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Cronaca

JESI Roberto Mancini: «La politica non è comandare ma accompagnare»

Il candidato governatore della lista “Dipende da Noi”: «L’impegno che vogliamo proporre inizia dove finisce il potere»

JESI, 18 luglio 2020 – Doppio appuntamento, quello di ieri alla bocciofila di via Ugo La Malfa: una cena per festeggiare i tre anni di Consiglio comunale per Jesi in Comune e la presentazione del candidato governatore, Roberto Mancini, 62 anni, docente di filosofia all’Università di Macerata, e degli attivisti della lista di impegno civile “Dipende da noi”  in vista delle elezioni regionali del 20 e 21 settembre.

A guidare il contributo politico di Mancini sul piano etico-ideale, l’aspirazione a diventare forza aggregativa, a spingere alla cittadinanza attiva e alla partecipazione. Quindi la centralità del programma elettorale e della Costituzione, in particolare degli articoli 2 (doveri di solidarietà), 3 (obbligo dello Stato di rimuovere gli ostacoli che limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini) e 9 (promozione della cultura).

«Non proponiamo una superiorità antropologica sugli altri candidati ma un metodo diverso, nuovo, per portare sul campo politico esperienze decennali. Per com’è concepita la politica oggi, potere è schiavitù per chi lo esercita e per chi lo subisce. Invece la politica che vogliamo proporre inizia dove finisce il potere. La politica non è comandare ma accompagnare, mantenere il rapporto tra le istituzioni e le persone».

Prendersi cura di Jesi e delle Marche

Solidarietà, cultura, ricerca, scuola, cura dei più piccoli, attenzione ai terremotati marchigiani e ai migranti, ripensamento dell’economia nel suo intreccio necessario con l’ecologia, contrasto dello spopolamento delle aree interne della regione, potenziamento della sanità pubblica.

Questi i punti programmatici fondamentali.

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Tema caldo e oggetto di costante sciacallaggio è quello dei migranti.

«Abbiamo tanto da imparare da loro e dal contatto tra culture che ci permette di uscire dal provincialismo e dal becero nazionalismo. Inoltre ci danno la possibilità di far rinascere il concetto di convivenza, di ripopolare di vita le scuole e di contrastare la tendenza demografica corrente. Il problema non è l’immigrazione in sé ma la cattiva risposta e gestione della stessa. Quando a gennaio commemoriamo la Shoah non facciamo gli ipocriti: il Parlamento ha appena votato il rifinanziamento alla guardia costiera libica che sfrutta queste persone, le tortura, incarcera e stupra. E noi finanziamo tutto questo».

Quella in cui viviamo è una società costruita su basi patriarcali, che si trascina retaggi ancora tristemente maschilisti e forti della sopraffazione sulla donna, sullo straniero, sul diverso da noi, sul “non convenzionale”.

«I politici parlano di crescita ma abbiamo bisogno prima di tutto di armonia, giustizia, equilibrio con l’ambiente, emersione dalla discriminazione, dallo sfruttamento e dall’invisibilità di alcune categorie di persone, ma questo non è possibile finché continueremo a identificare la democrazia con il mercato e il capitalismo».

Coalizione con il centro-sinistra sì o no?

Solo se credibile, onesta e coerente, dice Mancini.

La lista “Dipende da noi” nasce per smuovere le coscienze politiche marchigiane dalla rassegnazione e dall’inerzia. E per proporre un’alternativa ideologicamente integra.

«La destra oggi è un’aggressione anticostituzionale. Quando ci si sente abbandonati dalla politica si cerca un capro espiatorio: negli anni 30 erano gli ebrei, oggi sono gli stranieri o gli omosessuali. Vengono dalla stessa disperazione i voti utili – la scelta del “meno peggio” -, i voti alla destra contemporanea e la scelta di non recarsi affatto alle urne. E la sfiducia è facile base dei totalitarismi».

Elisa Ortolani

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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