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Cronaca

Jesi Impianto Edison: anche Jesi in Comune dice “no”

Frutto di un’attenta valutazione, ha sottolineato il Gruppo, le criticità principali: ubicazione, tracciabilità dei rifiuti, dimensioni dell’impianto e dispendio di risorse idriche

Jesi – Ed è arrivato anche il no all’impianto Edison da parte del gruppo di maggioranza Jesi in Comune che, prima del tavolo tecnico di ieri aveva indetto un incontro, svoltosi in mattinata, per esporre le Osservazioni sull’impianto, che andavano presentate alla Provincia entro il 2 agosto.

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Valutazioni che, hanno spiegato i rappresentanti del gruppo, «sono il frutto di approfondimenti, documentazione e dell’incontro con esperti e tecnici a cui ha fatto seguito un confronto tra noi, per poi approdare a una posizione condivisa e cioè che non riteniamo questo impianto idoneo alla città di Jesi».

«Questo non significa che siamo contrari in generale a questa tipologia di impianti ma che questo progetto, per dimensioni, quantità e qualità dei rifiuti, ubicazione e impatto sulla città, non può essere accettato», ha precisato la consigliera comunale Agnese Santarelli.

«Avevamo già dichiarato, peraltro, negli scorsi Consigli comunali e in altre uscite pubbliche che rilevavamo criticità a riguardo e che anche dal confronto con il proponente Edison, durante il Consiglio comunale aperto, non siamo usciti soddisfatti, diverse le domande per noi importanti che non hanno trovato risposta».

«Abbiamo esaminato a lungo la documentazione e, per questo motivo, siamo stati criticati più o meno provocatoriamente da alcuni esponenti dell’opposizione. Rivendichiamo tale approccio relativamente a un tema così complesso e riteniamo che questo tempo, dedicato a cercare di capire al meglio la questione, sia stato doveroso e utile al fine di maturare una posizione consapevole e motivata nel merito, tenuto conto che il procedimento lo richiede».

Le criticità emerse dalle valutazioni del gruppo sono confluite nel documento presentato alla Provincia di Ancona contenente le Osservazioni sul progetto, che andavano inviate entro il 2 agosto e alle quali Edison dovrà rispondere entro 30 giorni.

«Tra le perplessità più grandi, l’ubicazione dell’impianto, la tracciabilità dei rifiuti, le dimensioni e il dispendio di risorse idriche, l’impatto che tutto questo avrebbe sul territorio», ha specificato Lorenzo Grilli.

«Crediamo che ogni impianto di trattamento di rifiuti dovrebbe rispondere ai reali bisogni del territorio in cui è posto. Va da sé che ridurre le dimensioni di un ipotetico impianto e la quantità delle tonnellate gestite significa, proporzionalmente, ridurre le problematiche ad esso connesse legate al traffico, alle emissioni e al consumo di acqua. L’utilizzo della risorsa idrica, specialmente in un momento critico come quello attuale, risulta a nostro avviso una delle problematiche maggiori».

Se sul fronte del no, le liste civiche si sono attivate con banchetti informativi e raccolta firme, per divulgare tra i cittadini l’informazione sull’impianto e raccogliere le posizioni di dissenso attraverso la petizione che per ora ha raggiunto quota 1.000 firme, Jesi in Comune ha evidenziato l’ottimo risultato raggiunto nell’ultimo Consiglio comunale con l’approvazione della mozione che proponeva di attivare gli strumenti di consultazione popolare, per il coinvolgimento della cittadinanza nella questione Edison, così come l’istanza di inchiesta pubblica, che ieri è stata approvata dalla Provincia e avrà quindi formale avvio.

«Per la prima volta questa città, grazie all’iniziativa della maggioranza politica di cui facciamo parte, potrà esprimersi attraverso una consultazione popolare, proposta che è stata approvata in Consiglio ottenendo consensi trasversali», ha detto il consigliere comunale Francesco Coltorti.

«Diversi sono gli strumenti di consultazione che potremmo adottare, come il sondaggio o l’assemblea pubblica, si tratterà di capire, insieme all’opposizione, quale sarà il più idoneo alla situazione e alle tempistiche».


«Abbiamo, inoltre, accolto le proposte delle minoranze civiche rispetto agli strumenti
dell’inchiesta e dell’istruttoria pubblica, lo abbiamo riconosciuto pubblicamente, cercando di.praticare, una volta di più, una politica che sa andare oltre il gioco delle parti in momenti come questi, proponendo alle liste civiche di presentare assieme la richiesta di istruttoria, per dare un segnale unitario alla città, anche se purtroppo non è stato accettato dalle stesse».

«Questa vicenda ci ha insegnato la ricchezza che viene dal confronto politico. Quello che dispiace non è aver dovuto affrontare il confronto di quelli che non la pensavano come noi, ma ci ha ferito la divulgazione di voci false e infondate di parte dell’opposizione che ha voluto insinuare la malafede delle nostre azioni, come se la maggioranza avesse occultato di proposito le informazioni sulla vicenda Edison e fosse già propensa per il sì».

«Il percorso partecipativo che stiamo delineando ancora una volta dimostra che nulla era stato deciso a differenza di quanto riferivano e riferiscono tuttora determinate falsità propagandate col solo scopo di screditare a priori l’Amministrazione e la maggioranza».

Le Osservazioni presentate da Jesi in Comune alla Provincia di Ancona


1) Ubicazione
L’area individuata per l’insediamento della “Piattaforma polifunzionale per il recupero e il trattamento di rifiuti pericolosi e non pericolosi e per la produzione di “end of waste”, ovvero via dell’Industria n. 7, nella Zona industriale/commerciale del Comune di Jesi, rientra in un’area ex Aerca (Area ad elevato rischio di crisi ambientale) ed è, come è noto, altamente antropizzata. Ciò premesso, si richiede di analizzare l’impatto ambientale dell’impianto nel contesto territoriale complessivo, tenendo conto dell’effetto cumulo. Si richiede, inoltre, di chiarire se sono state prese in considerazione altre possibili sistemazioni e il motivo per cui questa precisa ubicazione è stata preferita rispetto alle altre.


2) Provenienza e tracciabilità dei terreni
Riteniamo che l’economia circolare, per essere sostenibile, debba essere quanto più possibile “non circolante” e di prossimità. Nel caso di questo impianto, quindi, la provenienza dei materiali conferiti dovrebbe avere un limite territoriale, che coincida al massimo con l’ambito regionale, con la conseguente riduzione delle dimensioni dell’impianto, del peso del materiale conferito e del traffico veicolare.


3) Dimensionamento dell’impianto e quantitativi dei rifiuti in ingresso
Come conseguenza dell’osservazione n.2, si ritiene che la capacità dell’impianto riportata dallaProponente nel progetto (110.000 ton/anno di terreno e 175.000 ton/anno di rifiuti reflui/liquidi)sia ampiamente superiore alla quantità di materiali in ingresso di cui al prospettato limite territoriale. Inoltre, dall’analisi del progetto e considerata la potenzialità dell’impianto, rispetto ai quantitativi sottoposti ad autorizzazione, non si rilevano garanzie che vi possa essere una effettiva autolimitazione a 1.000 ton/giorno di rifiuti in ingresso, come dichiarato dall’Azienda.

4) Risorsa idrica
Considerato che la risorsa naturale principalmente utilizzata da questo impianto è la risorsa idrica e che l’utilizzo eccessivo della stessa può creare criticità, si chiede di specificare quanto segue:

– la portata di acqua necessaria al funzionamento dell’impianto, al massimo delle potenzialità giornaliere

– come è suddivisa la portata giornaliera tra le varie fonti di approvvigionamento

– la percentuale di acqua giornaliera riciclata e riutilizzata all’interno del processo e, di
conseguenza, la percentuale di acqua giornaliera scaricata in fognatura

– lo stato di effettivo funzionamento della rete idrica industriale da cui l’Azienda dichiara di approvvigionarsi

– come intende far fronte all’eventuale scarsità dell’acqua proveniente dalla rete idrica industriale e dai rifiuti liquidi

– l’entità dell’impatto derivato dall’utilizzo dell’acqua sulle riserve idriche locali.


5) Rischio di incidente rilevante
Si chiede di dettagliare con precisione i dati di valutazione di esclusione dalla Direttiva Seveso per l’applicabilità delle misure di gestione per le aziende a rischio di incidente rilevante. In ogni caso, considerato che il progetto prevede il trattamento di “rifiuti pericolosi e non” si richiede di specificare i sistemi di allarme e le procedure di sicurezza che verrebbero poste in essere in caso di incidente grave: rottura del sistema di aspirazione, fuoriuscita di rifiuti liquidi, rottura del sistema di osmosi inversa.


6) Emissioni
Tenuto conto della pericolosità dei rifiuti trattati e non essendo specificato nulla relativamente a quali prodotti chimici pericolosi saranno utilizzati nel laboratorio, si chiede di specificare dettagliatamente se ci sia la possibilità di presenza di sostanze cancerogene, mutagene e tossiche per la riproduzione. In siffatta casistica infatti non è possibile dichiarare le emissioni in atmosfera dei laboratori come “scarsamente rilevanti” e quindi non soggette ad autorizzazione e controllo. Inoltre, nel progetto viene dichiarato il rispetto dei limiti di legge relativi alle quantità delle diverse sostanze immesse in atmosfera secondo le normative vigenti, tra cui l’amianto (2 fibre/mL): si richiede di specificare l’effettiva quantità di ogni sostanza che verrà immessa in atmosfera.


7) Impatto acustico
Nella valutazione previsione di impatto acustico non è chiaro se, nelle simulazioni modellistiche, siano state stimate numericamente come presenza contemporanea e prese in esame le emissioni sonore dei mezzi pesanti in transito all’interno della proprietà, da sommare alle altre sorgenti sonore fisse.


8) Controlli
Nel Piano di Monitoraggio e Controllo si chiede di prevedere una dettagliata valutazione dellaqualità dell’aria ante operam e monitoraggi periodici di significativa durata temporale post operam, condotti dal gestore, come previsto dalla normativa. Tuttavia si chiede all’Autorità Competente di prevedere l’esecuzione di analoghi monitoraggi condotti anche da organi terzipubblici, con relativa pubblicazione dei dati raccolti. In linea più generale, inoltre, nelle valutazioni di ricaduta degli inquinanti in atmosfera e delle emissioni odorigene si chiede di aggiungere, nel set dei recettori, anche recettori discreti più limitrofi all’impianto e immediatamente a ridosso del confine dell’impianto stesso.

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