Attualità
JESI Morte Paolo Finzi: gli anarchici ricordano il compagno milanese
22 Luglio 2020
Lo scorso gennaio era stato a Jesi con il libro “Non ci sono poteri buoni”: una serata dedicata all’amico Fabrizio De Andrè
JESI, 22 luglio 2020 – Accorato e intenso il ricordo delle sezioni anarchiche di Jesi, Senigallia e Chiaravalle per Paolo Finzi, milanese, 69 anni, direttore di A-Rivista Anarchica.
Paolo Finzi fu ospite a Jesi, al Centro Studi Libertari “Luigi Fabbri” di via Pastrengo lo scorso gennaio con il suo ultimo libro “Non ci sono poteri buoni” nell’ambito di una serata su Fabrizio De André, amico dell’anarchico milanese. Una iniziativa che andava oltre il ricordo della figura dell’amico cantautore e del compagno genovese, per rappresentare una bella testimonianza di vita, di lotta, di crescita, narrazione di un mondo che non è più.
«È stata molto partecipata la conferenza di Paolo – ricordano le sezioni anarchiche – prima della pandemia, un mondo fa. Per alcuni di noi Paolo era Rivista A, con il suo inconfondibile marchio di copertina, ripreso più volte da tanti esperimenti editoriali dell’anarchismo, in Italia e fuori, lungo un tempo che copre mezzo secolo di storia».
Finzi è morto lunedì scorso a Forlì: «Trovare la rivista esposta nelle edicole della periferia italiana, in giro per le grandi città o all’entrata delle sedi dei compagni, era qualcosa di buon augurio. Non si può ricordare Paolo senza mettere l’uomo e il compagno all’interno del contesto storico e di vita che ha attraversato. Figlio di quella generazione di giovani ricca di speranze e di tensioni verso il futuro, già conoscitrice di molte cose, ma inestinguibilmente assetata di nuovi saperi. La generazione della fine degli anni Sessanta, cresciuta fra utopie vissute e strategie della tensione subite, fra un prossimo assalto al cielo annunciato e le rotture interne a un movimento anarchico che soffriva il mutare degli scenari sociali ed economici, le contraddizioni di classe e di ceto, le spinte liberali, umaniste e sindacali, poco rappresentative di quella questione sociale che ne aveva caratterizzato i decenni migliori».
In direzione ostinata e contraria al mutare degli eventi «Paolo è riuscito a mantenere una lucidità, coerenza di pensiero e costruzione dell’azione, sempre legate alla società in cui viveva, ai tempi che stava attraversando. Lui, come molti compagni appartenenti alla sua generazione. Scontato dire che su alcune cose non ci si trovava d’accordo. La genuinità del pensiero e dell’uomo sta nell’essere vivo quando non tutto quello che dice, non tutto quello che fa è condiviso. Vale per molte situazioni, ancor più per l’agire e il pensare libertario. E questo aspetto probabilmente rappresenta l’eredità più importante di Paolo Finzi, il compagno di Milano, il direttore di Rivista A, l’infaticabile e generoso cacciatore di morosi di abbonamenti non pagati. A noi, figli della generazione successiva all’assalto al cielo, l’insegnamento di Paolo, la sua storia e le sue storie, debbono servire per riuscire a tenere in mano il testimone da passare alla generazione di ribelli e di rivoluzionarie, di refrattarie e militanti, di libere e bestemmiatori incalliti, che c’è già. Ciao Paolo. Ciao Anarchico».
La sezione Ferrer di Chiaravalle, la Bakunin e il Centro Studi Libertari di Jesi, il Circolo Studi Sociali Manni di Senigallia mandano un abbraccio alla famiglia, alla redazione di A, alle compagne e ai compagni che gli erano più prossimi.
(e.d.)
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