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JESI In ricordo del grande scrittore cileno Luis Sepulveda

Vittima della polmonite Covid-19: «Non ci si può vendicare contro chi ha voluto vivere e pensare quanto sia difficile diventare finalmente liberi»

JESI, 16 aprile 2020 – Se dovessi pensarci su adesso, sinceramente non saprei dire quale sia il romanzo di Luis Sepulveda che mi ha maggiormente preso.

Perché ho letto tutto quello che lui ha pubblicato in Italia. Stamattina ci ha lasciato, ed è stato come se il virus lo avesse voluto privare del suo spirito libero. Una vendetta.

L’ultima volta che ci ho chiacchierato (se riesco a sbobinare l’intervista…) è stato al Salone del Libro di Torino. Abbiamo chiacchierato – dopo aver abbattuto una scorza esteriore all’apparenza burbera – di Neruda, di Konrad, di Kipling, ma anche di Borges e di Allende.

Mi ha raccontato, come un vecchio zio (fra l’altro più giovane di me ma la prigione e le torture ti fanno diventare, per sempre, un altro), storie di continenti, la voglia di inseguire la libertà, i suoi “canti liberi“, con la stessa voce quasi monotona ma che si riempiva di acuti nei momenti più emozionanti.

Alla fine mi ha chiesto quale fosse il romanzo che avevo preferito, dopo che gli avevo promesso fede eterna e che lo consideravo uno dei più grandi scrittori del ventesimo secolo e di questi scampoli del 21esimo.

Gli ho detto esitando: «Il vecchio che leggeva romanzi d’amore». Ha annuito sorridendo appena appena e se n’è andato da un altro giornalista.

Ciao Luis, non ci si può vendicare contro chi ha voluto vivere e pensare quanto sia difficile diventare finalmente liberi.

Giovanni Filosa

• Lo scrittore e resistente cileno – autore tra l’altro di “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare” – aveva 70 anni, la notizia della sua morte a Oviedo, questa mattina.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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