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JESI Festival, in scena la Social Opera “Se telefonando”
1 Ottobre 2021
Stasera alle 21 al Pergolesi spettacolo sull’amore fra teatro danza e musica: l’intervista al regista Simone Guerro
JESI, 1 ottobre 2021 – Stasera alle ore 21, dodici attori con diverse abilità della compagnia Opera H, saranno in scena al Teatro Pergolesi con la “Social Opera” intitolata “Se telefonando”, uno spettacolo sull’amore, fra teatro danza e musica che avvia la chiusura del Festival Pergolesi Spontini, domani con lo Stabat Mater di Pergolesi.
Dietro le quinte, per scene, costumi, luci e promozione, ci sono 28 studenti delle scuole superiori di Jesi, coinvolti nel progetto di formazione alternanza scuola-lavoro Banco di scena. A partire dalle suggestioni offerte dalle opere “Il telefono” di Menotti e “La Serva padrona” di Pergolesi, l’originale performance “Se telefonando” è l’esito di un laboratorio sul linguaggio comico del corpo e della voce attraverso la leggerezza, l’irriverenza e la scanzonatezza del gioco degli equivoci.
La regia è di Simone Guerro, assistente alla regia Arianna Baldini, danza movimento terapia sono curati da Sara Lippi.
Ho chiesto Simone Guerro lo spirito dello spettacolo, cosa vedrà e ascolterà il pubblico in sala.
«E‘ un percorso teatrale coinvolgente, mirato a fare emergere, di ogni essere umano, la propria abilità, le proprie capacità, il mondo in cui vive. Ed il Teatro, in questo, ci aiuta. Nel suo “scrigno” riusciamo a trattare tutti i temi della quotidianità. Qui, in particolare, trattiamo quelli dell’opera lirica, in questo caso “La serva padrona” di Pergolesi, e lo facciamo in assoluta libertà, per divertirci anche noi insieme al pubblico».
Perché Social Opera?
«Perché è dedicata al sociale, vale a dire a tutte le tipologie di persone e personaggi che attraversano, più o meno da vicino, la nostra vita. Tutta gente che ama aggregarsi insieme, per trovare un filo comune di dialogo, quindi abbiamo giovani e meno giovani, alcuni con difficoltà diverse ma, insieme, si può riuscire addirittura a fare un’opera. Conta la squadra».
Il titolo, “Se telefonando” ci ricorda una canzone di Mina…
«Verissimo! Abbiamo passato, tutti, gli ultimi due anni al telefono, e non solo per e con le video chiamate. Abbiamo preso spunto perciò da “Il telefono” e “La serva padrona”, due intermezzi molto popolari dell’opera lirica, e abbiamo cercato di raccontare l’amore in maniera molto libera, ma con una dedica a chi, negli ultimi due anni, non poteva vedersi, incontrarsi, interagire. Certo, i nostri ragazzi hanno imparato a usare il cellulare in tutti i modi ma ne hanno anche sofferto, come tutti noi».
Simone, si riparte, pare, c’è un decreto che sembra voler rendere allo spettacolo dal vivo quella dignità riservata soltanto a favore di spettacoli sportivi o dove le masse si sapeva che avrebbero potuto creare problemi. Non vedi l’ora di trovare la platea con il volto che si merita?
«Io vivo dentro, per e con il teatro. Era l’ora scossa! Qui, in teatro, non esiste aggregazione disordinata, penso l’abbiano compreso, infine. Il Teatro è il luogo più sicuro per aggregarsi e vedrai che arriveremo all’apertura totale nel più breve tempo possibile».
In bocca al lupo, Simone. “Evviva il lupo”. Poi si rituffa nella console di regia.
Giovanni Filosa
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