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Cronaca

Jesi Impianto rifiuti, Edison: «Un progetto che dà valore al territorio»

Ieri pomeriggio il primo atto dell’inchiesta pubblica che proseguirà lunedì prossimo, il Gruppo ha spiegato le caratteristiche e i vantaggi che ne deriveranno e non si è detto propenso ad andare allo scontro

Jesi – «L’impianto rifiuti proposto da Edison non è progettato per l’amianto, pulisce i terreni inquinati e le acque sporche nel pieno rispetto della materia, non prevede combustione, non produce Co2, contribuisce a pulire l’ambiente del territorio e dà valore al rifiuto, rigenerandolo. È anche in grado di attivare ricchezza grazie all’indotto dei fornitori».

Con queste parole l’addetta alle relazioni esterne del gruppo Edison Next Recology, Lavinia Bellioni, ha introdotto la platea agli interventi dei relatori, delegati dalla Società, a illustrare i vari aspetti dell’impianto rifiuti pericolosi e non – che dovrebbe sorgere in zona Zipa a pochi passi dalla mensa di JesiServizi – nell’ambito dell’incontro dedicato all’inchiesta pubblica richiesta dal Comune di Jesi alla Provincia di Ancona.

Importante fare chiarezza sugli aspetti non compresi, ha sottolineato l’ad di Edison, Roberto Ronca, «perché sul progetto spesso sono circolate informazioni non corrette a causa di una comunicazione carente, e la contrarietà che ne è scaturita non ci sorprende. Ma se occorre da parte della popolazione una accettazione verso questo progetto va anche detto che l’impianto è sicuro e dalle ricadute positive per il territorio, non vogliamo, però, un braccio di ferro».

Presenti in sala per questo primo appuntamento di inchiesta, che prevede un secondo incontro lunedì prossimo, 30 settembre, sempre presso l’Hotel Federico II a partire dalle 17, i rappresentanti degli uffici provinciali che stanno seguendo la procedura autorizzativa del progetto, i vertici Edison Next Recology che hanno partecipato alla progettazione dell’impianto, il sindaco Lorenzo Fiordelmondo, il presidente del Consiglio comunale, Luca Polita e gli assessori comunali, oltre alla cittadinanza.

Sono 12 le richieste dei cittadini che, privatamente o in rappresentanza di associazioni o enti, si sono prenotati nelle due giornate, per intervenire durante l’inchiesta pubblica.

Un appuntamento che, almeno per questa prima giornata, si è concentrato sull’esposizione della procedura in atto, da parte della Provincia di Ancona, illustrato dalla dottoressa Raffaela Romagna, e delle caratteristiche del progetto da parte dei rappresentanti di Edison.


Procedura amministrativa – a che punto siamo

Sono state inviate a Edison le richieste di integrazione della documentazione sul progetto da parte degli enti deputati alla sicurezza, le richieste di approfondimenti, le osservazioni raccolte dalla Provincia e dal Comune di Jesi, come ha spiegato Raffaela Romagna.

Ora l’azienda dovrà provvedere a fornire le risposte richieste, per questo è stata concessa dalla Provincia la sospensione dei termini della procedura amministrativa, per 180 giorni, alla scadenza dei quali si procederà con la fase successiva, vale a dire la Conferenza dei Servizi, «che avrà carattere decisorio, sulla base di tutta la documentazione trasmessa ai soggetti competenti in ambito ambientale».

Da qui la fase conclusiva del Paur, con l’adozione della decisione sull’idoneità dell’impianto, che in caso positivo rilascerebbe a Edison il titolo per la costruzione dello stesso, altrimenti comunicherebbe il diniego a procedere con la realizzazione.

«Siamo presenti in tutta Italia, anche nelle Marche, con vari servizi – ha spiegato Giovanni Baldassarre, responsabile dei progetti sviluppo per Edison – il gruppo vanta 140 anni di storia, da più di 30 anni si occupa di ambiente e gestisce impianti che trattano i rifiuti end of waste, rifiuti cioè che vengono trasformati in materiale recuperabile».

Caratteristiche dell’impianto

Due saranno le linee di lavaggio, quella dedicata ai terreni e quella per il recupero di reflui liquidi. Le acque verranno ripulite e utilizzate in parte per lavare i terreni inquinati che arrivano nell’impianto, con la tecnologia del soil washing e verranno restituiti al territorio puliti.

«Non ci sono scarti se non quelli strutturali. L’impianto è stato progettato con le più moderne tecnologie e darebbe la possibilità alla nostra regione di indirizzare flussi di materiali che finora – per carenza di impianti e per mancanza di tecnologia adeguata – andavano indirizzati in altre regioni o all’estero», ha sottolineato Giovanni Baldassarre.

«I nuovi impianti sono molto diversi da quelli di 30 anni fa e sono dotati di grandi presidi di sicurezza, le arie sono trattate e filtrate, le pavimentazioni permeabilizzate. Non ci sono rischi di incendio e lo stoccaggio avviene in stanze chiuse».


Il dimensionamento

La dimensione è in linea con gli standard di mercato, dicono da Edison, ci sono sei impianti più grossi in Italia e altri in Europa. Sotto una certa misura non sarebbero in grado di garantire gli standard di sicurezza.

La scelta della localizzazione e la valutazione di altre collocazioni

Antonio levato, consulente Edison che ha partecipato alla progettazione, ha parlato di
«un intervento compatibile con i criteri di sicurezza ambientale della cittadinanza e di una difficoltà a individuare altre aree compatibili anche se una valutazione c’è stata ma con esito negativo per tutte le soluzioni proposte. Scartate le aree agricole per cui andrebbero realizzati sottoservizi e strade di collegamento ex novo, l’area ex Montedison di Montemarciano, le aree industriali di Fabriano e Ostra Vetere, che non vanno bene come dimensioni perché già in parte occupate da altre attività».

La valorizzazione del rifiuto

«L’impianto soddisfa un fabbisogno del territorio – ha detto Alessandro Balducci, – . A fronte di 2 milioni di tonnellate di materiale inquinato prodotte all’anno nelle Marche, per ora solo un milione viene gestito. Il restante va in discarica o all’estero, anche se potrebbe essere riutilizzato».

«L’impianto offre una tecnologia in grado di rigenerare il rifiuto, ottenendo un prodotto finale end of waste, utilizzabile come materia prima secondaria».

«Materie prime che in alternativa dovremmo acquistare da altre regioni. Viene quindi messo in campo un processo virtuoso e il prodotto finale è di alta qualità, pari a quella delle materie prime».


La trattazione di Fibre minerali e amianto

La scelta di inserire una linea anche dedicata alle fibre minerali, tra cui anche l’amianto, nasce da casi concreti di bonifiche di aree che non possono arrivare a compimento perché si incappa in piccole zone con quelle fibre. Ci sono esempi anche sul territorio, di recente un cantiere si è fermato a Senigallia per questo motivo.

I Comuni piccoli sarebbero in difficoltà a gestire queste contaminazioni, dovendo affrontare costi elevati di stoccaggio per portare tali materiali altrove, i cantieri del sisma vanno a rilento anche per questa problematica.

«Si tratta quindi di una linea marginale ma indispensabile e progettata con tecnologia e accorgimenti ottimali», ha concluso Alessandro Balducci.

Flussi di traffico e inquinamento

Come spiegato dal consulente Antonino Ronconi, la strada principalmente utilizzata per l’accesso alla zona Zipa è la Statale 76, ha detto, «che in base ai dati fornitici presenta già un flusso di veicoli, tra pesanti e leggeri di circa 20mila unità al giorno. I mezzi Edison che transiteranno quotidianamente sono 56 veicoli pesanti e 22 leggeri. Ci è stato richiesto di produrre una relazione sull’impatto dei nostri mezzi sull’inquinamento e la viabilità della Statale ma possiamo già dire che rispetto al flusso totale il nostro contributo è irrisorio».

Insomma, un impianto che diventerebbe il simbolo di un ciclo virtuoso, porterebbe ricchezza e lavoro per l’indotto, soddisfacendo anche un fabbisogno della regione e che tra l’altro ha ottenuto già diversi pareri favorevoli, da parte di alcuni degli enti votati alla sicurezza, come Vigili del Fuoco, Viva Servizi e Provincia.

A distruggere in pochi minuti l’immaginario di un impianto virtuoso e utile per il territorio fornito dalla descrizione di Edison gli interventi dei cittadini presenti – un centinaio – e le obiezioni riguardo al poco tempo a disposizione per presentare le osservazioni, a fronte di una descrizione approfondita da parte degli esponenti del Gruppo, ma che «ha occupato buona parte dell’incontro sull’impianto, dipingendolo come il paese dei balocchi», hanno detto i presenti.

Il dirigente della Provincia, Sergio Bugatti, ha ricordato le modalità di svolgimento dell’inchiesta pubblica, che ha prima di tutto carattere informativo e quindi necessitava di dare ampio spazio alla spiegazione del progetto per poi procedere con domande e osservazioni, che saranno sviluppate in modo più adeguato nel prossimo incontro, dando l’avvio al dibattito con il primo intervento, toccato al segretario di Jesiamo, Daniele Massaccesi.

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