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Cronaca

JESI Paolo Pirani: un punto di riferimento per i giovani

Lo ricorda con affetto e stima la moglie Laura Meloni: era una colonna portante della Spes e del quartiere di San Giuseppe, il cippo in memoria al Campo Boario

JESI, 29 agosto 2021 – E’ stato un punto di riferimento per i giovani del quartiere di San Giuseppe Paolo Pirani, l’allenatore della Spes – scomparso 16 anni fa – a cui è intitolato il campo da calcio del Boario. Lo ricorda con affetto e stima la moglie Laura Meloni.

«Per me e non solo, è stato una colonna portante. La famiglia Pirani, già dai tempi del padre Giuseppe, è sempre stata legata al quartiere. E quando Paolo è scomparso, i giornali locali titolavano: Mezza Jesi è in lutto».

Impegnato nel sociale, figura di riferimento nel mondo sportivo locale, socio della Fondazione Carisj e responsabile tecnico della Spes per 20 anni.

Paolo Pirani

Paolo Pirani era l’ultimo di 12 figli, e lavorava nella ditta di prodotti petroliferi del padre. La sua era una famiglia conosciuta e stimata e in città, e in particolare a San Giuseppe. Quando il padre Giuseppe scomparve, si diceva che era morto il padre di tutto il quartiere. E’ intitolata proprio a lui, infatti, la sala del teatro Piccolo, elevato per mattone dal quartiere stesso grazie a Giuseppe e altri che come lui chiedevano contributi per farlo costruire.

«Mio marito Paolo aveva preso il carisma dei genitori – ricorda Laura Meloni -. E’ stato per giovani e famiglie del quartiere quello che già il padre era stato a suo tempo. Ma come da genetica, era anche una persona molto umile e riservata, che non amava mettersi in mostra».

Accanto al campo da calcio del Boario, anche il cippo che lo ricorda, con una targa posta su una pietra alpina. Più di un mese fa erano stati divelti i paletti in legno che delimitano l’area, e imbrattata con una bomboletta di colore nero la pietra su cui è posta la scritta:

Campo di calcio “Paolo Pirani” (1943-2005)

Uomo che ha saputo vivere e realizzare, nel corso della sua vita, con passione autentica, i valori sportivi della lealtà e del sacrificio, del rispetto e della sincerità, dell’onestà e della schiettezza. Punto di riferimento per il succedersi di giovani generazioni.

Firmato 28 giugno 2009, il monumento è stato posto a nome della città di Jesi ai tempi della Giunta Belcecchi. In quell’occasione, la moglie Laura volle raccogliere testimonianze per ricordare Paolo, scomparso prematuramente per edema cerebrale quattro anni prima.

«Raccolsi così tante testimonianze belle e sincere che ne è nato un libro di 200 pagine, Raccontando un sorriso. Conobbi cose di mio marito che nemmeno io sapevo: non mi ero resa pienamente conto di quanto fosse apprezzato in città, era sempre disponibile per tutti e sempre con il sorriso, era un confidente e un punto di riferimento per i ragazzi che allenava».

Paolo aveva preso il patentino da allenatore di calcio nel 1968, ed era quindi diventato coach della Spes, la squadra di calcio di origine parrocchiale nata nel 1943.

«Reclutava i ragazzini del quartiere, uno di loro mi disse: Grazie a lui non eravamo più i ragazzi delle case popolari, ma i ragazzi di una squadra».

«Grazie alla sua grande umanità, portava i ragazzi a confidarsi con lui, soprattutto negli anni ’80 quando iniziavano a prendere piede le sostanze stupefacenti».

«Non sono mai stata gelosa di una persona, ma sono stata gelosa della Spes – ricorda ancora la moglie -. Con il tempo ho capito che la squadra era parte di lui, quando ne parlava gli si illuminava il volto».

Paolo era appassionato anche di atletica, quando ancora studiava si allenava allo stadio Dorico di Ancona, era anche arrivato terzo alla gara di 5 mila metri a Roma. E’ lui, ancora, ad aver ideato la Caminada de San Giuseppe nel 1980, per unire valori religiosi, sportivi ed ecologici.

Mario Ceppi, presidente onorario della Spes nonché cognato di Pirani, lo ha così ricordato in occasione dell’intitolazione del campo sportivo.

“Noi vogliamo, caro Paolo, che rimanga vivo il tuo ricordo. Abbiamo riportato sulla roccia i valori da te vissuti, accantonando la stessa roccia alpina ai bordi del campo di gioco, in modo che tu possa continuare ad ascoltare il vociare gioioso dei giovani, mentre rincorrono il pallone».

Elisa Ortolani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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