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Cronaca

Jesi El Campanò di Palazzo della Signoria: «Fatelo suonare ancora»

La proposta dell’ex sindaco Gabriele Fava con una lettera inviata a tutti i consiglieri comunali, in occasione del 20 luglio data della Liberazione e per la riapertura del Teatro Valeria Moriconi, l’attrice jesina che diede alla campana il nome di Libertà

Jesi – Dal professor Gabriele Fava, ex sindaco della città, la proposta di far suonare nuovamente, come avveniva qualche tempo fa, el Campanò che svetta sul campanile di Palazzo della Signoria e che nella storia di Jesi ha sempre accompagnato i momenti di quotidianità ma anche gli eventi straordinari che hanno coinvolto la comunità.

Oggi la lettera, inviata a tal proposito a tutti i consiglieri comunali, verrà protocollata.

In particolare, la richiesta dell’ex sindaco è che la campana, battezzata Libertà nel 1984 da una madrina d’eccezione come Valeria Moriconi, torni a suonare sia in occasione del prossimo 20 luglio, data in cui ricorre la Liberazione della città di Jesi – con l’ingresso degli Alpini – sia nel giorno di inaugurazione del teatro che si affaccia in Piazza Federico II, intitolato appunto all’attrice jesina, immobile oggetto di recente restauro.

«Gentili Consiglieri comunali, el Campanò, la grande campana, il cui nome iniziale si è perso nel labirinto del tempo, situata sulla torre del Palazzo risorgimentale di Francesco di Giorgio Martini, avvia la sua storia all’alba del XVII secolo, scandendo le ore fino al rovinoso crollo del 1657», scrive il professor Gabriele Fava nella lettera, ripercorrendone poi le tappe attraverso la storia.

«Da allora tacque fino al 1726, allorché fu inaugurato il nuovo Campanò, fuso da Gaspare Landi nel cortile della chiesa delle Grazie, battezzato Settimia, con nome femminile come si conviene a una campana, per quanto grave possa essere il suo timbro, in onore del Patrono della nostra città. Per oltre duecentotrenta anni le vicende storiche di Jesi, o semplicemente quelle quotidiane come l’andare a scuola, furono accompagnate dal suono di quella sorgente divenuta simbolo familiare per l’intera Comunità».

«Il 20 luglio del 1944 alle sette di una assolata mattina, il Campanò prese a suonare a distesa per accogliere gli alpini entrati a Jesi dalla salita del Molino dell’olio. Quel suono ripetuto, quasi ossessivo, comunicava ai cittadini la riconquistata libertà e li invitava a uscire di casa».

«Poi anche Settimia divenne sorda, a causa di una brutta fenditura provocata dagli innumerevoli urti con il battaglio. Era la fine degli anni Cinquanta e nell’aria rimasero gli ultimi quaranta rintocchi, risuonati per una riunione del Consiglio comunale, uno per ogni consigliere. Ancora un lungo silenzio pieno di nostalgia». 

«Il 40° anniversario della Liberazione di Jesi, il 20 luglio 1984, si avvicinava a grandi passi con una programmazione di eventi di valore ideale e storico. Per questo l’Amministrazione comunale deliberò di dar vita al terzo Campanò».

«Fu così che venne alla luce, presso la rinomata millenaria Fonderia Marinelli di Agnone, una nuova campana che fu battezzata Libertà da una madrina d’eccezione, Valeria Moriconi (foto in primo piano). Quel giorno il suono si propagò di nuovo dalla torre giù, giù fino al Borgo, al Prato, a via Roma e su verso i Colli e i nuovi quartieri, un po’ più acuto di quello di Settimia, ma argentino e pieno di struggente armonia», ricorda l’ex Sindaco. 

«Persino Armando Marinelli, l’artista che ne era stato l’autore, non riuscì a nascondere la propria emozione per quella che considerava la sua più importante opera civile. Emozione pari alla mia, provata quando, pochi giorni prima ad Agnone, avevo avuto il privilegio, per ragioni scaramantiche esclusivo del committente, di dare il primo tocco alla campana appena fusa e di ascoltarne il suono».

Quindi il cuore della lettera, la richiesta di tornare a far suonare la campana.

«Con la presente mi rivolgo rispettosamente a voi per avanzare due proposte: fate rintoccare el Campanò, come allora, alle sette di mattina del prossimo 20 luglio, 80° anniversario della Liberazione della città, in segno di pace e di fratellanza e fate suonare Libertà anche quando, mi auguro presto, verrà riaperto il Teatro che porta il nome della illustre Madrina, nell’affettuoso e riconoscente ricordo del suo amore per Jesi».

«Chateaubriand scrive: “E’ veramente una cosa mirabile aver trovato il modo di far nascere, con un solo colpo di martello, in un solo istante, uno stesso sentimento in mille cuori diversi e aver costretto i venti e le nubi a pigliar sopra di sé i sentimenti degli uomini”».

(foto in primo piano, inaugurazione della campana “Libertà” con madrina Valeria Moriconi)

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