Attualità
JESI Leo Gullotta si racconta dopo “Pensaci Giacomino” al Pergolesi
7 Gennaio 2020
«Il pubblico ha subito amato questo lavoro che portiamo in scena, l’ha sentito suo, ne ha notato la quotidianità e l’attualità pur se scritto cento anni fa, più o meno»
JESI, 7 gennaio 2020 – Aspettavo Leo Gullotta in mezzo al palcoscenico del Pergolesi, come se fosse mio diritto (o forse anche dovere) stare lì, ad assistere al montaggio delle scene di “Pensaci, Giacomino”, di Pirandello, con quel profumo di palcoscenico che mi accompagna da oltre cinquant’anni e che mi elettrizza e mi fa sentire parte di un luogo dell’anima e del corpo fra i più belli al mondo. Il Teatro.
Gullotta mi si avvicina, una stretta di mano, un sorriso caldo ed empatico e poi ci sediamo a parlare nel suo camerino.
«Lei forse non ci crede, ma questa a Jesi è la recita duecento… o giù di lì. Capisce che cosa significa? Il pubblico ha subito amato questo lavoro che portiamo in scena, l’ha sentito suo, ne ha notato la quotidianità e l’attualità pur se scritto cento anni fa più o meno. Per la sua struttura, nell’arco del tempo questo testo è stato sempre interpretato da grandi artisti, pensi a Sergio Tofano, Ernesto Calindri, Turi Ferro, Salvo Randone, perché ha bisogno della parola importante che, al contempo, arrivi semplicemente alla platea. Non andava in scena da trent’anni e quando con il regista Fabio Grossi abbiamo riletto la novella, ci siamo accorti che i temi contenuti, ovverosia la condizione femminile, la scuola, il rapporto fra gli insegnanti e gli alunni, gli anziani più che la vecchiaia, i conflitti generazionali sono tutti temi di oggi. Sembra scritto stamattina. Pirandello ha capito, cento anni prima, che questa società futura sarebbe stata disfatta, che non avrebbe funzionato, tanto è vero che la platea lo segue e partecipa coinvolta».
«Il testo non ha subito neppure un taglio o una riduzione, la messa in scena è moderna, ecco, abbiamo realizzato un unico atto, invece di tre, per lasciare la tensione emotiva nel pubblico. I cambi scena, chiamiamoli così, velocissimi, sono stati ridotti quasi ad una cantata brechtiana. Il pubblico, l’ho visto anche a Jesi, partecipa, nessuno si muove, ha capito, ad ogni recita, che i temi del testo portano alla luce quei fantasmi che ciascuno ha dentro di sè. Lei mi chiede se noi artisti siciliani abbiamo un rapporto particolare con Pirandello? No, non c’entra nulla la Sicilia, Pirandello è il teatro universale, estremamente moderno».
Lei ha cinquantaquattro anni di carriera, svolta fra cinema, teatro, tv, cabaret...
«Il teatro è una passione, all’inizio, ragazzino, non sapevo neppure chi fosse Turi Ferro e tanti altri grandi ma poi sono rimasto al teatro di Catania dieci anni ed ho imparato cosa significa il Teatro. Ho fatto miei i vari linguaggi dello spettacolo, del palcoscenico, della telecamera, della cinepresa, ho vissuto l’epoca dei grandi film, dei grandi registi che hanno affrontato temi importanti, debbo ritenermi fortunato. Oggi è tutto deformato, tutti vogliono tutto presto e subito, molti non sanno neppure che la tecnologia è meravigliosa, basta saperla usare. E non dico nulla sulla cultura, schiaffeggiata negli ultimi trent’anni dai vari governi. Significa che abbiamo avuto la disgrazia, grazie al cavaliere Berlusconi, dell’inizio dell’ignoranza. E dell’imbarbarimento della nostra società».
E la tv? Lei ne ha fatta tanta…
«Non gratifica più. È l’imitazione dell’imitazione di quello che si faceva anni fa, ma in modo orrendo».
Che farà, da grande, alla fine della tournée?
«All’inizio di febbraio, quando chiuderemo con “Pensaci Giacomino”, dopo una settimana inizierò una nuova avventura teatrale, con uno spettacolo intitolato “Bartleby lo scrivano”, un libro di Herman Melville davvero stupendo, fantastico e alieno. Lo legga, glielo consiglio».
A Jesi alla fine dello spettacolo il pubblico non voleva mandare più via gli artisti, tanti erano gli applausi. Tutti bravi, adatti nei ruoli, ma quando c’è un Gullotta, un Maestro di Teatro al tuo fianco, ogni faro, ogni idea, ogni battuta gira intorno alla sua prorompente, saggia, irriverente, moderna personalità.
Giovanni Filosa
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