Cronaca
JESI QUESTIONE SICUREZZA, IL SIULP: “LA CRIMINALITÀ VA COMBATTUTA CON PIÙ RISORSE, UOMINI E MEZZI”
2 Ottobre 2015
JESI, 2 OTTOBRE – Ci siamo lasciati alle spalle un settembre da ricordare sul fronte della criminalità, con due episodi, su tutti, che hanno inciso sul comune sentire nei confronti del problema sicurezza. E questo, guardando un po’ più in là, mentre sull’autostrada tra Ancona e Loreto, con mitra e scene da Far West, si consumava il blitz ai danni di un furgone portavalori, che ha fruttato un bottino di 5 milioni e con una guardia giurata di Jesi ferita.
Comunque, tornando tra le nostre mura e mettendo da parte le piccole cose cattive, che pure contribuiscono a dilatare il quotidiano senso di fragilità e impotenza avvertite dalla gente rispetto a chi delinque, scorrono ancora per tutti, negli occhi e nella mente, le immagini shock dell’assalto alla villa di Sandro Paradisi, a metà mese, malmenato e derubato, e l’incendio doloso, una decina di giorni fa, che ha azzoppato l’attività del bocciodromo comunale, arrecando anche ingenti danni alla struttura.
Quando la brutta realtà ti sfiora o ti coinvolge è ovvio che la percezione del fatto si dilata e, quindi, bene ha fatto il sindaco Massimo Bacci a dire che «vandali e balordi non ci fermeranno, Jesi ha gli anticorpi per reagire e dimostrare che è una realtà coesa». Oppure il consigliere regionale, Enzo Giancarli, a presentare una interrogazione «sulla sicurezza dei cittadini e sulle misure di prevenzione e repressione da adottare per garantire il diritto alla convivenza civile e alla sicurezza». E, ancora, il consigliere comunale Cesare Santinelli, che nell’ultima assise cittadina ha sottolineato come «siamo sotto attacco di qualcuno o qualcosa, sul territorio manca prevenzione, i furti sono in continua crescita».
Presentandosi alla città, proprio l’altro giorno, il nuovo comandante della Compagnia carabinieri di Jesi, Maggiore Benedetto Iurlaro, ha evidenziato l’importanza di «dare ascolto alle aspettative della gente e essere pronti a recepire anche i suggerimenti che ci arrivano dai cittadini, lavorando per loro e con loro, come segno evidente della nostra presenza».
Ad essere estremamente distaccati viene da pensare che le strade dell’inferno sono lastricate di buone intenzioni ma, d’altronde, cosa si può fare quando il problema dei problemi è a monte, vale a dire in altre stanze dei bottoni che non programmano, non investono, sgambettano il sistema giudiziario, non recepiscono il senso di frustrazione di chi deve garantire la sicurezza e di quanti, noi, la invocano? Ecco, appunto, si può solo ribadire con forza la volontà di darsi da fare.
«Nella provincia di Ancona quello di cui abbiamo bisogno è il personale – ci dice Alessandro Bufarini, segretario provinciale del Siulp, il maggior sindacato di polizia -. C’è da dare atto al nuovo questore Oreste Capocasa che si sta impegnando in prima persona per sopperire a questa cronica carenza, con segnalazioni e visite frequenti al ministero. Occorre rilanciare l’immagine della polizia perché sia messa in condizione di tutelare i cittadini. E’ innegabile, però, che di risposte, sino ad ora, non ne sono arrivate. Siamo in attesa, pronti a mobilitarci sino a scendere in piazza». Bufarini già da tempo denunciava il fatto che «la crescente insicurezza percepita dalla popolazione trova una base molto solida nel costante aumento dei furti in appartamento, borseggi e rapine. Quindi, quei reati che richiedono una presenza capillare sul territorio. L’aumento esponenziale della microcriminalità genera allarme sociale ma anche noi abbiamo bisogno di sicurezza: più uomini, più mezzi, più risorse».
La tutela a essere garantiti nel diritto alla proprietà e la tranquillità del cittadino sono, ovviamente, un bene che va preservato.
E il cittadino, allora, cosa dice? Dice che «è il sistema sociale ad essere in crisi – afferma Marco Del Priori, autista di autobus di linea, 51 anni – e, quindi, l’insicurezza di tutti noi aumenta. Ma l’evoluzione del “modus operandi” delle frange delinquenziali sta facendo da cassa di risonanza ad un fenomeno che, comunque, non mi sembra in grande crescita nella nostra città. A me preoccupa di più che i nostri ragazzi, per una serata in discoteca, vadano in coma etilico. Certo, quello che è successo ti colpisce perché sono coinvolte persone o luoghi che conosci. Non va sottovalutata, poi, la fobia nei confronti dello straniero, in genere malvisto e sempre colpevole. E questo senso di allarme viene sfruttato per altri fini. Piuttosto la maleducazione diffusa aumenta in modo esponenziale e con essa anche gli atti di vandalismo. Le forze dell’ordine fanno quello che possono, però spesso sono sforzi inutili se dopo poco tempo il delinquente acchiappato è già fuori».
«Sarei curioso di vedere – afferma Renzo Morosetti, cinquantenne impiegato della pubblica
amministrazione –, una volta presi, e mi auguro che quei delinquenti li prendano tutti, dopo quanto tempo li rivedremo in giro. La nostra città convive con tutti i problemi che hanno i piccoli centri, con la microcriminalità che aumenta e con la legislazione che è fatta per tenerli fuori. E quando ti accadono cose del genere sotto casa indignarsi è il minimo. Cosa può fare un sindaco? La questione è a monte. I rilasci facili, dopo gli arresti, rendono improbo il lavoro delle forze dell’ordine e questo ingenera, tra la gente, un senso di grande insicurezza. Nascondersi dietro un falso pietismo senza fare niente non funziona. I processi che li facciamo a fare? Andate a vedere chi c’è in carcere, quasi la metà dei detenuti è gente in attesa di giudizio, in custodia cautelare, quando invece dietro le sbarre dovrebbe starci chi espia una pena definitiva».
«Io sono venuto a vivere a Jesi agli inizi degli anni Novanta – ricorda Luciano Fabian, 47 anni, operaio metalmeccanico – trasferendomi dalla provincia milanese. Ricordo quando seguivo le notizie di allora. In genere furtarelli, piccoli reati al patrimonio e cose simili, da attribuire più a ladri di polli che a criminali efferati. Sorridevo se li paragonavo alla cronaca nera lombarda. Ora la cronaca nera marchigiana ricorda più quella che caratterizzava i quartieri della Comasina o di Quarto Oggiaro. Ho paura di questi criminali che non esitano a fare irruzione nelle case consapevoli di trovarvi i proprietari, alle volte anziani, e di usare la violenza per sopraffarli. E’ un livello di criminalità inaccettabile. La soluzione? Non solo sbarre alle finestre, porte blindate, forze dell’ordine: dovremmo aprirci di più alla condivisione cogli altri, socializzando in modo che il pericolo comune non sia più una paura da affrontare da soli, ma insieme. Non dobbiamo voltare lo sguardo pensando egoisticamente che, in fondo, “non è toccato a me”. Noi siamo il primo presidio della legalità».
(Pino Nardella)