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Cronaca

Jesi Impianto Edison: «Sarà in sicurezza», ma dovrebbe esserci il deserto intorno

Vivace Consiglio comunale aperto, presenti i rappresentanti dell’azienda, confronto sulla piattaforma alla Zipa che contempla anche una linea per l’amianto, proteste con cartelli e magliette

Jesi – Caldo, caldissimo a tratti, il Consiglio comunale aperto di ieri mattina andato avanti sino al primo pomeriggio.

Afa, ventilatori, ventagli, sospiri, proteste verbali o impresse in cartelli e magliette (di Jesiamo, indossata anche dall’ex sindaco Massimo Bacci), aula consiliare gremita, pubblico attento e partecipe, rivolto con attenzione agli interventi che si sono susseguiti da parte dei rappresentanti dell’associazionismo e di categoria, sindacali e di gruppi politici.

Dispensando applausi a quanti – la quasi totalità – si sono espressi in modo negativo all’installazione dell’eco follia e rumoreggiando alquanto quando Marco Ciarulli, presidente di Legambiente Marche si è dichiarato in linea generale possibilista. Ma a riportare l’ordine in sala ci hanno pensato il presidente Luca Polita e il Sindaco richiamando al rispetto delle altrui idee.

L’interesse, soprattutto, era rivolto alla task force di Edison, che aveva a disposizione 40 minuti per illustrare il progetto relativo alla tanto discussa piattaforma polifunzionale per il recupero e il trattamento di rifiuti pericolosi e non e di bonifica di terreni contaminati senza alcuna limitazione territoriale per quanto attiene la provenienza, in piena zona Zipa, in via dell’Industria, dove l’azienda è già presente. E dare risposte.

Piattaforma che contempla anche una linea dedicata all’amianto – che può trattare sino al 10% del totale dei rifiuti – il fattore, questo, che più preoccupa in un contesto già di per sè preoccupante. E i materiali da trattare ne debbono avere in concentrazione una quantità inferiore all’1% del peso, altrimenti non entrano.

In sostanza, l’impianto sarebbe dotato di «tutte le migliori tecnologie per garantire la sicurezza», sotto ogni profilo, per «trasformare materiali di scarto in materie prime seconde (materiali derivati dal recupero e dal riciclaggio dei rifiuti, ndr), non dannose alla salute umana nè per l’ambiente».

Il tutto inserito in un quadro di economia circolare.

Semplice? No, perchè a dirsela proprio tutta, ed è quanto in sintesi è emerso dal confronto, tutto questo sarebbe possibile se ci fosse il deserto intorno. Ma lì, oltre ad essere in piena zona AercaAree ad elevato rischio di crisi ambientale, come ha ricordato l’ex senatore Mauro Coltorti – si è di fronte a un contesto fortemente antropico con la presenza di attività produttive, quindi lavoratori che vanno e vengono e stavolta se ne andrebbero solo, traffico, mensa, l’Esagono con i suoi dipendenti il cui sindacato dei bancari Fabi, con Danilo Donzelli, ha espresso più di una perplessità. La stessa sottesa anche da interventi di consiglieri della maggioranza.

Il Comune, dal canto suo, sarà chiamato a dare valutazioni sia ambientale che urbanistica, quest’ultima in quanto uno dei corpi strutturali della piattaforma è più alto di quanto in quella zona è consentito. E, quindi, occorerrebbe una deroga.

A fronte di tutto questo, comunque, da Edison la laconica considerazione riassunta nel «se ci saranno difficoltà non resta che prenderne atto».

Comunque, al netto di tante parole, se siamo di fronte a una industria insalubre di prima classe non servono tanti giri: vanno delocalizzate. Punto.

La seduta consiliare ordinaria

Nel pomeriggio, intorno alle 15, si è ritornati alla normalità della seduta ordinaria che ha, tra l’altro, preso in esame l’odg della maggioranza nel quale il sindaco Lorenzo Fiordemondo – che ha sempre mantenuto la stessa linea, vale a dire domandare per conoscere, valutare, dare una risposta consapevole – ha inserito l’emendamento, approvato con 17 sì, 2 contrari e 4 astenuti, che impegna a consultare la cittadinanza riguardo all’impianto rifiuti, si potrebbe arrivare a un referendum – Comitato dei garanti permettendo – ma anche al voto elettronico.

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