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JESI Da Milano a Jesi, mamma, papà, tre figlie e “Le Maraclà”

Una scelta di vita, un casolare che diventa country house e il Covid che ci mette lo zampino: una storia esemplare

JESI, 7 febbraio 2021 – La loro sfida l’hanno vinta ma il Covid ha lasciato il segno. Sara e Walter a Milano avevano tre figlie e tre locali, bar, alimentari, panetteria e pasticceria.

Ma la vita frenetica della capitale economica d’Italia non faceva più per loro e allora le tre figlie sono rimaste, e Walter e Sara se le tengono strettissime ma, 8 anni fa, hanno deciso di osare: hanno puntato l’indice a caso su una località delle Marche, regione amatissima, e così si sono ritrovati a Jesi, dove hanno acquistato un casolare in collina, in via Gangalia 8 e hanno deciso di cambiare vita.

«E’ stato un sogno che si è realizzato – dice Sara – e che si chiama Le Maraclà, dal nome delle nostre 3 figlie: Matilde di 16 anni, Rachele di 14 e Clarissa di 10».

La country house è un gioiellino immerso nel verde con Walter che ha lavorato sodo per migliorare ogni dettaglio: così sono nate 5 splendide camere di cui una suite e tre con angolo cottura e due piscine con un idromassaggio con acqua di mare e uno con acqua calda.

Le Maraclà in via Gangalia 8

«Ci abbiamo messo due anni per ristrutturare il casolare e il nostro obiettivo è offrire ospitalità di qualità senza perdere il valore della famiglia. Vogliamo anche far conoscere il territorio e, ad esempio, abbiamo già ospitato tanti milanesi che erano affezionati alla Toscana ma da tempo vengono a trascorrere le loro vacanze in provincia di Ancona».

Il Covid però ha colpito duro nel settore del turismo e l’allarme è scattato.

«Si parlava del turismo come di una grande risorsa per l’Italia ma ora pare che le attività ricettive siano dimenticate. Considero il turismo una delle poche attività “generose”, capaci di generare infiniti collegamenti con tutto il territorio».

Una grigliata estiva a Le Maraclà

«Purtroppo i pochi incentivi, a noi sono arrivati appena 1.000 euro, non sono sufficienti neanche per pagare tutte le bollette e alcuni miei colleghi non sanno neanche se riusciranno a riaprire. Ci sentiamo abbandonati e il mio appello è per non far morire queste attività che regalano ancora emozioni e qualità della vita e possono essere da traino per l’economia del Paese».

Gianluca Fenucci

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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