Cronaca
JESI NELLA CHIESA DI SAN NICOLÒ SCOPERTO L’AFFRESCO PIÙ ANTICO DI JESI
15 Agosto 2016
JESI, 16 agosto 2016 – Un affresco di 2 metri per 2 metri, presumibilmente databile tra l’anno Mille e il 1200 posto a circa 5 metri nella navata centrale: è questa l’importante scoperta venuta alla luce nei giorni scorsi nella chiesa di San Nicolò, durante i lavori di restauro del dipinto.
L’opera pittorica più antica della città di Jesi se confermata nella datazione, risalente all’Alto Medioevo, che supererebbe il frammento della testa d’angelo addossato al pilastro ottagonale del presbitero nella chiesa di Santa Maria del Piano, riferibile al XII secolo.
I lavori, eseguiti dalla professoressa Francesca Pappagallo, docente e coordinatrice dell’Istituto di Restauro delle Marche dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, sotto l’egida del Ministero dei Beni Culturali, sono il frutto della forte volontà di realizzarli dell’Associazione Templari Cattolici d’Italia, Commanderia ex Val d’Esino, che custodiscono la chiesa dal 2012, e dei Padri Carmelitani del convento di Santa Maria delle Grazie di Jesi.
A restauro avvenuto si possono riconoscere le figure di due santi tra i quali, a sinistra, un San Michele psicopompo – vale a dire accompagnatore delle anime dei morti nell’oltretomba – che avanza tenendo con un dito una stadera dove sono visibili due figure femminili, una per ogni piatto, e al centro quel che resta di un orribile demone nero con corna, orecchie bovine e zampe di lupo che ghermisce una donnina, collocata nel piatto destro della bilancia.
Sulla destra vi è l’immagine di un altro santo, ancora non identificato – ma potrebbe anche trattarsi di una santa – che regge con la mano destra il corto bastone di un vessillo e con la sinistra sembra mostrare un libro aperto.
Sopra le due figure ci sono i loro nomi in lettere latine, o almeno così sembrano, e citano “Mikael” insieme ad altre lettere non identificabili.
Questa scoperta, dunque, porterebbe a spostare indietro di diversi anni nel tempo la storia dell’edificio di San Nicolò, del quale si hanno tracce sin dal XII secolo: il più antico della nostra città.
L’altezza, inoltre, alla quale si trova l’affresco dimostrerebbe che la chiesa, in quel periodo storico, era già costruita come la vediamo adesso e, quindi, doveva avere un’importanza e una dignità notevoli per il territorio circostante e oltre.
Dalle foto si possono individuare i particolari sopra citati ma molte sono ancora le domande che insorgono guardando l’affresco: perché quella croce gemmata? Che rapporto c’è fra l’arcangelo e il santo? Perché l’angelo, anziché calzare dei sandali aperti o essere scalzo, calza quella che sembra una scarpa nera appuntita?
Presto, al termine delle ricerche, l’associazione Cavalieri Templari Cattolici d’Italia, Commanderia ex Val d’Esino, renderà disponibile l’accesso alla chiesa di San Nicolò e al suo affresco medioevale.
(p.n.)