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Jesi e la sua Valle Anima Mia

Che cosa si può dire di un ragazza morta a 27 anni? Che amava sorridere alla vita di un sorriso contagioso, che amava lo sport, il tiro con l’arco, i tatuaggi e i cappellini, che affrontava ogni giorno con la sfrontatezza della gioventù nel suo fare rumoroso e colorato. E che amava l’unicorno, il suo magico alter ego, lo aveva sempre con sè. Mitico animale, piccolo ma invincibile. Simbolo di umiltà e purezza. 

Abbiamo preso in prestito l’incipit di un grande romanzo d’amore – Love Story – che negli anni ’70 del secolo scorso ha fatto piangere milioni di persone per raccontare di Andreea Rabciuc, alla quale dedichiamo la copertina e due servizi in occasione della fiaccolata in sua memoria che si è svolta martedì 12 marzo. Due anni dopo la sua scomparsa e un paio di mesi dopo il rinvenimento dei suoi resti in un casolare sulla Montecarottese. Anche questa una storia che non risparmia lacrime. Drammatica nello scorrere di un tempo infinito. 

La fiaccolata dall’Arco Clementino a Piazza Federico II ha rappresentato un momento di condivisione vissuto nel dolore composto di mamma Georgeta e di quanti Andreea l’hanno conosciuta e frequentata.

Le sue foto illuminate dalle fiammelle nella sera coperta da un silenzio irreale al cospetto di tanta gente. E la forza di una mamma che quel sorriso contagioso della sua Andreea ora se lo porta nel cuore, in attesa adesso di verità e giustizia.

Quel cuore che batte ancora per lei, Andreea, urlandole al Cielo anima mia.

© riproduzione riservata

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