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Cronaca

Jesi “Iconoscopie”: omaggio ad Armando Ginesi

A un anno dalla scomparsa dello storico dell’arte, intellettuale e infaticabile divulgatore, mostra a Palazzo dei Convegni con opere di Sandro Bartolacci, Claudio Fazzini e Claudio Pantana

Jesi – Inaugurata ieri, e resterà aperta fino al 28 maggio a Palazzo dei Convegni, la mostra Iconoscopie, ultimo progetto curatoriale del grande storico dell’arte, intellettuale e infaticabile divulgatore jesino, Armando Ginesi.

A un anno dalla sua scomparsa la città di Jesi gli rende omaggio ospitando l’allestimento che si compone delle opere di tre artisti contemporanei d’eccezione: Sandro Bartolacci, Claudio Fazzini e Claudio Pantana. Ad introdurli, la mostra fotografica In memoria di Armando Ginesicurata del professor Gabriele Bevilacqua, collega e personale amico dello storico dell’arte.

La mostra sarà visitabile dal martedì alla domenica, dalle 17 alle 20. Ieri il taglio del nastro in presenza dell’assessore alla cultura Luca Brecciaroli e dell’assessora all’associazionismo Loretta Fabrizi.

«Questa iniziativa è importante da un duplice punto di vista: per la valenza artistica che ha in sé il progetto – questo è il lavoro di cui si stava occupando il professore prima di lasciarci – e per il fatto di essere un omaggio a un cittadino benemerito della nostra città, una persona che ha lasciato un segno profondo nella cultura locale e nazionale», ha spiegato Luca Brecciaroli.

Armando Ginesi, il professore per i più, ha conosciuto e intrattenuto relazioni e amicizie personali con i più grandi artisti contemporanei, si pensi a Joan Mirò, Agenore Fabbri, Umberto Mastroianni. Non c’è artista marchigiano che non gli sia debitore, tutti confluiti nell’Atlante “Le Marche e l’Arte del XX secolo”, prezioso strumento di studio e ricerca sul panorama artistico regionale del Novecento.

Iconoscopie è una mostra a tre voci, costruita attraverso le iconostasi di Bartolacci, le iconostigme di Fazzini e le iconostrofì di Pantana: tre artisti che in maniera diversa si confrontano con la forma e il colore per indagare la dimensione del visibile e dell’invisibile.

«Nella diversità degli esiti espressivi questa mostra è alla ricerca di un elemento comune, che è l’immagine – dal greco eikòn, eikònos, icona – . L’immagine si fa referente di qualcosa di concreto ma richiama anche qualcos’altro, una trascendenza, un approfondimento meta-fisico del fatto artistico, che era un tema caro al professor Ginesi», ha affermato l’assessora Loretta Fabrizi.

«Non mi interessava particolarmente documentare il Ginesi locale, questa mostra voleva mettere in luce il critico a lavoro, il suo rapporto con gli ambienti dell’arte e con gli artisti, che era vivissimo soprattutto nel momento della creazione. Armando fu profondamente influenzato dalla scuola ermeneutica di Urbino ma ebbe modo di ampliare anche i suoi orizzonti: entrò in contatto con il pensiero estetico russo, quando era console di quel Paese», ha spiegato Gabriele Bevilacqua.

«Sarebbe bello – ha aggiunto – onorare la sua memoria dedicandogli almeno una via di Jesi, periferica o centrale che sia. Ci piacerebbe anche organizzare in nome di Armando un premio per i giovani laureandi in storia dell’arte».

(foto in primo piano: Loretta Fabrizi, Sandro Bartolacci, Claudio Fazzini, Luca Brecciaroli, Gabriele Bevilacqua)

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