Cronaca
JESI Il pasticcio della “Martiri”, gli insegnanti: «Noi con le spalle al muro»
11 Giugno 2020
Grandi perplessità sulla nuova destinazione decisa dal Comune a Palazzo Santoni, inadatto, e al Mestica: «Calpestato il diritto degli alunni ad avere spazi sicuri e funzionali»
JESI, 11 giugno 2020 – «Una scuola gestita sempre in emergenza senza una progettualità a lungo termine dove la qualità dell’insegnamento viene affidata solo alla buona volontà e all’adattabilità degli insegnanti, dove il diritto dei nostri alunni ad avere spazi sicuri, belli, funzionali all’apprendimento viene calpestato in nome della non sostenibilità economica o dell’indifferenza sociale che delega l’educazione dei cittadini senza farsene mai carico seriamente».
Recita così la lettera degli insegnanti della scuola Martiri della Libertà di via Asiago, interessata da lavori infiniti che costringono da due anni famiglie e docenti a traslocare da un posto all’altro.
«Per non parlare del rischio che la scuola Martiri della Libertà scompaia del tutto creando un vuoto tragico nel tessuto sociale del territorio in cui ha svolto per quarant’anni un ruolo fondamentale di inclusione, accoglienza e crescita delle bambine e bambini che l’hanno frequentata».
L’offerta del Comune, arrivata l’altro giorno, è quella di trascorrere l’anno scolastico venturo per metà classi a Palazzo Carotti, ex tribunale, e per l’altra metà al vicino Mestica. Impossibile prevedere alternative visto che settembre è alle porte: troppo tempo è andato perso lasciando, di fatto, famiglie e docenti con le spalle al muro.
Gli insegnanti adesso prendono posizione visto che fino ad ora hanno collaborato con l’Amministrazione nel cercare una soluzione idonea per conciliare le esigenze di sicurezza con quelle didattiche.
«Per due anni è stata garantito con professionalità lo svolgimento regolare delle attività scolastiche con particolare attenzione alla qualità dell’insegnamento, all’inclusione degli alunni e alla realizzazione di progetti sul territorio, nonostante le oggettive difficoltà di spostamento su tre plessi – si legge nella lettera aperta -. Dopo aver dimostrato creatività e flessibilità nello sfruttare ogni piccolo spazio disponibile (anche corridoi e mense) per continuare a garantire il diritto allo studio ai nostri alunni, ora pensiamo di esprimere le nostre numerose perplessità sulla nuova proposta dell’Amministrazione comunale di collocare la scuola tra il plesso della scuola Mestica e il Palazzo Carotti (ex tribunale)».
Palazzo Carotti, per gli addetti ai lavori, non può ospitare una scuola: «Anche solo la metà degli alunni (100 del tempo modulare più gli insegnanti e collaboratori scolastici) avrebbe a disposizione quattro servizi igienici assolutamente insufficienti a garantire la sicurezza sanitaria sia in tempi normali che a maggior ragione durante l’emergenza Covid-19. Le scale richiedono un adeguamento dei parapetti (essendo però il palazzo protetto dalla Soprintendenza non si possono effettuare modifiche, ndr) e la presenza di alcuni bambini diversamente abili richiede un accesso facilitato e condizioni dignitose di assistenza e cura. Inoltre non è possibile appendere materiale didattico e lavagne interattive alle pareti. Questo condiziona fortemente l’efficacia dell’insegnamento che deve essere inclusivo, laboratoriale e non monocanale (ci è stato detto, da chi non insegna, che si può fare a meno di tutto ciò, bastano muri e banchi!)».
La questione riguarda anche altri istituti della città: «Le scuole dell’Ic Federico II che fino ad ora ci hanno generosamente ospitato e accolto, hanno bisogno degli spazi prestati alla scuola Martiri, non solo per laboratori e attività didattiche ordinarie rispondenti alle necessità della propria offerta formativa, ma ancora più per far fronte alle disposizioni di distanziamento fisico che dovranno mettere in atto da settembre. Lo stesso dicasi per la scuola Mestica che dovrebbe ospitare i 120 alunni del tempo pieno».
A tutto ciò va aggiunto che non si vede ancora la fine dei lavori del plesso di via Asiago per il quale ci vorranno almeno altri due anni.
(e.d.)
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