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Cronaca

Jesi Impianto rifiuti alla Zipa: «Il Sindaco dica no prima che l’iter continui»

Ieri mattina il sit in dei gruppi di opposizione davanti alla mensa di Jesi Servizi per sensibilizzare l’opinione pubblica, proprio a pochi metri da dove dovrebbe sorgere la piattaforma di Edison

Jesi – Un sit in organizzato dalle forze d’opposizione, a cui seguiranno altre iniziative, promettono, per informare l’opinione pubblica sulle conseguenze che potrebbe comportare per la città l’approvazione del progetto dell’impianto di recupero e trattamento di rifiuti pericolosi e non, presentato da Edison alla Provincia di Ancona e di cui si discute ormai da settimane.

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Il sit in si è svolto proprio davanti al Centro cottura di JesiServizi, l’impianto sarebbe infatti realizzato a due passi da lì, in un sito produttivo dismesso di 2 ettari e mezzo, compreso tra via Achille Grandi e via dell’Industria, con ingresso da via Grandi, acquistato da Edison e che la ditta sta già utilizzando come deposito.

Presenti le liste civiche Jesiamo, Patto per Jesi e Per Jesi, e Fratelli d’Italia, ognuno dei rappresentanti ha espresso le perplessità, peraltro già emerse in Consiglio comunale e durante la Commissione consiliare, sulla presenza dell’impianto «nel cuore pulsante della città», una piattaforma che per dimensioni, quantità e tipologia di rifiuti trattati, non avrebbe simili in Italia e che «metterebbe a rischio la salubrità dell’area e la salute degli stessi cittadini», hanno sottolineato i presenti.

«In qualità di istituzione politica, siamo chiamati a governare i processi e tutelare il territorio – ha detto Tommaso Cioncolini di Jesiamo – e questa è una zona fortemente antropizzata in cui ci sono abitazioni, uffici e attività artigianali. Un insediamento di questo tipo si delinea come uno dei più grandi in Italia, non ce ne sono di simili, si parla dello smaltimento di oltre 270mila tonnellate l’anno. Vorrei ricordare che i componenti di questa Amministrazione si sono opposti al Biodigestore della Coppetella, che avrebbe smaltito 79mila tonnellate l’anno e sarebbe stato realizzato in piena campagna».

«In questo caso si tratta di una capacità oltre tre volte superiore al Biodigestore, ci saranno anche materiali pericolosi e sarebbe realizzato nel cuore della città. Ci sono tutti gli elementi per prendere subito le distanze da questo progetto», ha concluso Tommaso Cioncolini evidenziando anche «l’arroganza di Edison che prima di presentare un progetto così importante avrebbe dovuto attuare un’interlocuzione con le istituzioni locali».

Il lavoro dell’impianto sarebbe finalizzato alla raccolta delle acque industriali e dei terreni inquinati, consisterà nel separare la componente da recuperare e riciclare da quella inquinante che sarà stoccata e inviata ad altri impianti dedicati allo smaltimento.

Due i trattamenti che verrebbero effettuati, un processo di lavaggio, il soil washing, volto a ripulire gli inerti, che facilita la separazione tra i materiali di scarto e quelli che possono essere riutilizzati e un trattamento chimico-fisico che servirà per alcuni tipi di rifiuti, finalizzato anch’esso a ottenere la separazione tra ciò che va smaltito e ciò che si può recuperare.

Attualmente il procedimento amministrativo è nella fase preliminare di richiesta di autorizzazione inviata da Edison alla Provincia – l’istanza di autorizzazione – con l’invio della documentazione necessaria e la deposizione del progetto a cui faranno seguito una fase valutativa da parte dei vari enti coinvolti come Ast, Arpam, Viva Servizi, Vigili del Fuoco e di una tappa autorizzativa «che spetterà al Comune di Jesi, attraverso la votazione del Consiglio comunale», aveva sottolineato il primo cittadino durante la Commissione consiliare.

Ma c’è stupore anche per il «silenzio dell’Amministrazione in questo anno», sottolineato da Francesco Rossetti di Per Jesi, «perché del progetto era a conoscenza già da maggio 2023 ma non ne ha informato la cittadinanza né le forze d’opposizione, secondo noi volutamente per portare avanti il progetto senza essere ostacolati».

«Non necessitiamo, infatti, di ulteriori approfondimenti per capire che questa non è l’area idonea a ospitare un impianto che a livello legislativo è trattato come industria insalubre di prima classe, il massimo dei livelli quindi, non è compatibile con la presenza di altre aziende artigianali, di 3mila lavoratori, della mensa che prepara i pasti per le scuole, a pochi passi di distanza».

«Pensiamo anche all’impatto sulle infrastrutture – un impianto simile prevede la movimentazione di 60-70 camion al giorno – e alla tipologia di rifiuti. Qui verrebbero raccolte le terre provenienti da siti inquinati, parliamo quindi di inquinanti pericolosi tra cui anche l’amianto, che sarebbe presente in fibra libera, non in matrice compatta, perciò di più facile dispersione, basterebbe un piccolo incidente, o la mancata manutenzione dei filtri, per disperdere queste particelle nell’ambiente circostante creando danni alla salute dei cittadini».

«Il Sindaco deve avere il coraggio, come massima autorità sanitaria locale, di stoppare il procedimento amministrativo adesso – ha affermato Marialuisa Quaglieri di Jesiamo – e di tutelare la salute delle persone. Potrebbe sembrare che ci opponiamo alla transizione ecologica, ma non è così, ci opponiamo a questa tipologia di impianto e alla sua realizzazione in questo luogo. Il Sindaco durante la Commissione consiliare ci ha risposto che l’amianto è già presente in città – in strutture che vanno ancora risanate (ndr) – ma proprio per questo non è il caso di aggiungerne altro, di aumentare i fattori di rischio che possono comportare gravi danni alla salute».

«Non c’è stata condivisione del progetto con le altre forze politiche, il Sindaco dice che sceglieremo in Consiglio comunale ma noi chiediamo che vi sia condivisione con i cittadini».

«Segnalo anche che a giugno 2023 il Comune nello scambio di mail con Edison si è informato sulla possibilità che potesse essere realizzato in altro luogo, questo testimonia anche la loro perplessità sulla collocazione in quest’area – ha evidenziato il consigliere di Patto per Jesi, Giancarlo Catani -. Basterebbe un piccolo incendio, un incidente a rendere questi rifiuti altamente pericolosi. Non possiamo accettare questo rischio».

Anche il consigliere Antonio Grassetti, di Fratelli d’Italia, ha incalzato su questo punto.

«Abbiamo una grande responsabilità nei confronti delle future generazioni. Pe rora non siamo riusciti a trovare nessun vantaggio nella presenza dell’impianto in città ma solo aspetti negativi. Il nostro territorio è attrattivo per le imprese, lo dimostra la scelta di Amazon di costruire qui il mega hub riferimento per il Centro Italia, la presenza del polo logistico comporterà nel futuro l’insediamento di altre aziende della logistica nel territorio, non possiamo permettere che ciò avvenga anche nel settore dei rifiuti. Organizzeremo altre iniziative, incontri con esperti, affinché i cittadini siano informati dei rischi».

«Il rischio dipende anche dall’assenza di controlli ha evidenziato Milva Magnani, coordinatrice cittadina di FdI – come consigliere provinciale ho seguito per anni l’impianto di rifiuti Sogenus, che inizialmente doveva trattare i rifiuti delle sole aziende marchigiane ma dopo qualche anno è diventata la discarica delle aziende di tutta Italia, arrivavano camion anche dall’estero. Oggi quella discarica va bonificata. Purtroppo in assenza di controlli, i buoni propositi iniziali non vengono rispettati. A Jesi chi garantirà che la quantità giornaliera di rifiuti sarà rispettata?».

«Non ci sono vantaggi nell’insediamento dell’impianto – ha aggiunto Matteo Sorana – oltre alla mancanza di trasparenza da parte dell’Amministrazione, c’è anche una mancanza di coerenza. Nel caso del Biodigestore, infatti, si erano opposti all’impianto perché la proprietà sarebbe stata per il 51% privata e solo per il 49% a partecipazione pubblica. Oggi accetterebbero un impianto di proprietà del tutto privata».

In attesa del Consiglio comunale aperto del 18 luglio, richiesto e ottenuto dai gruppi d’opposizione, gli stessi promettono altre azioni di mobilitazione e il coinvolgimento dei Comitati di quartiere.

«Come Comitato di quartiere Erbarella – ha detto il presidente Jhonny Pigliapoco -, abbiamo preparato una lettera da inviare al Comune per chiedere un confronto con l’Amministrazione comunale l’abbiamo girata anche agi altri Comitati per coinvolgere anche loro».

Nel Consiglio comunale aperto saranno presenti anche i rappresentanti di Edison, potrebbe essere quindi il luogo giusto per trovare risposte più precise alle tante legittime perplessità manifestate.

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