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Jesi e la sua Valle Quel che rimane del Centro

Un fine settimana corposo, quello del 16 e 17 febbraio, che si è concluso con il racconto teatrale sulla vita di Artemisia Gentileschi, di Luca Malinverni La luce nel buio (foto a fianco) a Castelbellino, alla sala Margherita Hack, che si era dispiegato prima tra Jesi e Maiolati. Un programma che ha visto una partecipazione nutrita sia di cittadini che di istituzioni, di associazioni e studenti, grazie al calibro dei relatori e alla pluralità di linguaggi attraverso i quali l’associazione Ànemos ha scelto di affrontare il sommerso che pervade la violenza di genere attraverso il progetto Prima dell’irreparabile. (vedi alle pagine 14 – 15).

“In fin dei conti non ho ammazzato nessuno”, quante volte lo sentiamo dire dagli abusanti. Il femminicidio è l’irreparabile, quel troppo tardi che tocca corde talmente profonde in ognuno di noi da essere invisibile, vorremmo poter dire di essere liberi dal pregiudizio e dalle stereotipie, ma sono talmente radicati in noi che non riusciamo nemmeno a farli emergere. Grazie al progetto Iceberg, si è aperta una finestra sul prima, lo sguardo si è spostato dalla vittima all’abusante. Quell’abusante che si autorappresenta, nella società contemporanea, come vittima, un paradosso pericoloso perché mira a deresponsabilizzarsi di tutto il suo agito, la colpa è della sua donna che è cambiata, va in palestra e lavora, lui non è più la stella polare e allora, per questo, si vede costretto alla violenza. C’è anche tutto un linguaggio legato al possesso della donna del quale dobbiamo renderci conto. Per contrastare la violenza di genere l’unico mezzo è riconoscerla, leggerne i prodromi che inevitabilmente si esprimono anche attraverso le parole. Arricchire il vocabolario con parole precise che definiscono emozioni, sentimenti e violenza è uno snodo fondamentale. Le donne, vittime di un immaginario nel quale troppo spesso sono avviluppate, che le vede in paziente attesa del cambiamento del loro abusante, vanno sostenute nel processo di presa di coscienza che il troppo tardi è dietro l’angolo. Il prossimo fine settimana, il 23 e il 24 febbraio, Prima dell’irreparabile giungerà a conclusione, l’auspicio è che Iceberg possa essere un contenitore di altri progetti mirati a far emergere altro sommerso con il sostegno sempre più fattivo di tutta la comunità e delle istituzioni.

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