’allagamento della Tac di Senigallia, per cui molti pazienti sono stati dirottati da noi. Ci sono alcune giornate della settimana in cui assistiamo a un iper afflusso dei pazienti, molto spesso a causa di un invio inappropriato al pronto soccorso», cosi Mario Caroli, primario del pronto soccorso dell’ospedale “Carlo Urbani” spiega quanto avvenuto lunedì scorso.

Jesi Ambulanze bloccate per ore al pronto soccorso

Ben sei ambulanze erano rimaste bloccate per ore, in attesa che si liberassero le barelle, richiamando successivamente l’attenzione sia del sindaco Lorenzo Fiordelmondo che del coordinatore del Tribunale del Malato, Pasquale Liguori.

Mario Caroli

«Voglio rassicurare la popolazione – ha affermato il primario – che comunque dentro l’ambulanza ferma non rimane un paziente critico, preserviamo sempre una postazione per l’emergenza, quella vera. Nella barella purtroppo rimane quel paziente che avrebbe potuto essere visitato a casa, dal medico di famiglia, non mettiamo mai a rischio la vita di nessuno», incalza il primario che fa leva inevitabilmente sulla carenza di personale.

Otto medici sono operativi, su sedici previsti a cui si aggiunge il mancato filtro della medicina territoriale e il netto aumento di accessi nei mesi estivi, che si aggira intorno al 30%.

«Cerchiamo sempre di dare il massimo, abbiamo la possibilità di ospitare 25 barelle monitorizzate, possiamo arrivare a un massimo di 35, dopodiché fisicamente non c’è altro spazio per accogliere tutti», spiega ancora Caroli.

La prossimità all’ospedale regionale di Torrette è un’altra fragilità del territorio come spiega ancira Caroli.

«Andiamo a drenare anche una parte di pazienti che non sono del territorio della Vallesina, spesso ci vediamo arrivare anziani che vengono dalla zona di Montemarciano, perché il pronto soccorso di Torrette deve rispondere a tutta la regione ed è ingolfato». 

Una delle soluzioni proposte dal primario per far fronte alla carenza di personale è l’impiego degli specializzandi in medicina d’urgenza e discipline affini, come cardiologia, geriatria e medicina interna, «andrebbero incentivati a lavorare nel pronto soccorso per un periodo del loro percorso formativo».

Una proposta che il primario sostiene da tempo e mira a fornire una doppia opportunità: da un lato, permettere agli specializzandi di acquisire esperienza pratica sul campo, affrontando una varietà di casi clinici che solo il pronto soccorso può offrire, dall’altro, garantirebbe alla popolazione un servizio più efficiente grazie all’impiego di giovani medici motivati.

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