Cronaca
Jesi Per l’auto danneggiata da un albero crollato nessun risarcimento
A distanza di 2 anni la comunicazione dell’assicurazione grazie a un articolo: «Non è possibile procedere, il danno è stato causato da un evento meteorologico di natura eccezionale»
1 Settembre 2024
Jesi – A pochi giorni dall’uscita della notizia sulla donna jesina che da 2 anni era in attesa di una risposta dall’agenzia assicurativa – in merito ai danni subìti dalla sua auto a causa della bomba d’acqua che si era abbattuta su Jesi il 17 settembre 2022 -, l’assicurazione si è fatta finalmente sentire con l’interessata, scusandosi per la risposta tardiva frutto di un disguido di comunicazione, ha scritto, ma negandole comunque il risarcimento dei danni.
Il giorno successivo alla pubblicazione dell’articolo, infatti, una mail dell’agenzia assicurativa da Genova, indirizzata alla donna, spiegava che «facciamo seguito all’articolo al fine di allegare nostra lettera di presentazione, all’epoca trasmessa da parte della collega, che evidentemente non le deve essere stata correttamente recapitata», si è giustificata l’agenzia, allegando il modulo della privacy che andava sottoscritto e rispedito, conditio sine qua non per mandare avanti la pratica.
«Una risposta così repentina solo a seguito dell’uscita dell’articolo, dopo che per mesi di chiamate ed e-mail, anche da parte dell’avvocato, non abbiamo ricevuto la benché minima risposta, ha dell’inverosimile», ha raccontato sconcertata la donna, che ha chiesto all’avvocato di seguire lo scambio di e-mail con l’assicurazione e inviare quindi anche il modulo della privacy firmato.
Dopo pochi giorni dall’invio della privacy è arrivata anche la risposta definitiva riguardo al risarcimento sempre da un’agenzia di Genova, incaricata, si legge, da una Compagnia con sede a Bruxelles.
«Siamo spiacenti ma non è possibile procedere con il risarcimento. Alla luce della documentazione e dell’istruttoria effettuata risulta infatti che l’evento che ha causato il danno sia stato un evento meteorologico di natura eccezionale, come tale non ascrivibile a responsabilità dell’ente assicurato», il Comune di Jesi. Così recita il testo della lettera inviata in risposta alla richiesta.
Una pratica che in pochi giorni ha girato per l’Europa prima di ottenere epilogo negativo.
«Mi sento presa in giro – ha ammesso la donna – non solo per l’iter e le tempistiche della vicenda, le mancate risposte e il silenzio per due anni, interrotto solo grazie a un articolo di giornale, ma anche per la risposta finale».
«Seppure l’evento meteorologico sia di natura eccezionale, la strada e le alberature sono di proprietà del Comune, quindi l’Amministrazione ne è responsabile, anzi credo che proprio a questo scopo esiste la modulistica che io stessa ho compilato per chiedere il risarcimento. Oltretutto conosco casi di persone che in situazioni simili alla mia sono state risarcite».
In quel 17 settembre 2022 un albero era crollato sul fianco destro dell’automobile, una Citroën C3, provocando danni per circa 3.750 euro. Da sostituire il fanale posteriore, il braccio del tergilunotto, l’antenna radio e la base dell’antenna, la modanatura del gocciolatoio e le barre del tetto portapacchi.
Mentre le riparazioni riguardavano il tettino, l’ossatura vani porte e il parafango posteriore, il portello posteriore, il paraurti posteriore e la sfumatura della porta posteriore.
Poi il tentativo di chiedere il risarcimento attraverso il Comune, che aveva girato la pratica all’agenzia assicurativa di riferimento, mentre nel frattempo la donna provvedeva alla riparazione del veicolo a suo spese, trattandosi di un mezzo a uso quotidiano, che andava riparato subito.
Adesso l’unica soluzione per provare a ottenere un risarcimento, sarebbe adire le vie legali, come le è stato proposto dall’avvocato.
«Si tratterebbe di una spesa di circa 1.500 euro che, se perdessi la causa, dovrei sborsare di tasca mia, oltre alle spese del procedimento e oltre a quelle che ho già pagato per sistemare l’auto. Non ho la certezza di vincere e non posso permettermi di sostenere ulteriori spese», ha concluso l’interessata che, con queste parole, mette suo malgrado la parola fine alla questione, di certo con l’amaro in bocca.
Un rammarico che tocca un po’ tutti noi, insieme alla sensazione che qualcosa in questo Paese non funzioni come dovrebbe e che la giustizia sia sempre altrove.
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