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Cronaca

Jesi Il clochard degli Orti Pace torna ad abitare sulla panchina di via Setificio

Se ne era andato dopo lo sgombero dell’area a metà luglio, ora vive di nuovo nel parco, il vice sindaco Samuele Animali: «Cercheremo di tenere pulito, stiamo valutando la soluzione più adatta a lui»

Jesi – Dopo oltre un mese di assenza il clochard che tra giugno e luglio per diverse settimane aveva stazionato su una delle panchine degli Orti Pace accatastando lì i suoi effetti personali e facendone la sua abitazione a cielo aperto, ha fatto ritorno da qualche giorno in via Setificio, accasandosi di nuovo sulla stessa panchina.

A metà luglio, infatti, gli addetti comunali avevano sgomberato la postazione dal bagaglio che l’uomo aveva accatastato accanto a sé e sulla panchina e, in concomitanza con questa pulizia, lui era sparito, abbandonando – sembrava definitivamente – la sua postazione nel parco.

Da mesi N. di origini africane, è conosciuto non solo dai residenti del quartiere che a gran voce avevano richiesto un aiuto dei servizi sociali e del Comune per risolvere la situazione, ma anche e soprattutto dallAsp Ambito 9 e dalla Caritas diocesana, che lo hanno tenuto sotto controllo grazie agli operatori di strada, invitandolo più volte a spostarsi nei dormitori per i senza fissa dimora e cercando di convincerlo ad accettare un percorso di reinserimento.

«Come la maggior parte dei senza fissa dimora – ha spiegato il vicesindaco e assessore ai servizi sociali, Samuele Animali – siamo di fronte al caso di un uomo che vuole restare a vivere in strada. Se in alcune situazioni è possibile il reinserimento nella vita sociale offrendo anche un progetto lavorativo, in questo caso N. non ha le risorse per poter essere reinserito, quello che possiamo offrirgli sono i servizi rivolti ai senza fissa dimora e un posto dove dormire».

«Qualsiasi tipo di aiuto, però, presuppone la volontà dell’interessato di accettare i servizi proposti. Dopo lo sgombero della panchina, che evidentemente N. non ha gradito, ha pensato bene di spostarsi facendo perdere le sue tracce per un po’. Ora che è tornato ci impegneremo a tenere pulita la panchina e l’area che abita, nel frattempo con i Servizi alla persona e la Caritas, stiamo cercando di trovare la soluzione più adatta a lui, compatibilmente con la sua condizione e la sua volontà di accettare o meno il nostro aiuto».

Per le persone che non dispongono di un alloggio esiste infatti un sistema di servizi sul territorio al quale collaborano le istituzioni pubbliche – come Asp, Comune e Polizia Locale – e le realtà che operano nel sociale come la Caritas o le cooperative. A chi è solito spostarsi abitualmente viene offerta la possibilità di fermarsi in un luogo riparato, per un periodo limitato di tempo.

Per chi ha risorse personali o una rete di relazioni in città, c’è la possibilità di attivare una progettualità a lungo termine che prevede un percorso di recupero e un reinserimento sociale e lavorativo del senza tetto.

Nel caso di N. anche lui in passato è stato ospite della Casa delle Genti, dove ha trascorso i mesi più freddi e ha usufruito a volte dei servizi messi a disposizione dalla Caritas, come la mensa e l’armadio, ma con la bella stagione preferisce, come molti altri senza fissa dimora, vivere la sua esistenza all’aperto.

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